L’equazione dell’emergenza climatica. Schellnhuber: «Vorrei che la gente si facesse prendere dal panico»

 

Ieri, intervenendo agli European Research and Innovation Days a Bruxelles. Hans Joachim Schellnhuber, fondatore del Potsdam-Institut für Klimafolgenforschung (PIK) e uno dei più autorevoli e famosi scienziati climatici del mondo, ha presentato una nuova equazione che dimostra che «il mondo è nel profondo di un’emergenza climatica».

Ma Schellnhuber ha detto che «le persone non vogliono ancora vedere la verità su lo stato in cui ci troviamo».

Intervistato da Horizon, lo scienziato tedesco ha spiegati che «sulla base di una sobria analisi scientifica, siamo profondamente all’interno di uno stato di emergenza climatica ma le persone non ne sono consapevoli. 

Non vogliamo vedere la verità. 

Come direbbe Greta Thunberg, vorrei che le persone si facessero prendere dal panico e agissero in base allo stato di emergenza in cui ci troviamo».

Per la sua valutazione, Schellnhuber ha ideato una formula che definisce il livello di emergenza come rischio moltiplicato per urgenza. 

Per calcolare il rischio, ha usato l’approccio del settore assicurativo per moltiplicare l’entità del danno causato dalla probabilità dell’evento. 

Per l’urgenza, ha seguito il modello utilizzato dai controllori del traffico aereo, che divide il tempo necessario per reagire per il tempo rimasto per intervenire.

Schellnhuber spiega ancora: «Se subiremo un runaway climate effect, il danno potrebbe essere compreso tra 100 trilioni di euro e la perdita di civiltà. 

Direi che la probabilità che ciò accada sia di circa il 10%. 

E quando si parla dell’urgenza di decarbonizzare la società e mantenere in vita le foreste, avremo bisogno di almeno 20 anni. 

Ci restano solo 30 anni per farlo.

Se ti fidi dei numeri e della scienza, questo significa semplicemente che siamo in un profondo stato di emergenza climatica».

Le dichiarazioni e l’equazione di Schellnhuber sono arrivate come un macigno nella discussione su come risanare il nostro pianeta, una delle prime sessioni dell’evento inaugurale delle Giornate europee della ricerca e dell’innovazione che terminano domani.

Come spiega Horizon, «l’idea della conferenza è quella di fornire un forum a politici, ricercatori, accademici, organizzazioni non governative e altre parti interessate per riunirsi per tre giorni di intense discussioni per finalizzare le priorità della ricerca europea nei prossimi quattro anni».

Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, Schellnhuber ha raccomandato due priorità per l’Europa: «La prima è decarbonizzare, riducendo le emissioni a zero. 

La seconda è prendersi cura dei pozzi di carbonio naturali per cercare di evitare gli effetti climatici runaway».

Per raggiungere questi obiettivi, i fondatore del PIK ha proposto quelle che ha chiamato «tre suggestioni oltraggiose: costruire grattacieli di legno invece che utilizzare cemento e acciaio per l’edilizia; creare i cosiddetti ”transition super-labs” decarbonizzando tre o quattro intere regioni;  pagare per affittare foreste in altre parti del mondo in modo che non vengano bruciate per scopi economici».

Nella sua agenda per l’Europa, la presidente incaricata della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha invitato l’Europa a diventare il primo continente climate-neutral e con il suo European Green Deal si è impegnata, durante i suoi primi 100 giorni di governo, di trasformare in legge l’obiettivo 2050 climate neutrality.

Il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič, che ha parlato nella stessa sessione nella quale è intervenuto Schellnhuber, ha confermato che «la presidente eletta von der Leyen è stato molto chiara al riguardo, la priorità numero uno sarà il green deal. 

Dice che l’UE deve dare l’esempio.

Abbiamo anche dimostrato che se lo fai nel modo giusto, funziona.

Siamo l’unica grande economia che è riuscita a dividere la crescita economica e disaccoppiarla dalle emissioni di CO2».

Schellnhuber ritiene che «dato che la rivoluzione industriale ha avuto inizio in Europa, il blocco dovrebbe mostrare ulteriore leadership, anticipando l’obiettivo di decarbonizzazione al 2040».

L’importanza che l’Europa assuma la leadership sui cambiamenti climatici e la scienza in generale è stata sullo sfondo del primo giorno della conferenza ed è stata sottolineata da Carlos Moedas, commissario europeo per la Ricerca, la scienza e l’innovazione,  che nel discorso di apertura ha ricordato un recente sondaggio di Eurobarometro  secondo il quale «il 93% degli europei considera davvero grave il problema dei cambiamenti climatici e ritiene che dobbiamo fare qualcosa.

Avreste mai creduto che sarebbe stata una ragazza europea di 16 anni a mostrare la strada sui cambiamenti climatici? 

Questo mi dà una grande speranza per il futuro».

Il prossimo programma di finanziamento per la ricerca e l’innovazione europea, Horizon Europe, dovrebbe stanziare 100 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027.

Oltre ai finanziare la ricerca di base e a promuovere l’innovazione, sarà progettato attorno a  clusters of challenges nei quali la ricerca e l’innovazione potrebbe aiutare a trovare soluzioni.

E tra le sfide individuate nel primo giorno della conferenza ci sono i migranti privi di documenti, le tecnologie emergenti, la mobilità e l’energia pulita. 

Inoltre, sono iniziati i lavori per definire obiettivi concreti per le “missioni” di Horizon Europe, che daranno forma alla ricerca e all’innovazione per ottenere i risultati previsti in 5 aree: adattamento ai cambiamenti climatici, compresa la trasformazione della società; cancro; oceani, mari, acque costiere e interne in salute; città climate-neutral e smart; salute del suolo del cibo.

Schellnhuber ha concluso: «I cambiamenti climatici sono trasversali a tutte le sfide future dell’Europa.

Mi fanno sempre una domanda: “perché parli sempre di clima e non di altro?”.

Io rispondo: “Se non risolviamo la crisi climatica, possiamo dimenticarci il resto”».

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 settembre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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