Bologna, la città dichiara “stato di emergenza climatica”. E lo fa accettando il manifesto degli attivisti di Extinction Rebellion

 

Anche la città di Bologna ha dichiarato, oggi, lo “stato di emergenza climatica, ambientale ed ecologica”.

Non è la prima città farlo, ma è la prima che arriva a questo risultato andando incontro alle richieste avanzate dal movimento Extinction Rebellion: il gruppo di attivisti per il clima e contro l’estinzione umana ormai noto nel mondo e che si sta facendo lentamente conoscere anche in Italia, grazie a flash mob molto radicali e al coinvolgimento di lavoratori e adulti, a differenza dei Fridays for Future.

Coi quali, pure, Extinction Rebellion collabora in vista di identici obiettivi, tanto che erano in piazza insieme lo scorso venerdì 27 per lo Sciopero Globale per il clima.

Da zero emissioni nel 2030 alle Assemblee Cittadine: gli obiettivi della mozione

Una giornata storica per Bologna, che ha spezzato un silenzio istituzionale, riconosciuta un’emergenza, e manifestata l’intenzione di rendere Bologna parte del cambiamento globale”, scrivono sulla propria pagina Facebook bolognese gli attivisti del movimento.

L’ordine del giorno del consiglio comunale bolognese è stato approvato da Pd, Città comune, Coalizione civica, M5s, misto e Insieme Bologna e ricalca il documento proposto dal movimento: come hanno spiegato Emily Clancy e Federico Martelloni di Coalizione civica – che gli attivisti hanno ringraziato esplicitamente sulla loro pagina, insieme ai consiglieri Andrea Colombo e a Dora Palumbo – c’è stato un lavoro affinché il Consiglio “assumesse unitariamente e integralmente la dichiarazione”.

Radicali gli obiettivi messi nero su bianco nella mozione approvata: impegno a dire la verità sui numeri; obiettivo zero emissioni nel 2025, con l’obiettivo intermedio di ridurre del 50% entro il 2025; disincentivi per le aziende che non si adeguano agli obiettivi di riduzione dei gas serra; introduzione di una road map da produrre entro 100 giorni con le misure da intraprendere; azioni di vero e proprio rimboschimento e non semplice tutela del verde; messa in discussione di un paradigma di crescita e sviluppo indiscriminati e ormai incompatibili con la sostenibilità; costituzione di Assemblee Cittadine, strumento chiave per ripensare una politica diversa.

E proprio in merito alla partecipazione dei cittadini, in Aula è stato approvato un odg del dem Andrea Colombo per chiedere al governo di valutare l’istituzione di un “Commissario straordinario per l’emergenza climatica” e a la “creazione a livello locale di una assemblea cittadina per il clima”.

Trasparenza sui numeri, giustizia climatica, non violenza: i valori di Extinction Rebellion

Il percorso attraverso cui si è arrivati a questo risultato storico lo spiega Pasquale, 28 anni, lavoratore e attivista di Extinction Rebellion Bologna: “Il movimento è nato a maggio scorso su aggregazione spontanea di pochi cittadini”, racconta.

Durante la prima presentazione sono arrivate quaranta persone e da lì siamo partiti, con divisione dei gruppi di lavoro e calendario delle azioni a bassa intensità (come i die-in, stendersi a terra fingendosi morti).

Per la stesura della bozza, invece, siamo stati aiutati anche da alcuni consiglieri scientifici del CNR di Bologna che si occupano di clima”.

Le altre tappe sono state l’organizzazione di una serie di iniziative – come ‘Nessun Dorma’, proiezione del documentario Antropocene in Piazza Maggiore -, uno sciopero della fame di una settimana, dibattiti, laboratori e assemblee; infine l’incontro con Assessore all’Ambiente e poi, a metà settembre, la seduta alla Commissione Ambiente.

Ma perché questa mozione è più radicale di altre?

Non si parla solo di crisi climatica, ma anche ecologica, perché si riconosce l’impatto antropico sulle specie viventi e gli ecosistemi”, precisa l’attivista.

Si pretende trasparenza sui numeri della crisi rispetto ai cittadini.

Inoltre, un altro aspetto fondamentale per il nostro movimento è, in un’ottica di democrazia deliberativa, l’importanza di impegnarsi sulla costruzione di un meccanismo che consenta ai cittadini di partecipare alle tematiche ambientali.

Infine, sempre importantissimo per noi, è il principio della giustizia climatica: non vogliamo che paghino i cittadini, ma chi ha avuto i margini profitti più alti e per questo, ad esempio siamo contro la carbon tax.

Giustizia climatica è anche non cedere al ricatto occupazionale: laddove si ridimensiona una azienda inquinante i lavoratori devono essere trasferiti”.

Proprio per questo, il movimento di Extinction Rebellion di Bologna ha commentato sulla propria pagina Facebook quanto avvenuto durante il consiglio comunale, durante il quale alcuni lavoratori hanno rivendicato la loro “emergenza lavorativa”.

La scena è stata emblematica di una narrazione che contrappone le lotte sociali all’emergenza per la salvaguardia del pianeta.

Ma non può esserci giustizia ecologica senza giustizia sociale”.

Il prossimo appuntamento di questo movimento di disobbedienza civile radicale ma non violento, e caratterizzato anche da una certa creatività e fantasia, non è locale ma globale: dal 7 al 13 ottobre, a Roma, dove avrà luogo la settimana della Ribellione Internazionale.

All’insegna dei valori ben raccontati anche nel sito: “Siamo una rete non violenta, evitiamo di biasimare e di incolpare, accogliamo tutti e ogni parte di ciascuno, abbiamo una visione condivisa del cambiamento”.

(Articolo di Elisabetta Ambrosi, pubblicato con questo titolo il 2 ottobre 2019 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

 

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