Perché nessuno arresta l’assassino di Joël Imbangola Lunea, difensore della Terra?

 

E’ passato ormai quasi un mese da quando il difensore del diritto alla Terra Joël Imbangola Lunea è stato brutalmente assassinato dal capo della sicurezza di Feronia, la multinazionale canadese dell’olio di palma, a Bempumba, nella provincia dell’Équateur, nella Repubblica democratica del Congo (Rdc).  

La colpa di Joël Imbangola Lunea era quella di essere un’attivista del Réseau d’information et d’appui aux ONG (Riao-Rdc)  e più di 115.000 persone e oltre 120 organizzazioni della Rdc e di tutto il mondo hanno firmato petizioni per chiedere un’inchiesta sulla sua morte e l’arresto immediato del sospettato, ma la polizia locale, sebbene sappia dove si trova l’assassino, non ha preso nessuna iniziativa per arrestarlo.

Il 22 luglio, quando sono circolate le prime notizie sull’esecuzione di Joël, Riao-Rdc ha  denunciato l’omicidio e nelle ultime due settimane lo staff dell’ONG ha avviato una propria indagine sulla morte di Imbangola e assistito la sua famiglia.

In un comunicato congiunto, Riao-Rdc, Grain, World Rainforest Movement e Global Justice Now!  sottolineano che «delle banche europee di sviluppo che detengono delle azioni in Feronia Inc (CDC Group, Regno Unito) o finanziano la Plantations et Huileries du Congo (PHC), filiale di  Feronia che sfrutta le piantagioni di palma da olio nelle regioni di Boteka e Bempumba, affdermano che un’inchiesta sull’omicidio è in corso. 

Però dei testimoni oculari hanno detto a Riao-Rdc che dei poliziotti locali erano presenti sulla riva del fiume quando ha avuto luogo l’assassinio di Imbangola sul  fiume Momboyo, nel villaggio di Bempumba.

La polizia non ha preso nessuna iniziativa per arrestare il sospetto, Boketsu Ebuka (alias “Ebola”), mentre scendeva dalla sua barca vicino a un posto di polizia, si apprestava a nascondersi e aveva passato circa due settimane in un luogo conosciuto nella foresta, a breve distanza da Bempumba.

Da là ha potuto recarsi nella città di  Mbandaka.

Benché il  luogo esatto dove si trova a Mbandaka sia conosciuto, la polizia non ha tentato nessun arresto durante i cinque giorni in cui è accertato fosse sul posto.

Ora apprendiamo che ha lasciato Mbandaka in battello per un luogo ancora sconosciuto».

In base a numerose testimonianze oculari emerge la dinamica del brutale assassinio di Imbangola.

Joël  era un barcaiolo che trasportava persone e merci su piroghe tra Bempumba i villaggi vicini e  Mbandaka la capitale dell’ Équateur.

La mattina di domenica 21 luglio, Imbangola ha detto a sua moglie di essere preoccupato per la sua sicurezza a causa della campagna d’odio e diffamazione portata avanti da Feronia contro Riao-Rdc.

Lo stesso giorno, Imbangola e il suo meccanico si preparavano a partire con tre piroghe cariche quando si è avvicinata una figlia di Boketsu, ma Imbangola si è rifiutata di prendere a bordo il suo grande sacco di foglie utilizzate per imballare il chikwange (il pane di manioca) perché le piroghe erano già troppo cariche e temeva che altri sacchi potessero provocare un naufragio.

La donna ha risposto che avrebbe chiamato suo padre.

Quando Imbangola e il suo meccanico stavano per raggiungere la riva opposta, è arrivata un’imbarcazione con sopra Boketsu che ha gridato loro in lingala «vi ammazzerò  anche se dovrò andare in tribunale, ora basta con quelli di Riao».

il capo della sicurezza di Feronia ha attaccato Imbangola e buttato in acqua il meccanico che cercava di difenderlo e che si è gravemente ferito un piede con un’elica delle piroghe.

Boketsu ha cominciato a picchiare Imbangola fino a che l’attivista non è finito in acqua, allora Boketsu lo ha colpito violentemente più volte alla testa e sul corpo con una pagaia, fino a che Joël non è scomparso sott’acqua.

Senza nemmeno tentare di salvare Imbangola, Boketsu ha riportato a riva la sua barca e le piroghe dell’attivista.

La polizia ha osservato tutta la scena tra la folla assiepata sulla riva, ma non ha arrestato Boketsu quando è sbarcato, né quando ha fatto i preparativi per partire insieme a tutta la sua famiglia, “nascondendosi” per due settimane in un luogo conosciuto a tutti.

Il corpo martoriato di  Joël Imbangola Lunea è stato ritrovato tre giorni dopo nel fiume, con fratture alla testa  e alle braccia causate dai colpi di pagaia inferti da Boketsu.

Riao-Rdc, Grain, World Rainforest Movement e  Global Justice Now! Denunciano che «prima dell’incidente, Feronia/PHC era al corrente del comportamento violento di Boketsu riguardo alle comunità locali.

Il personale locale a Bempumba ha dichiarato che Boketsu aveva ricevuto diverse denunce riguardanti atti di violenza diretti contro gli abitanti dei villaggi, ma che la compagnia non aveva preso nessuna iniziativa per porre rimedio alla situazione.

Invece, Boketsu era stato promosso a un rango superiore.

Anche l’aumento della militarizzazione nel sito  delle piantagioni a Boteka nelle settimane che hanno fatto seguito all’assassinio Imbangola è molto preoccupante.

E’ stato instaurato il coprifuoco e la presenza militare è stata rafforzata.

Questo aumento della presenza militare ha portato già a più abusi e a terrorizzare gli abitanti dei villaggi, mettendo in pericolo la vita di membri della comunità».

L’assassinio di Imbangola è arrivato dopo mesi di intimidazioni contro gli attivisti di Riao-Rdc e di membri delle comunità colpite dalle piantagioni di Feronia-PHC, che lavorano insieme a Riao.

L’ONG congolese appoggia le 9 comunità che nel novembre 2018 hanno presentato una denuncia contro l’occupazione delle loro terre da parte della multinazionale all’Independent Complaints Mechanism (ICM) per la partecipazione delle banche di sviluppo tedesca, olandese e francese. 

L’olandese FMO  finanzia Feronia–PHC con15,25 milioni di dollari, la DEG tedesca con 15 milioni di dollari, la BIO del Belgio con 5 milioni di dollari.

Mentre  la francese Proparco, la Spagnola AECID e la statunitense OPIC hanno investimenti nella multinazionale canadese attraverso l’Africa Agriculture Fund.

La Britannica CDC Group è il più grande investitore diretto in Feronia Inc.

Riao-Rdc, Grain, World Rainforest Movement e  Global Justice Now! fanno notare che «mentre il problema centrale della denuncia è l’occupazione illegale delle terre comunitarie da parte di Feronia-PHC», i ricorrenti denunciano «un’escalation frequente dei conflitti tra lo staff di sicurezza che lavora per le piantagioni e i membri delle comunità.

Ricordiamo che la morte di Imbangola ha avuto luogo in questo contesto in cui dei membri dello staff dell’impresa hanno perseguitato degli abitanti dei villaggi e che Feronia Inc ha fatto circolare delle informazioni per screditare Riao-Rdc».

E’ questa atmosfera di impunità, intimidazione e abusi che ha creato il terreno propizio per il brutale assassinio di Imbangola.

Associazioni e attivisti non ci stanno e dicono che, ormai a un mese da un assassinio perpetrato davanti agli occhi della polizia, è tempo di agire e di assicurare il responsabile e i suoi mandanti alla giustizia.

Riao-Rdc, Grain, World Rainforest Movement e  Global Justice Now! esigono che «le autorità della Rdc devono immediatamente trovare e arrestare Boketsu.

Feronia-PHC deve prendere delle misure immediate per mandare via tutto il personale militare nelle zone in concessione e impedire qualsiasi altro abuso contro gli abitanti dei villaggi da parte degli agenti di sicurezza dell’impresa.

Deve anche cessare i suoi sforzi per sporcare il lavoro di e Riao-Rdc.

Le banche di sviluppo che possiedono azioni o finanziano  Feronia-PHC devono assicurarsi che Feronia cooperi pienamente per stabilire la verità su quel che è successo.

Sono passate più di tre settimane senza che la presunta inchiesta della polizia abbia portato all’arresto del sospetto, benché le autorità di polizia fossero state informate del luogo dove si trovava.

Le banche di sviluppo devono mettere in atta con la massima urgenza un’inchiesta indipendente sul modo in cui Feronia potrebbe essere implicata in questa morte e sulle misure da prendere di conseguenza».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 19 agosto 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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