Lo sciopero degli scienziati per il clima

 

Anche gli scienziati disubbidiscono.

Circa quattrocento fra climatologi, fisici, biologi, ingegneri ed esperti di altre discipline, provenienti da 20 paesi, hanno aderito al movimento Extinction Rebellion che si batte per il clima e organizza dimostrazioni pressoché quotidiane in varie città del mondo.

La loro azione tipica consiste nell’occupare ponti o importanti arterie del traffico, bloccando interi quartieri.

Per questo gli arresti di membri del gruppo sono all’ordine del giorno: 2.700 solo nell’ultima settimana, da Melbourne ad Amsterdam.

Sabato alcune decine di scienziati sono scesi in piazza a Londra, nella manifestazione per l’ambiente organizzata di fronte al Museo delle Scienze.

Il gruppo si chiama “Scientists for Extinction Rebellion”.

Il loro programma è sintetizzato in tre punti: di’ la verità, agisci subito, vai oltre la politica.

Crediamo che l’inazione prolungata dei governi a proposito della crisi climatica ed ecologica giustifichi le nostre proteste e l’azione diretta” spiega Emily Grossman, una delle coordinatrici del gruppo su Facebook, biologa e ricercatrice nel campo del cancro, nonché divulgatrice scientifica sulla tv inglese.

Purché le proteste siano pacifiche e non violente, possono spingersi anche oltre i limiti della legge” aggiunge.

Il gruppo degli scienziati si è affiliato a Extinction Rebellion, un movimento nato in Gran Bretagna circa un anno fa e ora diffuso in decine di paesi del mondo.

Il suo simbolo è una clessidra inscritta in un cerchio, che indica quanto scarso sia il tempo rimasto a disposizione per salvare il pianeta.

Nella manifestazione di sabato a Londra sono stati arrestati 1.300 volontari, che si aggiungono ai quasi 1.500 finiti in manette nella settimana precedente fra Bruxelles, Amsterdam, New York, Sydney, Melbourne e Toronto.

Domani, lunedì, sono previste nuove iniziative in diverse città del mondo.

Gli scienziati che aderiscono a Extinction Rebellion spiegano di sentirsi costretti a parlare e a far sentire la verità: “L’urgenza della crisi è così grande che molti scienziati sentono il bisogno e il dovere morale di intraprendere un’azione radicale” spiega ancora Grossman.

Molti dei ricercatori che fanno parte del movimento hanno contribuito con i loro studi ai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), l’organismo delle Nazioni Unite che fa il punto, con i dati della scienza, sul progredire del riscaldamento climatico.

Ma non possiamo accettare che il ruolo degli scienziati sia solo quello di scrivere articoli per pubblicarli su riviste oscure e sperare che in qualche modo qualcuno presti loro attenzione” spiega Julia Steinberger, che insegna economia dell’ambiente all’università di Leeds e partecipa alla stesura dei rapporti dell’Ipcc.

Dobbiamo ripensare il ruolo dello scienziato e inserirci nel cambiamento sociale in modo urgente e massiccio.

Non possiamo permetterci la science as usual” ha concluso.

 

(Articolo di Elena Dusi, pubblicato con questo titolo il 13 ottobre 2019 sul sito online del quotidiano ”la Repubblica”)

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