Roma senza tutele: è patrimonio dell’umanità ma non ha vincoli reali che la proteggono

 

Un vincolo un po’ “farlocco”.

È quello dell’Unesco che dovrebbe tutelare un tesoro prezioso come il centro di Roma ma che, nella realtà, pur esistendo, non garantisce nessuna vera protezione per un luogo unico al mondo.

Come dire che il cuore della Città eterna è un patrimonio dell’umanità di nome ma non di fatto.

Perché lo sia occorre «un intervento da parte del Mibac che imponga la tutela paesistica a tutto il centro storico dentro e fuori le mura aureliane visto che la Regione Lazio si rifiuta di farlo per permettere sanatorie agli abusi e progetti come quello di Mac Donald’s e tutte le demolizioni dei villini novecenteschi».

Ad affermarlo è Italia Nostra che chiama in causa la recente vicenda del fast food in arrivo alle Terme di Caracalla: «Il grande Mc di via Baccelli che distruggerà uno storico vivaio non può essere permesso continuando a citare da qualcuno un fantomatico vincolo Unesco», ribadisce l’associazione che insieme a tanti gruppi di cittadini da tempo si batte perché l’Urbe sia davvero sotto tutela.

E rientri di diritto e a tutti gli effetti nel Piano Territoriale Paesaggistico della Regione Lazio in discussione a partire da lunedì 29 luglio nella Capitale.

Un piano la cui approvazione si attende da 12 anni come sottolinea “Carte in regola” che ha lanciato l’appello insieme a molti gruppi capitolini.

Dal Fai Lazio al Comitato per la Bellezza, dal Coordinamento residenti città storica ai comitati di Mura Latine, Salviamo Villa Paolina, Piazza Caprera ed altre realtà civiche impegnate per il bene, e il bello, urbano che si sono date appuntamento sotto il Consiglio regionale per chiedere «alla Regione Lazio  di introdurre anche per il Centro storico di Roma le stesse tutele paesaggistiche degli altri comuni della regione».

In attesa che vengano votati nelle prossime sedute gli emendamenti che riguardano questa possibilità.

«La Capitale è stata dichiarata sito Unesco ma ciò non costituisce alcun vincolo solo un riconoscimento del suo valore da parte del comitato – spiega Nathalie Naim consigliera del I Municipio-. È assurdo che un bene comune che le amministrazioni hanno il dovere di tutelare in applicazione dell’articolo 9 della Costituzione si lasci senza protezioni.

Gli effetti si vedono dal degrado che mano a mano lo ha trasfigurato. 

Non solo, anche i quartieri della cosiddetta città storica del Prg individuati dallo stesso come aventi valore culturale identitario, ad esempio Eur, Coppedè, Nomentano, Trieste, Monteverde Vecchio, Salario, Pinciano, non hanno alcun vincolo».

«In pratica – continua Naim- il centro storico,a differenza di altri centri italiani, ha il vincolo della Soprintendenza non nel suo complesso ma solo a macchia di leopardo.

E non ha quello paesistico della Regione. È dunque senza difese. E quindi, visto il suo valore e attrattiva, preda di ogni speculazione e ogni affarista». 

Bonisoli e Raggi contro il fast food nel cuore dell’antica Roma 

Il riferimento è all’arrivo del McDonald’s nel cuore dell’antica Roma contro il quale si è espresso anche il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli.

«Non mi piace l’idea di un fast food davanti alle terme di Caracalla cosi come non mi piaceva l’idea di una ruota panoramica davanti agli scavi di Pompei –ha scritto in un tweet-. Il nostro patrimonio culturale merita di essere trattato bene, in modo dignitoso, con garbo, attenzione e tanto rispetto».

Al ministro si erano rivolti con un’interrogazione i deputati Pd Michele Anzaldi e Luciano Nobili  per sapere «quali iniziative il Governo intenda assumere per quanto di competenza per verificare la compatibilità del richiamato progetto e per assicurare che non vi siano minacce e rischi che pregiudichino una delle zone più belle della città di Roma».

Dopo la diffusione della notizia avevano preso le distanze anche la sindaca Virginia Raggi che si era detta estranea, completamente all’oscuro della questione e aveva chiesto la sospensione del progetto esecutivo avallato da Sabrina Alfonsi presidente del I Municipio. 

Contrario anche il vice sindaco, Luca Bergamo: «Trasecolo leggendo che un fast food si aprirà entro l’anno all’interno di un vivaio storico -aveva esclamato-, in un ambito di straordinario pregio storico archeologico e paesaggistico, incluso nell’area riconosciuta dall’Unesco patrimonio dell’umanità proprio per il suo pregio».

La Soprintendenza a La Stampa: “Nessuna autorizzazione, solo un parere archeologico”

Interpellata da La Stampa la Soprintendenza speciale di Roma guidata da Francesco Prosperetti in merito alla questione McDonald’s alle Terme di Caracalla ha così risposto: «C’è un po’ di confusione.

La Soprintendenza non ha dato alcuna autorizzazione in quanto non essendoci aumento di cubature non ce n’è bisogno.

Il cambio di destinazione d’uso non è materia che dipenda dal Mibac.

L’unica cosa che ha dato è un parere archeologico, legato alla realizzazione dei sottoservizi, luce, acqua eccetera».

«L’intera area è un riempimento moderno con  terreno di riporto effettuato tra la fine dell’800 e l’inizio del 900– viene sottolineato-. Il parere dice che nell’area di Eurogarden, dopo numerosi sondaggi e scavi non sono risultate emergenze archeologiche.

Non è un parere favorevole ma riguarda l’assenza di reperti archeologici».

«Siamo sconcertati dalla mancanza di trasparenza delle procedure che autorizzano progetti in chiaro contrasto con i principi di tutela del patrimonio paesaggistico e naturale – ha commentato Valeria Grilli vicepresidente del Fai Lazio-. Il centro storico di Roma deve essere vincolato e operazioni come quelle dei “ villini” e del vivaio Eurogarden non devono essere consentite».

 

(Articolo di Luisa Mosello, pubblicato con questo titolo il 29 luglio 2019 sul sito online del quotidiano “La Stampa”)

N.B. – Ad essere “farlocco” non è il vincolo del centro storico di Roma come sito UNESCO, di cui l’allora Commissario Straordinario Francesco Paolo Tronca ha approvato il Piano di Gestione nel 2016, ma il vincolo paesaggistico del centro storico di Roma imposto come “bene tipizzato” contestualmente alla adozione del PTPR, senza applicarvi la disciplina di tutela dettata dall’art. 43 delle Norme

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