Wmo: luglio ha eguagliato, e forse superato, il mese più caldo della storia mai registrato

 

Secondo i nuovi dati della World meteorological organization (Wmo) e del Copernicus climate change programme  «luglio ha almeno eguagliato, se non superato, il mese più caldo della storia mai registrato.  Questo fa seguito al giugno più caldo mai registrato

Secondo i dati del Copernicus climate change programme, che fanno parte dell’European centre for medium-range weather forecasts,  utilizzati dal sistemo Wmo/Onu,  «in base ai primi 29 giorni del mese, luglio 2019 sarà alla pari, e forse leggermente più caldo del precedente luglio più caldo, nel 2016, che è stato anche il mese più caldo di sempre».

La Wmo fa notare che «le ultime cifre sono particolarmente significative perché luglio 2016 c’è stato durante uno dei più forti eventi del fenomeno El Niño, che contribuisce ad innalzare le temperature globali. 

A differenza del 2016, il 2019 non è stato caratterizzato da un forte El Niño».

Nelle scorse settimane, un caldo eccezionale ha colpito un po’ tutto il mondo, con diversi Paesi europei che hanno registrato temperature record che hanno causato interruzioni dei trasporti, danni alle infrastrutture e stressato la salute di persone e ambiente. 

Inoltre, mentre la cappa di caldo si spostava a nord attraverso la Scandinavia e verso la Groenlandia, ha accelerato il tasso di fusione del ghiaccio, già molto superiore alla media.

Secondo il segretario generale della Wmo, Petteri Taalas, «luglio ha riscritto la storia del clima, con dozzine di nuovi record di temperatura a livello locale, nazionale e globale.

Il caldo straordinario è stato accompagnato da un drammatico scioglimento dei ghiacci in Groenlandia, nell’Artico e sui ghiacciai europei. Incendi senza precedenti hanno imperversato nell’Artico per il secondo mese consecutivo, devastando foreste un tempo incontaminate che assorbivano l’anidride carbonica e le trasformandole invece in fiammeggianti fonti di gas serra. 

Questa non è fantascienza. 

E’ la realtà del cambiamento climatico. 

Sta accadendo ora e, senza un’azione urgente sul clima, in futuro peggiorerà.

La Wmo  prevede che il 2019 sarà tra i cinque anni più caldi mai registrati e che il 2015-2019 sarà più caldo di qualsiasi periodo quinquennale equivalente mai registrato. 

Il tempo sta correndo veloce portandoci a un’epoca dove regneranno  pericolosi aumenti di temperatura con molteplici impatti sul nostro pianeta».

Il problema è che queste ondate di caldo sono perfettamente coerenti con quel che gli – inascoltati – scienziati ci avevano avvertito sarebbe successo con i cambiamenti climatici e dall’aumento delle temperature globali.

Il nuovo record assoluto di 42,6° C  a Parigi è stato registrato il 25 luglio alla stazione meteorologica di Paris-Monstouris e ha battuto il precedente record di 40,4° C  risalente al 28 luglio 1947. 

La Wmo fa notare che «questa temperatura è tipica della temperatura media di luglio a Bagdad, in Iraq. Anche la notte del 24/25 luglio è stata eccezionalmente calda, con temperature minime superiori a 25° C e persino 28,3° C in una stazione meteorologica del centro di Parigi. 

Ciò che colpisce è il margine con cui sono stati battuti i record. 

Lille ha registrato 41,4° C, quasi 4° C sopra il record precedente».

Durante l’ultima ondata di caldo, il 28 luglio, la Francia ha stabilito il nuovo record nazionale di temperatura con  46° C.

Si è trattato solo della seconda volta in cui Météo-France ha emesso l’allerta rosso per un’ondata di caldo in Francia. 

La prima volta era stata a giugno quando diversi dipartimenti del sud furono messi in allarme rosso. 

Ma un’allerta rossa per il caldo non si era mai vista  a Parigi e il nord della Francia, dove migliaia di ettari sono stati bruciati dagli incendi, e finora in quest’are era molto raro che scoppiassero incendi boschivi.

Il 25 luglio e stato descritto dal Deutscher Wetterdienst come «un giorno che farà la storia del tempo»; la Germania ha stabilito un nuovo record nazionale delle temperatura (cifra provvisoria) di 42,6° C a Lingen, vicino al confine olandese, battendo il vecchio record di 2,3° C.  Nel Paese 25 stazioni meteorologiche hanno registrato temperature sopra i 40° C. Il precedente record nazionale tedesco era di 40,3° C (5 luglio 2015).

Con i 40,7° C registrati a Gilye Rijen, l’Olanda ha battuto il suo record di caldo che resisteva da 75 anni e stabilito nell’agosto 1944. 

Anche il  Belgio ha anche stabilito un nuovo record nazionale di 41,8° C.  Record assoluto anche per il Lussemburgo con 40,8° C.

Secondo il Met Office, il 25 luglio, ai ai Cambridge Botanical Gardens,  sono stati toccati i  38,7° C, la temperatura più alta mai registrata in Gran Bretagna, battendo il precedente record di 38,5° C registrato a Faversham, nel Kent, nell’agosto 2003.

La Wmo spiega che «l’ondata di caldo  è stata causata dall’aria calda proveniente dal Nord Africa e dalla Spagna, che è stata quindi trasportata dall’Europa centrale alla Scandinavia.

La Norvegia ha visto nuovi record locali il 27 luglio e 28 località hanno avuto “notti tropicali” sopra i 20° C.  il 28 luglio, La capitale finlandese Helsinki ha stabilito un nuovo record locale  di 33,2° C e nel sud della Finlandia, Porvoo ha visto una temperatura di 33,7° C».

Temperature anomalmente elevate che dovrebbero favorire lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia, che ha già subito un esteso episodio di fusione tra l’11 e il 20 giugno, secondo gli scienziati di Polar climate che monitorano la calotta glaciale della Groenlandia: «Il persistente high melt e il deflusso nelle ultime settimane significano che il totale della stagione si avvicina alla perdita record del 2012. il 30 luglio, la stazione Nord, situata a 900 chilometri dal Polo Nord, misurava una temperatura di 16° C e nella Groenlandia occidentale, la stazione di Qaarsut (vicino a 71° N) ha registrato una temperatura di 20,6° C. 

Alla stazione di Summit Camp, in cima alla calotta glaciale e ad un’altitudine di 3.200 m, è stata misurata una temperatura di 0,0° C».

Ruth Mottram , una climatologa del Danmarks Meteorologiske Institut – Ocean ha twittato che «è importante ricordare che, in un dato giorno o anno, il bilancio di massa della superficie della calotta glaciale della Groenlandia è un risultato in gran parte del tempo meteorologico, sebbene sia influenzato dalla tendenza del clima di fondo».

Tutto questo  avrà un impatto anche sul ghiaccio marino artico, che dove la perdita di ghiaccio si è estesa durante la prima metà di luglio, registrando i tassi di perdita osservati nel 2012, l’anno che, secondo il National snow and ice data center Usa, ha registrato la più bassa estensione del ghiaccio marino a  settembre.

Le alte temperature hanno inoltre favorito l’attività degli incendi nell’Artico, in particolare in Groenlandia, Alaska e Siberia.

L’agenzia forestale federale russa stima che, «A partire dal 29 luglio, gli incendi in Siberia abbiano bruciato 33.200 chilometri quadrati, con 745 incendi attivi, provocando devastazioni ecologiche enormi e un impatto sulla qualità dell’aria per centinaia di chilometri.  

Il fumo può essere visto chiaramente dallo spazio.

L’European centre for medium-range weather forecasts/Copernicus ha stimato che le emissioni di CO2 degli incendi del luglio 2019nel Circolo polare artico «sono state pari a 75.5047 megatonnellate, paragonabili alle emissioni annuali di combustibili fossili 2017 della Colombia. 

Questo è stato più del doppio dei livelli di luglio 2018 e ha seguito un mese record a giugno».

Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’atmosfera e l’ambiente della Wmo, sottolinea che «bruciando la vegetazione, gli incendi riducono anche la capacità della biosfera di assorbire l’anidride carbonica. 

L’azione contro i cambiamenti climatici richiederebbe invece che espandessimo questa capacità».

L’ondata di caldo di luglio fa seguito all’ondata di caldo precoce ed eccezionalmente intensa di a giugno, che ha stabilito nuovi record delle temperature in Europa, facendo del giugno 2019 il più caldo mai registrato per il continente, con una temperatura media di 2° C al di sopra del normale. Giugno è stato anche il giugno più caldo mai registrato a livello globale .

In alcune parti d’Europa, il caldo è stato accompagnato da precipitazioni inferiori alla media. 

Il 31 luglio, il Regional climate monitoring centre for Europe della WMo, gestito dal Deutscher Wetterdienst,  ha aggiornato il suo Climate Watch sulla siccità, fornendo una guida ai servizi meteorologici e idrologici nazionali nell’emissione di avvisi sul clima per il loro territorio.

I meteorologi tedeschi prevedono «una continuazione delle condizioni di siccità e precipitazioni al di sotto del normale in gran parte dell’Europa centrale e nord-orientale. 

In queste aree a giugno è stato registrato per lo più solo il 60-80% delle precipitazioni normali, in alcune parti anche meno. 

Ci sono state scarse precipitazioni anche  a luglio e le previsioni mostrano che le precipitazioni continueranno a essere al di sotto del normale nella maggior parte dell’area con deficit settimanali di circa 10-30 mm per questa settimana con una probabilità dell’80% e superiore».

Dopo l’ondata di caldo, alcuni Paesi europei hanno dovuto fare i conti con violente precipitazioni, ma non  sufficienti ad annullare l’impatto delle condizioni di siccità.

Secondo la Deutscher Wetterdienst, «la prossima settimana si prevedono precipitazioni al di sopra del normale in Europa centrale, ma ciò potrebbe non essere sufficiente per compensare i deficit di pioggia nelle settimane precedenti e quindi i terreni saranno ancora asciutti. 

L’Europa nord-orientale (Paesi baltici e Finlandia meridionale) continuerà a ricevere precipitazioni non superiori alla media, da normali ad anormali, la prossima settimana e pertanto è probabile che le condizioni di siccità continuino. 

Le condizioni di siccità possono causare perdite di raccolti, incendi boschivi, mancanza di acqua e carenza di per alimenti per animali, restrizioni al traffico navale a causa del basso livello delle acque».

Durante l’ondata di caldo, i servizi meteorologici e idrologici nazionali hanno emesso allerta rosse per il caldo e, in alcune aree, avvisi di rischi di incendio. 

Alla Wmo ricordano che «gli eventi di caldo uccidono migliaia di persone ogni anno e spesso provocano eventi secondari come incendi e guasti alle reti elettriche. L’urbanizzazione aggrava il problema. Colpi di caldo, disidratazione, malattie cardiovascolari e altre malattie legate alla temperatura sono i principali rischi per la salute

Johannes Cullmann, direttore del dipartimento clima e acqua della Wmo è più che convinto che «queste ondate di caldo così intense e diffuse portano la firma del cambiamento climatico causato dall’uomo. 

Ciò è coerente con le scoperte scientifiche che mostrano prove di eventi di ondate di caldo più frequenti, prolungate e intense poiché le concentrazioni di gas serra portano ad un aumento delle temperature globali. 

La Wmo presenterà una relazione quinquennale sullo stato del clima 2015-2019 al Climate Action Summit Onu a settembre».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 2 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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