Il Consiglio Ue chiede tasse ambientali e una riforma fiscale verde per l’economia circolare

 

Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato nuove conclusioni sull’economia circolare, definendola «un importante fattore propulsivo per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, rispettare i limiti del nostro pianeta e conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite».

Le conclusioni, contenute nel documento More circularity – Transition to a sustainable society, prendono le mosse da quanto fatto nell’Ue in ambito di economia circolare negli ultimi mesi, come la direttiva che limita l’impiego della plastica monouso o ancor più il pacchetto normativo sull’economia circolare approvato lo scorso anno e composto da quattro direttive che l’Italia è chiamata a recepire entro luglio 2020.

Nonostante i progressi conseguiti finora rimane il fatto che solo l’11,7% delle risorse materiali utilizzate nell’Ue proviene da prodotti riciclati e materiali di recupero, risparmiando così l’estrazione di materie prime primarie: dunque, poco più di un decimo dell’economia europea può dirsi “circolare”.

È evidente il bisogno di accelerare, mettendo in campo strumenti che siano non solo normativi ma anche fiscali.

Da una parte infatti il Consiglio invita la Commissione a «presentare un ambizioso quadro strategico a lungo termine che comprenda una visione comune per un’economia circolare e ad adottare un nuovo piano d’azione per l’economia circolare che preveda azioni mirate», promuovendo inoltre «la circolarità a livello sistemico in tutta la catena del valore, anche dal punto di vista dei consumatori, in settori chiave come quello alimentare, tessile, dei trasporti, dell’edilizia e della demolizione».

Questo significa ad esempio intervenire anche sul fronte dei rifiuti speciali, che in Italia sono circa il quadruplo degli urbani, mentre anche il pacchetto normativo Ue sull’economia circolare approvato lo scorso anno si dedica quasi esclusivamente agli urbani.

Poi c’è il fronte delle leve fiscali, abbinato al tema degli acquisti verdi (Gpp) da parte della pubblica amministrazione: le conclusioni del Consiglio Ue infatti «incoraggiano l’uso di strumenti economici quali la tassazione ambientale, le riforme fiscali verdi e la responsabilità estesa del produttore per promuovere l’economia circolare e modelli di produzione e di consumo più sostenibili, nonché per migliorare la gestione dei rifiuti.

Il Consiglio sottolinea che l’aggiudicazione degli appalti di prodotti e servizi può stimolare i mercati e gli investimenti circolari in cicli puliti, sicuri, non tossici e sostenibili».

Spunti che potrebbero (e dovrebbero) essere d’interesse anche per il Governo italiano, che peraltro siede proprio all’interno del Consiglio Ue, e che sta redigendo in queste settimane la prima legge di Bilancio dell’esecutivo giallorosso.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 ottobre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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