Regione Lazio: il commento della associazione Labsus alla Legge per i beni comuni

 

La Regione Lazio ha di recente approvato una legge unica nel suo genere, perché è la prima fonte legislativa regionale rivolta alla “Promozione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni”.

Il che significa che non solo la Regione è in procinto di avviare un ventaglio di attività di promozione del regolamento di Labsus presso gli enti locali del territorio, incluse le loro articolazioni, ma che dovrà anche approvare per legge un proprio e originale regolamento regionale sul tema, collocandosi sulla scia del lavoro svolto oramai da più di duecento comunali italiani, ma adattandolo ad un livello amministrativo diverso e più ampio.

La legge in commento, che sul piano formale consta di appena tredici articoli, si presenta ricca di contenuti, con obiettivi ambiziosi e al tempo stesso concreti che spaziano – solo a titolo di esempio – dalla previsione di percorsi formativi rivolti alla diffusione della cultura della collaborazione civica e a favorire la qualificazione professionale degli operatori della pubblica amministrazione, alla istituzione di un’apposita sezione della piattaforma digitale regionale dedicata all’amministrazione condivisa; dall’istituzione di un elenco regionale telematico dei regolamenti sui beni comuni approvati dagli enti locali alla previsione di disposizioni per l’attribuzione di vantaggi economici o altre forme di sostegno nell’ambito dei patto di collaborazione.

Evidentemente, già questi obiettivi sono il riflesso di un contesto amministrativo, quello regionale, dotato di maggiori forze organizzative e possibilità economiche rispetto ai singoli comuni.

Un concetto ampio di amministrazione condivisa

La prima particolarità che desta interesse è il fatto che la legge, nel delimitare il proprio ambito applicativo, parli di amministrazione condivisa non solo per quanto concerne le competenze esercitate dalla Regione ma anche quelle affidate a suoi enti strumentali o società controllate.

Il che vuol dire che nel Lazio, una volta approvato il regolamento, si potranno siglare patti di collaborazione anche con soggetti strumentalmente connessi alle funzioni di competenza della Regione ma dotati di propria autonomia, persino qualora abbiano la veste societaria.

A questo riguardo, sarà sicuramente interessante vedere il testo del regolamento regionale una volta approvato, per poter verificare eventuali presupposti e limiti di questa titolarità allargata della facoltà di stipulare patti di collaborazione.

La dovuta attenzione va anche posta ai principi fissati per legge che serviranno da guida tanto per l’adozione del regolamento regionale quanto per la definizione, da parte della Giunta regionale, di linee guida per l’adozione, da parte degli enti locali, dei rispettivi regolamenti.

Grande attenzione alle forme di sostegno

Estremamente interessante é anche l’attenzione, giustamente, posta sulla valutazione dei risultati da parte del Consiglio regionale.

A quest’ultimo sono attribuiti importati poteri di monitoraggio e controllo sui risultati raggiunti in termini di diffusione dei patti di collaborazione; di realizzazione concreta dei percorsi formativi; dello stato di informatizzazione raggiunto; delle tipologie dei vantaggi economici elargiti e dei soggetti beneficiari; delle criticità eventualmente emerse.

Infine, è un segnale incredibilmente positivo l’attenzione posta da questa legge regionale sulle forme di sostegno economico ed organizzativo alle attività di collaborazione civica per la cura dei beni comuni.

Si prevedono, ad esempio, contributi a favore degli enti locali ma anche, direttamente, dei singoli cittadini, a patto che abbiano favorito iniziative di cura dei beni comuni.

D’altronde, la Regione si impegna anche intraprendere forme di sostegno per attività di micro-mecenatismo e crowdfunding e nei confronti di processi autonomi e condivisi di economia locale, senza scopo di lucro, da parte dei cittadini.

Si intendono, dunque, valorizzare fattispecie in cui è il dinamismo sociale ed economico dei cittadini attivi che rende possibile garantire l’autonomia e la sussistenza delle esperienze di cura condivisa dei beni comuni.

Il Fondo dedicato

Quanto al Fondo per la valorizzazione delle iniziative di cittadinanza attiva, si potrebbe – in verità – obiettare che non siano previste risorse aggiuntive rispetto a quelle già messe in campo con la legge di bilancio 2019 – ovvero la L. R. del 28 dicembre 2018, n. 13, istitutiva del medesimo fondo – ma d’altronde non si può non apprezzare lo sforzo compiuto per indirizzare queste risorse verso forme di azione che, rispettando determinati principi e parametri, siano perciò conformi al modello dell’amministrazione condivisa.

Quest’ultimo ha dimostrato grande attenzione alla valutazione dei risultati e quindi è in grado di assicurare standard elevati di controllo sulle risorse impiegate.

Legge regionale 26 giugno 2019, n. 26

(Commento della associazione “Labsus” del 5 luglio 2019)

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