Ecco perché Lampedusa e non Malta: le 4 bugie di Matteo Salvini su Alex e il soccorso ai migranti

 

LAMPEDUSA (A BORDO DELLA ALEX) – La trappola che il ministro Matteo Salvini ha teso ai volontari di Mediterranea si fonda su quattro pilastri di comunicazione.

Quattro affermazioni, opportunamente rilanciate via social, dalle quali si potrebbe dedurre che la Alex, il veliero bloccato davanti a Lampedusa dopo avere salvato 56 migranti in mare, avrebbe agito aggirando le regole.

Peccato che, alla verifica dei fatti, si tratti nella migliore delle ipotesi di bugie, facilmente denunciabili – da chiunque si trovi a bordo – come tali.

1) Alex non doveva salvare quelle persone, perché la Guardia Costiera libica via radio gli aveva detto di non farlo.

La cosiddetta Guardia Costiera libica – Paese in piena guerra civile – non era presente sulla scena del salvataggio.

Sarebbe arrivata almeno mezz’ora dopo l’inizio delle operazioni di trasbordo da parte di Mediterranea.

Mezz’ora durante la quale ai migranti sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa.

La guardia costiera libica, non ha mai intimato nessun alt.

Tanto meno via radio.

A operazione conclusa una motovedetta libica si è avvicinata, ha chiesto al comandante di  spegnere i motori, ha ricordato via radio che quella era zona di competenza libica, e alla spiegazione del comandante (“voi non c’eravate, loro erano in pericolo”), ha girato la prua e se ne è tornata a Tripoli.

Il comandante di Mediterranea ha provato a richiamare via radio per chiedere aiuto, ma quelli non hanno risposto.

2) L’imbarcazione italiana doveva portare i migranti in Tunisia, che era il porto sicuro più vicino.

Innumerevoli fonti nazionali e internazionali concordano unanimemente nel dire che la Tunisia non è un porto sicuro.

L’ultimo – solo in ordine di tempo – è  stato il giudice per le indagini preliminari di Agrigento, quello che non ha convalidato l’arresto del comandante di SeaWatch 3, Carola Rackete

3) Alex si è rifiutata di andare a Malta

Nella notte tra giovedì e venerdì, il ponte di comando di Alex appena entrata in acque maltesi ha inviato una mail all’Mrcc (maritime rescue coordination center) di Roma (per via della bandiera di appartenenza) e in copia a Malta nella quale chiedeva di avere assegnata l’isola di Lampedusa come porto sicuro più vicino.

Due ore dopo, quando ormai le luci di Lampedusa erano a vista e Malta si trovava a 100 miglia di distanza, da La Valletta è arrivata la proposta del porto sicuro.

Alex ha accettato senza indugio, ponendo come unica condizione che Malta inviasse un mezzo navale a prendere i migranti (come per altro una prima versione dell’accordo Salvini-Muscat prevedeva); l’imbarcazione – una barca a vela da diporto di 18 metri – non era in condizione di fare altre cento miglia di mare, di notte, con 70 persone a bordo.

La Valletta ha rifiutato.

Spiegando che già l’assegnazione del porto era di per sé una concessione eccezionale di natura politica, e per altro che questa non comportava una vera e propria assunzione di responsabilità (come invece avrebbe dovuto essere da protocollo).

La volontà di Alex di andare a Malta, purché in condizioni di assoluta sicurezza per i migranti, è stata ribadita ad ogni successivo contatto con Roma e con Malta.

4) Abbiamo rifornito Alex di acqua e cibo, 54 pasti e 400 bottiglie di acqua e disinfettante

I 59 migranti (46 da venerdì pomeriggio) sono stati a bordo da giovedì pomeriggio ad oggi.

In tutto hanno fatto due pranzi e tre cene.

Dopo infinite insistenze da parte del comando della nave la Capitaneria di porto si è presentata con 59 buste di plastica con dentro una porzione di riso, un po’ di pane e un fritto.

Per il resto ha dovuto  provvedere l’equipaggio con le barrette ai cereali che aveva imbarcato prima della partenza, le fette biscottate e qualche altra barretta consegnata dalla Ong spagnola Open Arms nei momenti immediatamente successivi al salvataggio.

Il disinfettante.

Prima che l’equipaggio della motovedetta andasse via, l’equipaggio, preoccupato per le condizioni igieniche ha chiesto agli operatori – invero molto gentili – se per caso avessero del disinfettante.

Questi hanno frugato sotto il lavandino, in cambusa, e hanno trovato i resti di quattro boccette, che hanno gentilmente consegnato a Mediterranea.

Infine, la vicenda delle 400 bottiglie d’acqua è invece vera.

Purtroppo.

Alex aveva praticamente finito l’acqua nei cassoni, quella che serve per far funzionare tutti i servizi igienici.

Alla richiesta di rifornimento la Capitaneria di porto ha reagito portando 400 bottiglie da due litri di acqua minerale, il cui ingombro (in una barca di diciotto metri con 70 persone a bordo) ha costretto l’equipaggio a fare un miracolo per imbarcarle.

Il comando della Alex a quel punto, sperando in un equivoco, ha spiegato più dettagliatamente la natura del problema.

La Capitaneria di porto ha reagito portando altre 400 bottiglie, che però non sono state imbarcate. Più che un aiuto era un sabotaggio.

 

(Articolo di Marco Mensurati, pubblicato con questo titolo il 6 luglio 2019 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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