LAZIO. REGIONE: IL PIANO TERRITORIALE PAESISTICO RIPARTE DAL 2007

 

La commissione Urbanistica del Consiglio regionale del Lazio, presieduta da Marco Cacciatore, ha approvato a maggioranza, con il solo voto contrario del M5S, la Proposta di deliberazione consiliare n. 26 del 4 gennaio 2019, concernente l’approvazione del Piano territoriale paesistico regionale, così come riveduta da nove emendamenti a firma dei consiglieri del Pd Enrico Panunzi, Emiliano Minnucci e Enrico Forte.

Presente l’assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani e la direttrice regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica Manuela Manetti.

Tutti gli emendamenti sono tesi a portare avanti il piano adottato nel 2007, il (cosiddetto) copianificato del 2016 manca di uno dei cardini delle norme generali e di pianificazione, ovvero la pubblicità – ha spiegato Panunzi. – Pertanto sarebbe un testo soggetto a continui e reiterati ricorsi che non ci porterebbe a dare certezza, in una situazione che si sta trascinando da ormai 12 anni”.
Fortemente contraria Gaia Pernarella (M5S) che ha votato contro la delibera così come emendata, per la quale quello del 2007 è un piano “fuori dal tempo e dallo spazio” e annunciando “una fase emendativa importante” in Consiglio.

Compatti sul voto favorevole i capigruppo di centrodestra Fabrizio Ghera (FdI) e Antonello Aurigemma (FI) che hanno ringraziato Panunzi.

No a testi di sola natura tecnica”, ha detto Aurigemma rivendicando la scelta politica di scegliere il piano adottato nel 2007 e tuttora vigente invece di quello frutto di un’intesa con il Mibac nel 2016.
Quello che per noi è molto importante è che non ci siano vincoli non giustificati allo sviluppo delle attività economiche e soprattutto certezza del diritto.

Mettere in discussione strumenti urbanistici già approvati allontana gli investimenti, sarebbe un disastro per la nostra economia”, ha detto Stefano Parisi (Lazio 2018) chiarendo la visione del centrodestra.

Decaduti quindi tutti i numerosi emendamenti degli allegati A e B (Immobili e aree di notevole interesse pubblico).

Si tratta ora di una “delibera fortemente cambiata”, come ha rilevato il presidente Cacciatore.

Ora la parte più difficile sta al Consiglio”, ha affermato Valeriani spiegando che il PTPR non è un piano regolatore.

L’unico scenario che mi preoccupa è di andare avanti in un regime di proroga continua”, ha detto.

E’ stata una seduta affollata sia fra il pubblico che dai banchi dei consiglieri.

Erano presenti anche i consiglieri Enrico Forte, Emiliano Minnucci e Marco Vincenzi del Pd, Paolo Ciani del Centro Solidale – Demo S., Valeri Novelli del Movimento 5 stelle, Giancarlo Righini di Fratelli d’Italia, Orlando Tripodi della Lega, Gino De Paolis (Lista civica Zingaretti), Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia) e numerosi rappresentanti delle varie sigle incontrate dalla commissione nel corso del lungo ciclo di audizioni effettuato prima di arrivare all’esame odierno.

A cura dell’Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

 

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N.B. – In attesa di conoscere il testo dei 9 emendamenti proposti da 3 consiglieri del PD, ma approvati in modo bipartisan da tutti gli altri gruppi politici, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle, si può dedurre la loro natura sicuramente stravolgente e viziata di legittimità dalle dichiarazioni rese e sopra riportate.

Per il cons. Antonello Aurigemma (FI) la “politica” regionale che intende portare avanti non può accettare il testo “di sola natura tecnica” frutto di un’intesa con il Mibac nel 2016.

La “traduzione” migliore di quale “politica si tratti” l’ha fornita Stefano Parisi (Lazio 2018), per il quale la tutela del paesaggio, benché sancita dall’art. 9 della Costituzione, deve venire sempre dopo la tutela dellosviluppo delle attività economiche” che è addirittura quella che dà “certezza del diritto”.

Le forze politiche che hanno approvato le 9 modifiche non hanno sicuramente tenuto conto delle prescrizioni “di sola natura tecnica“ dettate dall’art. 145 del D.Lgs. n. 42/2004 con cui è stato emanato il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” e che non intendono rispettare.  

 

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

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