Antartide: i fiumi “sottosopra” di acqua calda che erodono la banchisa glaciale

 

Lo studio “Troughs developed in ice-stream shear margins precondition ice shelves for ocean-driven breakup”, pubblicato su Science Advances da un team di ricercatori statunitensi guidato da Karen Alley del Department of Earth Sciences del College of Wooster, descrive come dei fiumi di acqua “calda” che scorrono sotto la calotta e la banchisa polare dell’Antartidae stanno contribuendo a creare condizioni che conducono alla rottura della piattaforma di ghiaccio e all’innalzamento del livello del mare.

La Alley dice che «questi fiumi “sottosopra” stanno erodendo dal basso i bordi già fratturati delle spesse banchise galleggianti ghiaccio antartiche, accelerando così un il contributo del continente all’innalzamento dei mari in aumento».

In un comunicato stampa del Cooperative Institute for Research in Environmental Studies (CIRES), una partnership tra National Oceanic and Atmospher Administration (Noaaa) e Università del Colorado – Boulder, dove ha conseguito un dottorato di ricerca., la Ally spiega che «questi effetti pesano.  Ma non sappiamo ancora esattamente quanto».

Lo studio analizza in che modo due fattori contemporaneamente all’opera stanno indebolendo le banchise glaciali.

I ghiacciai formano ghiaccio galleggiante che si estende da terra a mare ( tre quarti del continente antartico è circondato da queste estensioni della calotta glaciale, il ghiaccio che scorre in mare spesso si frantuma lungo i suoi bordi, o “margini di taglio”, specialmente quando scorre rapidamente.

Questo diluisce il ghiaccio nei margini di taglio che sono più vulnerabili all’erosione dal basso dei “fiumi rovesciati caldi”, che possono essere larghi miglia e lunghi decine di miglia.

Al Cires spiegano ancora: «Le banchise possono essere circondate da pareti simili a canyon e dossi sul fondo dell’oceano. 

Se trattenute da questi ostacoli rocciosi, le piattaforme di ghiaccio rallentano lo scorrimento del ghiaccio dall’interno del continente verso l’oceano. 

Ma se una banchisa ghiaccio si ritira o cade a pezzi, il ghiaccio a terra scorre molto più rapidamente nell’oceano, aumentando i tassi di aumento del livello del mare».

Attraverso le immagini satellitari di MODIS e di altri satelliti la Alley è riuscita a individuare i crepacci sotto la banchisa antartica e i ricercatori evidenziano che mentre i ghiacciai scorrono verso il mare dove si trasformano nella banchisa galleggiante, sono vulnerabili all’erosione dal basso a causa dell’afflusso di acqua “calda” oceanica che tende a prevalere su quella fredda dei ghiacciai e “trovare” punti deboli nel ghiaccio galleggiante, formando a volte un “fiume rovesciato”.

La Alley e i suoi colleghi avevano già mappato questi fiumi o “canali basali” nello studio “Impacts of warm water on Antarctic ice shelf stability through basal channel formation”, pubblicato su Nature Geoscience nel 2016, individuandoli come corrugamenti o cedimenti su superfici di ghiaccio altrimenti lisce.

Ora, dopo aver messo insieme tutti i dati, hanno dimostrato che «è più probabile che si formino grandi canali basali ai margini di taglio – le parti più deboli – delle banchise di ghiaccio a flusso rapido. 

L’acqua calda dell’oceano trova quei punti deboli lungo la base della piattaforma glaciale, erodendone e indebolendone i margini e portando le banchise più vulnerabili al ritiro a al collasso».

In passato, i ricercatori non sapevano che le intrusioni di acqua “calda” fossero così comuni sotto i margini della banchisa, ma il team della Alley, utilizzando le immagini satellitari ha dimostrato, ai margini di molti dei ghiacciai dell’Antartide che stanno cambiando più rapidamente, l’acqua calde risale in superficie, sciogliendo il ghiaccio marino e formando aree di acque libere chiamate polinie.

Lo studio ha scoperto che le polinie si formano anno dopo anno negli stessi punti, il che significa che l’acqua calda si sta effettivamente incanalando sotto i margini di taglio sottili e deboli della banchisa.

Gli scienziati del Cires avvertono che «questi processi sembrano avvenire sulle bsanchise glaciali in Antartide che in Groenlandia».

Probabilmente si tratta di qualcosa di diverso dagli effetti dannosi dell’acqua di fusione sulla superficie delle banchise che gli scienziati avevano studiato in precedenza riguardo alle piattaforme di ghiaccio. 

Secondo un altro autore dello studio, Ted Scambos del Cires e dell’università del Colorado – Bulder, e leader dell’International Thwaites Glacier Collaborative «ora stiamo assistendo a un nuovo processo, nel quale l’acqua calda taglia le banchise dal basso.

E’ come segnare una lastra di vetro, l’incisione rende la banchisa più debole, e in pochi decenni è sparita, dando via libera alla calotta glaciale che può sfociare più velocemente nell’oceano».

Il nuovo studio è stato effettuata esaminando molte immagini satellitari, insieme ai dati sull’innalzamento del livello del mare provenienti da tutta l’Antartide, ma la Alley riuscirà andare, per la prima volta, sulle sue amate banchise antartiche con una spedizione che si svilupperà dal 16 novembre al primo febbraio  e ha detto che «questo è un sogno diventato realtà», perché avrà l’opportunità di utilizzare strumenti sismici e radar che penetrano nel terreno per studiare le interazioni ghiaccio-oceano che si verificano vicino al ghiacciaio Thwaites e alla banchisa Dotson nell’Antartide occidentale.

(Articolo pubblicato con questo titolo l’11 ottobre 2019 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas