Trivelle: lettera aperta di Greenpeace, Wwf e Legambiente al ministro Patuanelli

 

Greenpeace, Wwf e Legambiente hanno inviato oggi una lettera aperta al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per chiedere quali siano gli atti concreti del governo in materia di prospezione, ricerca ed estrazione e di idrocarburi, dopo l’annuncio da parte dell’esecutivo di una normativa che vieterà il rilascio di nuove concessioni.

La Associazioni chiedono al ministro risposte chiare su tre punti/percorsi dirimenti:

1. Il decommissioning delle 34 piattaforme (l’80 per cento delle quali nella fascia di interdizione di 12 miglia dalle coste e il 50 per cento senza Valutazione di Impatto Ambientale) individuate nel “Programma italiano di attività per le dismissioni piattaforme offshore”, redatto a fine 2018 dopo due anni di confronto tecnico tra lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Assomineraria (l’associazione di categoria dei petrolieri) e le associazioni ambientaliste (Greenpeace, Legambiente e WWF).

Piano che, come ricordato recentemente dagli stessi petrolieri, prevede lo smantellamento e la messa in sicurezza ambientale nel breve periodo (2020-2025) di 22 relitti industriali, pericolosi per l’ambiente e la navigazione, e di altri 12 nel medio periodo;

2. Una normativa, annunciata dal governo, che introduca il divieto di nuove concessioni, in modo da stabilire un chiaro e definitivo termine temporale (come ha fatto la Francia), non solo per impedire altre trivellazioni in futuro, ma anche per determinare norme e procedure che favoriscano il decommissioning di quelle esistenti, creando le condizioni per la creazione di una filiera economica per lo smantellamento, la bonifica, il conferimento a terra e il recupero e il riuso dei materiali.

Norme precedute da:

a) la cancellazione di quei passaggi del decreto Sblocca Italia (decreto legge n. 133/2014, convertito nella legge n. 164/2014) che favoriscono l’iter autorizzativo delle attività finalizzate alle trivellazioni e mettono a rischio il delicato equilibrio ambientale del Golfo di Venezia;

b) la profonda modifica della normativa di settore, con l’eliminazione delle esenzioni (franchigia) per i petrolieri dal pagamento delle royalties, nonché

c) delle disposizioni che consentono ancora l’uso dell’airgun e

d) che non contemplino nelle valutazioni ambientali l’obbligo di produrre la documentazione sul rischio di incidente rilevante;

3. Quale sarà la definizione del Piano della Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee – PiTESAI (ai sensi dell’art. 11-ter della legge n. 12/2019), che dovrebbe essere sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica e approvato entro l’agosto 2020.

Piano che non solo dovrà rendere effettive e prioritarie le scelte di sostenibilità ambientale, sociale ed economica sulla strada della decarbonizzazione, ma soprattutto essere coerente con l’obiettivo della riduzione drastica – con il fine ultimo della cancellazione – dell’estensione delle aree del nostro Paese dove sono consentite prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, cominciando dalla cancellazione immediata della Nuova Zona E, istituita nel 2013 e dove al momento non risulta alcuna autorizzazione, situata nel Mar Balearico a ridosso delle coste nord-occidentali della Sardegna. Una vera minaccia per il Santuario Pelagos e per la tutela dei cetacei.

Secondo i direttori di Greenpeace, Wwf e Legambiente – Giuseppe Onufrio, Gaetano Benedetto e Giorgio Zampetti – si deve partire da un’affermazione contenuta nel programma del governo in carica: «Bisogna introdurre una normativa che non consenta, per il futuro, il rilascio di nuove concessioni di trivellazioni di idrocarburi» per chiarire che, «vista l’emergenza climatica in corso, occorrono immediati segnali concreti per una svolta decisiva verso la decarbonizzazione perché, come viene confermato dalla montante e inarrestabile presa di coscienza globale: il nostro futuro è adesso!

Da anni le nostre associazioni sono impegnate quotidianamente nel contrastare nuove autorizzazioni per permessi di prospezione, ricerca e coltivazione di gas e petrolio, in particolare in mare, considerando che solo le esenzioni e i sussidi perversi assicurati dallo Stato, e la posizione dominante di pochi gruppi industriali (per primi ENI ed Edison, che risulta stia cedendo questo ramo di attività ai Greci di Energean), consentono di ritenere vantaggioso perforare i nostri fondali, poveri di giacimenti fossili, mettendo a rischio le risorse ambientali marine di cui vivono oltre che le popolazioni costiere, anche gli operatori turistici e i pescatori».

E tre associazioni ambientaliste concludono: «Se si vuole davvero perseguire la strada dello sviluppo sostenibile, come dichiarato con forza nel programma di governo, si cominci da iniziative su cui già esiste un confronto avanzato quali quelle relative alle trivellazioni offshore, che si inscrivono nel percorso di decarbonizzazione che sarà delineato dall’atteso Piano Nazionale Energia e Clima (PNIEC) e andranno ad integrare l’impegno per l’emancipazione dai combustibili fossili, già stabilito dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017, con il phase out dal carbone entro il 2025».

(Lettera pubblicata con questo titolo il 10 ottobre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

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