PTPR: le posizioni dichiarate in sede di discussione generale sulla mancanza di tutela del centro storico di Roma

 

Il vincolo del centro storico di Roma (Tav. B24)

Così come adottato dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 556 del 25 luglio 2007, poi integrata con deliberazione n. 1025 del 21 dicembre 2007, il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) prevede un nuovo vincolo paesaggistico che  riguarda gli “insediamenti urbani storici e territori contermini” fra cui è ricompreso il centro storico di Roma, riconosciuto dall’UNESCO fin dal 1980 come Patrimonio dell’Umanità: ma la rispettiva normativa di tutela, disciplinata al comma 15 dell’art. 43, non detta alcuna disciplina per il centro storico di Roma in quanto la demanda al Piano di Gestione del sito UNESCO.

In sede di controdeduzioni alle osservazioni presentate al PTPR, effettuate congiuntamente al MIBACT, il testo del suddetto comma 15 (divenuto comma 17) è stato modificato, lasciando comunque il centro storico di Roma privo di tutela, in quanto rimanda a “specifiche prescrizioni di tutela da definirsi” non si sa quando.

Il 29 luglio 2019 si è aperta la discussione generale sul PTPR.

Riguardo alla mancanza di tutela del centro storico di Roma nella sua relazione al PTPR l’Assessore all’Urbanistica Massimiliano Valeriani così si è espresso: «Aggiungo che sul dibattito sviluppatosi in questi giorni intorno alle sorti del centro storico di Roma, la disciplina stabilita dal comma 17 dell’articolo 43 delle norme del Piano è la medesima convenuta con il Ministero, tanto che se voleste riprendere l’allegato A della delibera che abbiamo approvato in Giunta, quello copianificato, trovereste la stessa identica disposizione che rimanda alla disciplina del sito UNESCO di Roma.

In questi anni, le Istituzioni di Roma non hanno mai ‒ sottolineo “mai” ‒ chiesto alla Regione di intervenire sulle tutele del centro storico rispetto alla normativa vigente.

Su questo aspetto, come io ho sempre detto in queste settimane, siamo pronti a fare una proposta, come Amministrazione regionale, per assicurare al centro storico della Capitale tutte le ulteriori garanzie per la sua salvaguardia e conservazione.

Quello che oggi vige nella disciplina del centro storico di Roma è quello che la città di Roma con le sue istituzioni elette ed rappresentative in tutti questi anni hanno voluto.

Se c’è una volontà di superare questo meccanismo è assolutamente legittimo porre questa questione, ma è singolare che siamo arrivati all’approvazione di questo Piano dentro il Consiglio regionale del Lazio senza una, dico una, indicazione di merito su questo punto da parte di nessun ente che rappresenta istituzionalmente, non parlo dei comitati, parlo delle Istituzioni, parlo del Comune, Sovrintendenze e quant’altro.

Su questo Piano non ci è mai arrivata nessuna osservazione.

Si apre oggi, in conclusione, la fase finale di un percorso complesso e lungo almeno due decenni, volto a favorire una migliore e più incisiva tutela del territorio della Regione Lazio, del suo patrimonio naturale e agricolo, dei suoi complessi urbani e delle aree periferiche».

Gli ha fatto seguito il Presidente della X Commissione Urbanistica Marco Cacciatore (M5S), che così si è espresso allo stesso riguardo: «Tra i miei molti emendamenti alcuni chiaramente sono cavalli di battaglia, pertanto il centro storico di Roma, signori, è vero anche sul Piano oggetto dell’intesa lo troviamo nominalmente tutelato in maniera più stringente perché è oggetto di una convenzione UNESCO, dall’altra parte dalla Convenzione UNESCO gli atti che dovevano dare seguito e concretizzare quella tutela più stringente non sono mai entrati in vigore, anzi il Piano di gestione del sito UNESCO, e qui in parte contraddico l’Assessore, è stato firmato sotto il Commissariamento Tronca del Comune di Roma ed è stato un momento di accordo interistituzionale.

Ebbene, il Comune di Roma, il MiBACT e la Regione Lazio, lì presenti tutti e tre, hanno stabilito che il Piano di gestione, contrariamente a quanto dice il PTPR, non può portare tutele prescrittive, perché il Codice Urbani assegna le prescrizioni paesaggistiche al Piano territoriale paesistico di una Regione.

Pertanto, è lo stesso atto di gestione del sito UNESCO che rinvia al mittente questa competenza.

Allo stato dell’arte, pertanto, nonostante il comma 17 dell’articolo 43 richieda maggiori tutele, noi ci troviamo a non averle.

Allora che cosa chiedo io sui miei emendamenti?

Due cose relativamente al centro storico di Roma.

Uno, che la tutela sia continuativa, perché il centro storico di Roma è il più bello al mondo.

Quindi, intanto si tutela come si tutelano tutti gli altri centri storici.

Poi, se dei piani amministrativi, che vedano coinvolti tutti gli Enti competenti, un domani vorranno tutelare in maniera più stringente quello spazio meraviglioso e prezioso, ben venga.

Ma intanto la tutela deve essere continuativa.

Secondo: l’individuazione di questo centro storico.

Chiaramente un PTPR non si può adeguare ai PRG.

Questo è chiaro.

Vero è che parliamo di un sito UNESCO e la Convenzione UNESCO una perimetrazione la dava più ampia di tutte le cartografie che chiediamo.

Quello che io richiedo con il mio emendamento è di prendere in considerazione la cartografia di maggior tutela.

Tanto, signori, il primo progetto che sta fuori dalle Mura Aureliane, ma all’interno di un centro storico per un’altra cartografia ufficiale esce fuori in sede di VIA.

Pertanto, chiaramente, risulterà bloccante, ostativo e molto impopolare sia per gli uffici tecnici che per quelli politici che dovessero prendersene la responsabilità».

A seguire è intervenuto il consigliere Stefano Parisi (Lazio 2018): «Anche quello che è stato detto fino adesso sul centro storico di Roma, a parte la forza politica da cui proviene questo appello, che il centro storico in questi tre anni l’ha molto degradato, perché non è che bloccando tutto si può pensare di tutelare.

Anzi, è proprio attraverso il consentire azioni di rigenerazione, di ristrutturazione e di riorganizzazione si può migliorare un patrimonio importante come quello del centro storico di Roma.

Non è certo bloccandolo e non è certo riempiendolo di rifiuti che si può pensare che quella è la strada per la sua riqualificazione.»

È stata quindi la volta del cons. Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia): «Nei testi ci sono anche cose che parlano di questo, di poter fare degli interventi di recupero, perché nessuno, né qui dentro, immagino, né sicuramente in Fratelli d’Italia, vuole il consumo ulteriore di territorio.

Dobbiamo recuperare gli interventi già realizzati, già fatti, dobbiamo anche andare nelle periferie delle grandi città, ci deve essere la possibilità di farlo.

Sicuramente siamo i primi a voler tutelare, per esempio, i villini liberty: siamo andati a manifestare, a intervenire.

Per alcuni gioielli del razionalismo in alcuni quartieri, sicuramente sono fondamentali e importanti lo stile e il disegno, quello che è accaduto in Italia nel secolo scorso.

Va tutelato, come vanno tutelati gli interventi ancora più vecchi, o più antichi.

Però va fatto cum grano salis.

Sappiamo benissimo che non tutti gli interventi sono di pregio, non tutti sono vincolati, tanto che con l’Amministrazione a 5 Stelle nemmeno un anno fa c’è stato un intervento, nel II Municipio, vicino a Coppedè, per capirci, dove è stato demolito un immobile ed è stato ricostruito in stile modernista.

È questo che non deve accadere, però dobbiamo trovare delle norme tecniche all’interno del Comune di Roma che impediscano questo tipo di interventi.

Non possiamo abbattere un villino liberty e dare un premio di cubatura per realizzare, magari, in stile modernista un intervento che può essere fatto tranquillamente in altri tipi di quartieri.

Le persone se non lo sanno e non riescono a capire che il PTPR su questo non interviene è un problema loro, e su questo bisogna ragionare e trovare soluzioni.

Tranquillamente le Amministrazioni locali devono poter intervenire, visto che poi autorizzano gli interventi.

Questo è accaduto a Roma e sta accadendo oggi a Roma.

Quindi, trovare il modo, con serenità, di poter tutelare questi beni e tutelare, ad esempio, ovviamente, anche stili dal punto di vista architettonico importanti del nostro passato che, ad oggi, vista l’insipienza soprattutto del Comune di Roma, non sono stati tutelati.»

È intervenuto far gli altri il consigliere Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia) che al riguardo così si è espresso: «Assessore, forse lei ce lo spiegherà nella replica.

Francamente non ho capito il dibattito che verte sui centri storici.

Non ho capito l’articolo che oggi è uscito su Il Fatto Quotidiano, non ho compreso gli emendamenti che sono stati presentati da alcuni colleghi, mi pare di maggioranza, del Movimento 5 Stelle.

Però, Assessore, può essere che mi sfugga qualcosa.

A mio modo di vedere, da quello che io so, i centri storici sono vincolati con decreti della Sovrintendenza.

Guardando il centro storico di Roma, perché mi pare che quello fosse l’oggetto del contendere, il centro storico di Roma è vincolato con decreto della Sovrintendenza fino a tutte le Mura Aureliane, quindi ha anche un’ampia fascia, un’ampia estensione.

Tant’è vero che chi abita al centro storico, anche se vuole far cambiare un piccolo impianto di casa, un impianto di condizionamento, ha delle difficoltà immense, quindi non capisco in quale direzione vanno.

C’è una Consigliera, poi magari nel dibattito…

Non capisco in quale direzione vanno.

E si vuole ampliare ancora di più il centro storico, si vuole andare oltre le Mura Aureliane?

Questo diciamolo con chiarezza, ed è un tema, è un altro argomento.

Non che il PTPR, e non è che devo fare la difesa io, di questo atto, perché ho espresso, spero con chiarezza, tutte le criticità che ci sono, l’impostazione, la filosofia, il pensiero di questo PTPR.

Ho detto che noi con tutti i nostri sforzi potremmo in parte correggere tutta una serie di contraddizioni, di incongruenze che ci sono, potremo farlo solo in parte perché è una cosa che nasce male, quindi è chiaro che si può solo aggiustare il tiro, non si può cambiare il PTPR e far sì che sia uno strumento solamente trasparente, chiaro, snello e quant’altro.

Quella sui centri storici, Assessore, se magari poi nella replica la chiarisce, ma mi sembra che ci sia una volontà addirittura di andare oltre, allora per carità, possiamo anche pensare di bloccare e vincolare tutta la città di Roma.

Questo è un pensiero legittimo, che io ovviamente non posso minimamente condividere.»

La discussione è ripresa il giorno seguente, 30 luglio 2019, ed ha visto fra gli altri l’intervento del consigliere Antonio Aurigemma (Forza Italia), il quale ha toccato marginalmente l’argomento della tutela del centro storico di Roma nel modo seguente: «Oggi i Comuni della nostra Regione, come tutte le persone che sono interessate, Assessore, a questa situazione, pretendono la certezza delle norme, pretendono che non ci sia discrezionalità da parte degli uffici, che non ci sia una discrezionalità che ha portato ad una serie di problematiche, con l’approvazione del Piano casa.

Nel Comune di Roma – allora ero Assessore, e lo sa bene lei, Assessore – un Municipio interpretava il Piano casa in un modo, un altro Municipio che dava un parere completamente diverso rispetto a quello che veniva rilasciato dall’altro Municipio.

È per questo che penso che all’interno di questo dispositivo si debba necessariamente togliere la discrezionalità per dare delle norme certe da poter applicare.»   

C’è stata alla fine della discussone generale la seguente replica dell’assessore Massimiliano Valeriani: «Non si può dare al PTPR una funzione che il PTPR non può avere, così come il consigliere Maselli mi chiedeva lumi sul tema dei vincoli su Roma.

Sono rimasto molto sorpreso in questi giorni in cui è cresciuta questa polemica, che comprendo, da parte dell’opinione pubblica sul fatto che Roma sia inquadrata in un regime completamente diverso rispetto agli altri Comuni.

Ho ricordato le ragioni per cui è così.

C’è stata una scelta e una volontà chiara del Campidoglio nel momento di approvazione, di pubblicazione del PTPR nel 2008.

Si era alla vigilia dell’approvazione del Piano regolatore di Roma e si chiese di disciplinare il centro storico più importante del mondo con un meccanismo a parte.

Faccio presente che sia nel testo copianificato sia nel testo attuale oggetto di approfondimento e spero di approvazione del Consiglio il comma 17 dell’articolo 43 recita esattamente la stessa cosa.

Mi chiedo per quale motivo MiBACT e Sovrintendenza, che hanno la competenza a tutelare, così come il MiBACT ha espresso dei vincoli puntuali e anche areali su tutto un intero pezzo della città, penso al II Municipio, non si sia in queste settimane preoccupato di quello che è emerso.

Penso alla vicenda del McDonald di via Baccelli.

Io non ho difficoltà a rivedere questa formulazione, questo articolo, questo comma sapendo però che in queste settimane, in questi mesi, in questi anni, nessuno ha mai rappresentato questo problema per quello che è alla Regione Lazio e nessuno ci ha mai chiesto di cambiare questa disciplina.

Come al solito, l’unica Istituzione che prova a fare cose poi si deve far carico di tutti i problemi che via via altre Istituzioni trovano sul loro cammino.

Non c’è un atteggiamento preclusivo, non c’è un atteggiamento difensivo, c’è un atteggiamento preoccupato di non mettere in campo un meccanismo di tutela che poi appesantisca in modo insostenibile la città di Roma, perché aggiungere un’ulteriore tutela, un ulteriore passaggio paesaggistico in capo alla Regione esattamente come tutti gli altri Comuni, in vigenza di un protocollo d’intesa, di un meccanismo autorizzatorio comunque che noi non possiamo sopprimere della Sovrintendenza e del MiBACT significa triplicare i passaggi per ogni procedura di natura paesaggistica nel centro della città di Roma.

Questo è il tema, non ce n’è un altro.

Dobbiamo sapere qual è l’oggetto di quello che si va a richiedere.

Noi proveremo a fare una proposta di buonsenso su cui chiediamo il confronto a tutta l’Aula.

La consigliera Corrado ci chiedeva rassicurazioni, ci chiedeva l’onere della prova, visto che abbiamo sempre fatto porcherie, che anche in questo passaggio del PTPR lo trasformeremo in uno strumento edilizio.

La rassicuro.

Non è così.

Non può essere così.

Non è in nessun modo ipotizzabile che lo si possa fare.

Il Piano paesistico è un Piano di tutela del nostro paesaggio che serve a dare regole e indirizzi chiari ai Comuni che hanno il compito esclusivo della valorizzazione della pianificazione del territorio, così come il perimetro entro il quale ci dobbiamo muovere non solo noi, come Giunta, ma pure voi come Consiglio è quello delle norme superiori e della Costituzione, oltre le quali non si può andare.

Quindi, non c’è un oggetto di mercanteggiamento che può andare oltre quel perimetro. Non si può fare.»

Alla scadenza del termine ultimo per presentare emendamenti, oltre all’emendamento annunciato dal consigliere Marco Cacciatori (M5S) a tutela del centro storico di Roma, è stato presentato un emendamento sottoscritto dai consiglieri Paolo Ciani (Centro Solidale-Demo S.), Marta Bonafoni (Lista Civia Zingaretti), Alessandro Capriccioli (+ Europa Radicali) e Marta Leonori (PD) dal seguente testo: “Dopo il comma 17 dell’articolo 43, allegato “02.01 Norme PTPR proposte per l’approvazione, è aggiunto il seguente”:

 «18. Sino all’approvazione delle specifiche prescrizioni di tutela di cui al comma 17, l’insediamento urbano storico del Comune di Roma è sottoposto alle prescrizioni di tutela paesaggistica del presente articolo sia nelle aree interne alle mura del centro storico monumentale, come individuate negli elaborati prescrittivi TAV. A24 e TAV. B24 del presente Piano, sia nelle aree di cui agli ambiti T5 e T7, rispettivamente art. 30 e 32 delle Norme tecniche del PRG, inerenti la città storica che individuano l’edilizia puntiforme otto-novecentesca dei villini e della città giardino».

I citati art. 30 ed art. 32 delle N.T.A. del PRG di Roma riguardano rispettivamente i “Tessuti di espansione otto-novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme (T5)” ed i “Tessuti di espansione novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme (T7)”.

L’emendamento recepisce la proposta di Carteinregola” che però con lo stesso testo proponeva di sostituire il comma 17 (così come controdedotto) e non aggiungersi ad esso come comma 18.

Il testo dell’emendamento proposto dalla associazione Carteinregola è il seguente:All’articolo 43 il comma 17 (15 nel PTPR adottato) è sostituito dal seguente:

«L’insediamento urbano storico del Comune di Roma è sottoposto alle prescrizioni di tutela paesaggistica del presente articolo sia nelle aree interne alle mura del centro storico monumentale, come individuato negli elaborati prescrittivi Tav. A 24 e Tav. B 24 del presente Piano, sia nelle aree di cui agli ambiti T5 e T7, rispettivamente art. 30 e 32  delle Norme tecniche del PRG, inerenti la Città storica che individuano l’edilizia puntiforme otto-novecentesca dei villini e della città giardino.»

L’emendamento presentato dai suddetti 4 consiglieri mantiene il seguente testo del comma 17 dell’art. 43 così come controdedotto assieme al MIBACT: «17. Non si applicano le disposizioni sostanziali e procedurali di cui al presente articolo all’insediamento urbano storico sito Unesco centro storico di Roma.

L’applicazione di specifiche prescrizioni di tutela da definirsi, in relazione alla particolarità del sito, congiuntamente da Regione e Ministero, decorre dalla loro individuazione con le relative forme di pubblicità

Ma in tal modo l’emendamento si pone in netta contraddizione con il comma 17, che vieta l’applicazione dell’art. 43 che invece si viene a considerare valida con il proposto comma 18, facendola per giunta valere sino all’approvazione di future “specifiche prescrizioni di tutela” che non potranno che essere peggiorative rispetto alle disposizioni dettate dall’art. 43 delle Norme del PTPR.

Un ulteriore emendamento è stato proposto il 23 luglio 2019 dal Circolo Territoriale di Roma della associazione “Verdi Ambiente e Società” (VAS) alla consigliera Gaia Pernarella (M5S), la cui Segreteria ha assicurato di averlo presentato.

Ha il seguente testo: “Si propone di sostituire il comma 17 dell’art. 43 delle Norme con il seguente testo”:

«Le disposizioni del presente articolo si applicano all’insediamento urbano storico sito Unesco centro storico di Roma, nonché ai tessuti della città storica da T1 a T8 così come individuati dal vigente Piano Regolatore del Comune di Roma, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 18 del 11/12.02.2008».

Come si può vedere dal confronto dei due testi, l’emendamento proposto da VAS è finalizzato a tutelare anche i seguenti ulteriori tessuti della città storica di Roma: Art. 26 – Tessuti di origine medievale (T1), Art. 27 – Tessuti di espansione rinascimentale e moderna pre-unitaria (T2), Art. 28 – Tessuti di ristrutturazione urbanistica otto-novecentesca (T3), Art. 29 – Tessuti di espansione otto-novecentesca ad isolato (T4), Art. 31 – Tessuti di espansione novecentesca a fronti continue (T6), e Art. 33 Tessuti di espansione novecentesca con impianto moderno e unitario (T8).

C’è ora di aspettare e vedere se e con quale testo il Consiglio Regionale vorrà tutelare sia il centro storico  che l’edilizia puntiforme otto-novecentesca dei villini  della città storica di Roma.  

Quand’anche malauguratamente il Consiglio Regionale lasciasse senza tutela il centro storico di Roma, sia la Regione che la Soprintendenza competente per territorio non potranno far finta che, benché senza tutela, non esista il vincolo paesaggistico del centro storico di Roma che rimane in quanto imposto imposto come “bene tipizzato” in sede di redazione ed adozione del PTPR: sul piano delle procedure ciò comporta il rilascio preventivo ed obbligatorio della autorizzazione paesaggistica su ogni progetto di trasformazione del territorio vincolato.

Questo preciso obbligo di legge comporta quel “meccanismo di tutela che poi appesantisca in modo insostenibile la città di Roma” che l’Assessore Valeriani ed il Mibac ritengono di evitare ignorando che il vincolo paesaggistico rimane pur senza disciplina di tutela, scaricando così sui funzionari incaricati del procedimento di autorizzazione paesaggistica la responsabilità discrezionale di doversi pronunciare su ogni progetto di trasformazione del territorio vincolato.  

Dott. Arch. Rodolfo Bosi

 

 

 

 

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