La Germania tassa la carne per aiutare ambiente e allevatori. Qui invece ancora nulla

 

Inutile girarci ancora attorno: il consumo di carne ha gravi costi nascosti per ambiente e salute collettiva.

E se la nostra ossessione per la carne sta costando cara al pianeta, non dovremmo forse iniziare a tassarla?

Questa la domanda che ha acceso un dibattito politico in Germania e che ha trovato consenso tra diverse correnti parlamentari.

Il tutto nasce da dati sbattuti in faccia a tutto il mondo da istituzioni come l’Onu o dalle più importanti riviste scientifiche: la produzione di carne ha un impatto ambientale che il pianeta non può più sostenere.

Basti pensare che questa industria è responsabile del 18% delle emissioni di gas serra a livello globale, più dell’intero settore trasporti, o che per produrre un singolo hamburger sono necessari fino a 2350 litri di acqua.

Non solo, il bestiame converte le proteine vegetali in proteine animali con un tasso di efficienza molto basso: servono 100 kcal di mangime per produrre 1 kcal di carne, e in tempi in cui ancora un miliardo di persone soffrono di malnutrizione e si affronta una scarsità di risorse questo è un vero e proprio spreco di acqua, suolo, energia e sostanze.

Secondo uno studio pubblicato dalla Cambridge University Press, la produzione di 1 kg di proteine dai legumi piuttosto che dalla carne di manzo richiede 18 volte meno terreno, 10 volte meno acqua, 9 volte meno combustibili, 12 volte meno fertilizzanti e 10 volte meno pesticidi.

Inoltre genera 6 volte meno rifiuti rispetto a carne di pollo o uova.

E potremmo andare avanti a citare dati e studi uno più autorevole dell’altro.

Dato per assodato che si tratta di un problema da risolvere, per difendere le foreste, arginare il cambiamento climatico, ma anche per una questione di eguaglianza alimentare, il problema più difficile da affrontare è come generare la necessaria inversione di tendenza.

Certo tutto passa da un cambiamento nelle abitudini personali, ma può ricevere notevoli input anche dalle linee guida alimentari del governo, dall’educazione nelle scuole e forse, come proposto in Germania, dalla possibilità di aggiungere alla carne una cosiddetta “tassa sui vizi”.

Lo si fa già in molti paesi con alcolicisigarette e bevande dolci, per scongiurarne i consumi e migliorare la salute della popolazione.

Perché non possiamo farlo per alimenti con un grave impatto negativo sul pianeta?

In Germania attualmente la tassa sulla carne è del 9% e la proposta fatta dai Verdi è di portarla al 19%.

Non solo questo potrebbe ridurne i consumi, ma l’aumento di introiti al governo verrebbe distribuito proprio per interventi a favore dell’ambiente e del benessere degli animali negli allevamenti.

E gli allevatori?

Proprio questa tassa potrebbe forse aiutarli in un periodo di grandi cambiamenti. 

Albert Stegemann, portavoce agricoltura della Cdu, ha detto per esempio di appoggiare la proposta se la tassa verrà utilizzata anche per sostenere gli allevatori e aiutarli a ristrutturarsi.

Il mercato si sta già spostando sempre di più verso un consumo di proteine vegetali e molti colossi della carne si stanno adattando, creando le loro linee vegetali o investendo nelle varie startup promotrici del cibo del futuro.

Ma gli allevatori in tutto questo fanno più fatica, vengono dimenticati e finiscono per essere una comprensibile parte di resistenza e freno al cambiamento.

L’idea innovativa è proprio di coinvolgerli con incentivi verso la modifica del loro modello produttivo e un adeguamento a nuovi modelli.

La Germania tra l’altro non è l’unico paese in cui si sta discutendo qualcosa del genere: anche la Danimarca e la Svezia stanno considerando una tassa sulla carne.

E si tratta di paesi che rispetto a noi ne fanno un consumo medio pro capite molto più alto, e in cui la cultura generale e l’identità nazionale sono fortemente correlate al consumo di carne.

In Italia il tema tasse è oggi di grande attualità.

E in un momento questo in cui si discute molto su un possibile aumento dell’Iva, non sarebbe interessante forse una proposta diversa e in senso ambientale, destinando cioè differenti tassazioni ai prodotti in base anche al loro impatto sul pianeta e sulla salute collettiva?

Tassare la carne è un argomento controverso, indubbiamente, e siamo sicuri che anche solo l’idea teorica farà insorgere immediate resistenze.

Ma con la crisi climatica che avanza, gli scienziati che ci invitano a ridurne subito e drasticamente i consumi e l’interesse per le condizioni degli animali ormai chiaramente un argomento sentito dalla popolazione, si tratta di un’idea che forse varrebbe la pena considerare seriamente e in modo oggettivo.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 30 agosto 2019 sul sito online di “Il Fatto Quotidiano”)

 

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