La Siberia in fiamme mentre arrivano le inondazioni. Greenpeace Russia: «Stiamo annegando e bruciando allo stesso tempo»

 

I media ufficiali russi tendono a minimizzare (o a derubricare come “naturale” eccezionalità) i giganteschi incendi che stanno devastando la Siberia, ma quella che è in atto è una eccezionale tragedia ambientale e climatica che ha incenerito miliardi di alberi e  animali.

Secondo l’Agenzia federale forestale russa, nella Repubblica di Sacha/Jacuzia sono già bruciati o stanno bruciando più di 3 milioni di ettari di foresta,  e solo  una foto scattata dal satellite europeo Copernicus Sentinel-3 dell’Esa ha rivelato al mondo le dimensioni della tragedia.

Alla fine il ministro delle risorse naturali e dell’ambiente russo, Dmitry Nikolaevich Kobylkin, ha ammesso che «la situazione più difficile è nella regione di Irkutsk, nel territorio di Krasnoyarsk, nella Repubblica di Sakha e in Buriazia.

Nonostante le misure adottate, permane la minaccia dell’inquinamento da fumo degli insediamenti».

La Russia è ricoperta per oltre il 45% da foreste – uno dei Paesi con la maggiore percentuale del mondo – ma gran parte delle d sue foreste sono state tagliate e/o coltivate e le foreste vergini occupano 247 milioni di ettari, un quinto della copertura forestale.

Inoltre la Russia è uno dei leader mondiali per velocità di perdita di foreste a di perdita dell’IFL. 

Entro 40 anni la Russia potrebbe perdere la metà dell’area coperta da territori forestali intatti (IFL) e entro 80 anni potrebbe perderli tutti

All’università di Padova sono convinti che «il fuoco divampato a nord rischia quindi di aggravare non di poco la situazione del nostro clima.

Gli incendi infatti, secondo una stima della World Meteorological Organization, nel solo giugno scorso hanno emesso 50 milioni di tonnellate di Co2. 

Per fare un paragone concreto, la Svezia nel 2017 di milioni di tonnellate di CO2 ne ha emesse 42.

La stima degli incendi di fine luglio inoltre, sembra essersi alzata a 100 milioni di tonnellate, cioè la produzione totale del Belgio sempre nel 2017.

Il fuoco divampato infatti sta avanzando velocemente bruciando non solo gli alberi ma anche la torba.

La torba è un deposito che ha all’interno diversi tipi di materiale organico, come ad esempio carcasse di animali o insetti, non totalmente decomposto, per cui estremamente ricco di carbonio».

La siccità e l’ondata di caldo che hanno colpito l’Artico hanno certamente favorito lo scoppiare di centinaia di incendi, ma secondo uno studio del Wwf Russia «gli incendi causati dall’uomo sono tra le principali minacce per i territori forestali intatti (IFL) dove vivono rare specie di animali e piante.

dati della ricerca confermano dove il disboscamento e la costruzione di strade e altre infrastrutture vicine alle foreste vergini, gli incendi si verificano più frequentemente negli IFL. 

Ogni anno la Russia perde più di 1,6 milioni di ettari di foreste vergini a causa del  disboscamento, della costruzione di strade e delle miniere e degli incendi antropogenici e il ritmo sta crescendo rapidamente. 

Gli incendi causati dall’uomo sono uno dei motivi principali della perdita di IFL in Russia (60% dell’area di perdita IFL), mentre il disboscamento e le attività minerarie sono rispettivamente la causa del 23% e del 17% della perdita dell’area IFL»

Konstantin Kobyakov , coordinatore incendi boschivi del programma foreste del Wwf Russia, ricorda che «la Russia ha da diversi anni seri problemi con gli incendi boschivi.

La maggior parte è causata da attività umane: gli incendi si verificano vicino a insediamenti, terreni agricoli, strade, siti di disboscamento, luoghi di esplorazione mineraria e miniere, ecc.

Di conseguenza, gli incendi causano danni significativi alle foreste coltivate economicamente preziose, comprese quelle che sono state progettate per essere utilizzate per il taglio. 

Questo porta alla necessità di ridurre significativamente il volume di disboscamento nelle regioni maggiormente colpite da incendi su vasta scala».

Dai dati satellitari emerge che in Russia negli ultimi 20 anni gli incendi hanno incenerito in media 10 milioni di ettari di foreste ogni anno, distruggendo completamente almeno 3 milioni di ettari di foreste: 3 volte più dell’area delle foreste utilizzate per il disboscamento.

Il Wwf sottolinea che «oltre alle perdite economiche dirette, gli incendi causano enormi danni alla biodiversità, agli habitat di specie rare e preziose di animali e piante e il fumo provoca danni significativi alla salute pubblica. 

Gli incendi boschivi influiscono anche sui cambiamenti climatici poiché invece di compensare le emissioni di gas serra, le foreste contribuiscono ad aumentarne il contenuto nell’atmosfera durante gli incendi».

E Andrey Shchegolev, a capo del Programma foreste del  Wwf  Russia, attacca direttamente il governo: «La mancanza di vigili del fuoco e di finanziamenti complica la lotta contro gli incendi nelle regioni. 

Il Wwf Russia ha ripetutamente richiamato l’attenzione sulla necessità di divulgare integralmente informazioni affidabili sulle foreste, che aiuterebbero a valutare realisticamente la portata dei problemi esistenti, compresi quelli con gli incendi boschivi, e ad adottare le misure appropriate sia a livello federale che regionale. Inoltre, è necessario aumentare significativamente il finanziamento e l’equipaggiamento delle unità antincendio, nonché adottare misure per preservare gli IFL, poiché lo sviluppo delle infrastrutture nelle zone IFL provoca incendi».

Greenpaece Russia lancia un altro allarme: ai giganteschi incendi siberiani potrebbero far seguito devastanti alluvioni nella regione di Irkutsk e nel territorio di Krasnoyarsk, dove sono state registrate temperature record a causa di un anticiclone che blocca la penetrazione di aria più fredda e provoca piogge torrenziali.  

Vladimir Chuprov, a capo del programma energetico di Greenpeace Russia, spiega che «il cambiamento climatico porta alle conseguenze più inaspettate e spiacevoli: stiamo annegando e bruciando allo stesso tempo. 

Per evitare scenari catastrofici, è necessario ridurre le emissioni di gas serra: fermare la combustione di petrolio, carbone, gas, prevenire gli incendi, ripristinare le foreste, cambiare le abitudini delle persone legate allo spreco di risorse del pianeta».

Alexey Yaroshenko, a capo del dipartimento foreste di Greenpeace Russia e del  Greenpeace Forest Forum, una piattaforma di discussione indipendente sulla  silvicoltura russa, lotta contro quelle che chiama «le tendenze distruttive nella legislazione forestale russa e le bugie sugli incendi boschivi».

Yaroshenko fa notare che «i catastrofici incendi boschivi in ​​Siberia hanno provocato un’ondata di iniziative di riforestazione. 

Rendendosi conto dell’entità delle perdite annuali delle foreste e dell’avvicinarsi di una catastrofe ecologica, la società richiede il rapido ri-insediamento di nuove foreste al posto di quelle bruciate. 

Qualcuno si sta dando da fare e sta facendo muovere i suoi amici per andare nella taiga a piantare alberi nelle ceneri, qualcuno lancia appelli online per finanziamenti per aiutare a ripristinare le foreste, qualcuno inizia a raccogliere fondi per piantare alberi come parte delle loro attività commerciali».

Ma l’esponente di Greenpeace Russia avverte che «vale la pena aderire a qualsiasi iniziativa solo se sono chiare le risposte a domande importanti: Aiutano davvero la taiga siberiana?

È davvero necessario in questo momento piantare giovani alberi nelle grandi aree siberiane incenerite senza fornire loro una protezione adeguata?»

Yaroshenko fa notare che «nella maggior parte dei casi, le aree boschive bruciate erano  ricoperte da giovani foreste. 

Molto spesso, le aree andar andate in cenere vengono ricoperte da giovani foreste di specie di alberi “pioniere”: quelle  che sono in grado di essere seminate rapidamente negli spazi aperti.

Se si sono conservate vicino fonti di semi (alberi adulti o aree forestali vive), si possono formare giovani foreste, anche di pini e larici. 

Se non ci sono fonti di semi o ce ne sono poche, la betulla e il pioppo tremulo crescono sulla  terra vuota. I loro piccoli semi si formano in quantità colossali, spargendosi su enormi distanze. 

Betulle e pioppi tremuli sono in grado di crescere anche da ceppi (betulla) o da radici (pioppo tremulo). 

È quasi impossibile accelerare e determinare lo sviluppo di una foresta: gli alberi seminati si sviluppano più velocemente di quelli che sono stati piantati manualmente, perché le loro radici non vengono ferite durante il trapianto. La crescita dai ceppi e dalle radici è ancora più veloce, perché non ha bisogno di spendere forze per la creazione del sistema radicale: alleva i giovani dai vecchi alberi morti». 

Le piantine di specie arboree, che di solito vengono utilizzate per rimboschire la taiga (principalmente abete rosso e pino), crescono più lentamente degli alberi decidui pionieri. Per fornire alle piantine abbastanza luce e la capacità di diventare in grandi alberi, vengono rimosse le nuove piantine di latifoglie.

Molti dei rimboschimenti effettuati lontano dalle aree abitate  si rivelano un fallimento per mancanza di manutenzione, e Yaroshenko ricorda che «nelle foreste inaccessibili della Siberia, che ora stanno bruciando, non ci sarà assolutamente nessuno che se ne prenderà cura (delle piantine dei rimboschimenti) e non importa quali saranno. 

Anche se adesso si piantasse qualcosa lì, non influenzerà il modo in cui la foresta ricrescerà entro uno o due decenni».

A bruciare in  Russia sono soprattutto le  giovani foreste di conifere che sono anche le uniche piante presenti  nei vivai forestali.

«Nelle condizioni attuali – dice Yaroshenko –  piantare una nuova foresta in Siberia senza cure e protezione adeguate è una fatica  di Sisifo, dura,  ma ovviamente quasi infruttuosa. 

Per far rivivere le foreste della Siberia, si deve prima avere un cambiamento nell’intero sistema di protezione delle foreste dagli incendi: 

1. ridurre entro limiti ragionevoli la “zona di controllo”:  il territorio in cui gli incendi non possono essere estinti per legge (ora è circa la metà del territorio forestale); 

2. assicurare il normale finanziamento dei poteri delegati alle regioni per proteggere le foreste e spegnere gli incendi boschivi; 

3. cambiare l’atteggiamento della società nei confronti della sicurezza antincendio. 

Ora il 90% degli incendi nelle aree naturali si verificano per colpa delle persone, principalmente a causa della gestione incauta del fuoco» .

Yaroshenko conclude: «Piantare e far crescere giovani foreste produce buoni risultati solo se tutte le misure necessarie sono pianificate e realizzate con competenza, in modo tempestivo, in collaborazione.

In pratica, ciò significa che prima di piantare è necessario sgombrare la cenere, preparare il terreno per la semina, trovare e consegnare materiale di piantare adatto al sito, piantarlo qualitativamente e in un momento opportuno, e dopo la semina fornire cura e protezione per i prossimi due decenni e mezzo, a volte più a lungo. 

Tutto ciò non può essere fatto senza la partecipazione degli organismi statali responsabili della gestione forestale e delle istituzioni forestali sotto la loro giurisdizione, e se le foreste vengono affittate per il taglio del legname, dei concessionari di questi siti (e alcuni degli incendi in Siberia ricadono nelle aree delle foreste in concessione). 

Trovare un linguaggio comune con tutti i “partecipanti ai lavori nelle foreste” non è sempre facile: qualcuno non vuole ulteriori testimoni del pasticcio della taiga, qualcuno non crede che volontari addestrati possano svolgere un duro lavoro nelle foreste, qualcuno semplicemente non vede l’opportunità di integrare tutte queste iniziative nell’attuale legislazione forestale. 

E questa legislazione cambia così spesso e così imprevedibilmente che persino il forestale più competente e responsabile (la persona responsabile delle foreste di un determinato territorio: il selvicoltore) non può pianificare il lavoro forestale non solo un paio di decenni a venire, ma spesso per un paio d’anni.

Cosa fare in una situazione del genere: sederci sul divano, leggere le notizie e arrabbiarci?

Certo che no! 

La situazione di foreste, incendi e rimboschimenti nel nostro Paese è molto complicata. 

Per risolverla, abbiamo bisogno di azioni ponderate progettate a lungo termine. 

Sono necessarie modifiche al sistema.

Perché la situazione cambi in modo strategico, è molto importante realizzare l’educazione forestale della gente e formare una forte domanda nella società per un sistema di gestione forestale efficace e professionale. 

Questo è l’unico modo per raggiungere l’equilibrio. 

Altrimenti bruceremo».

 

Articolo pubblicato con questo titolo il 5 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas