Plastica addio: così le aziende aiutano l’ambiente. Greenpeace: “Ripartire dal packaging”

 

Dai grandi processi industriali ai micro passaggi della piccola distribuzione, l’esigenza di ridurre l’uso della plastica è ormai sempre più urgente all’interno delle aziende di tutto il mondo.

Lo chiede l’ambiente, e soprattutto lo chiedono i consumatori.

Secondo Greenpeace, però, le soluzioni promosse dalle grandi imprese che si occupano di alimenti e bevande non riducono a monte la produzione di packaging usa e getta, e consentiranno di perpetuare un modello di business e di consumo insostenibile.

La produzione di plastica aumenterà drasticamente nei prossimi anni“, commenta Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento della ong, a margine del rapporto “Il Pianeta usa e getta. Le false soluzioni delle multinazionali alla crisi dell’inquinamento da plastica”.

Tuttavia, l’attenzione nei confronti del problema cresce in modo esponenziale.

In Europa, l’associazione europea delle materie plastiche ha messo nero su bianco l’obiettivo di prevenire la dispersione dei rifiuti di qualsiasi tipo, compresi quelli di plastica, e ha accolto con favore l’approvazione della direttiva SUP da parte del Parlamento europeo.

Paesi come il Rwanda hanno avviato una campagna per abbattere l’utilizzo della plastica, rendendo illegale importare, produrre, usare o vendere borse e confezioni di plastica, ad eccezione di prodotti specifici per ospedali e farmaci.

Un anno fa, nel giorno di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia e dell’ecologia, anche il nostro ministero dell’ambiente è diventato plastic free, dando il via a una buona pratica che ha rivoluzionato, in questi mesi, moltissime realtà, tanto che oggi più di 250 tra scuole, università, istituzioni nazionali e locali, associazioni, piccole aziende e multinazionali hanno preso un impegno formale per la messa al bando della plastica monouso.

L’iniziativa “Milano Plastic Free“, presentata dall’amministrazione insieme a Legambiente e Confcommercio, ha messo in moto varie iniziative per dire addio alla plastica monouso e arrivare preparati al 2021, quando entreranno in vigore le nuove norme europee che metteranno al bando molti oggetti usa e getta, che costituiscono il 49% dei rifiuti marini.

Per le nuove generazioni, le parole chiave sono sostenibilità e felicità, e questa nuova onda – esternata a partire dal movimento Fridays for Future – attira inevitabilmente l’attenzione delle multinazionali, che hanno i millennials come clienti e futuri manager.

Ha fatto il giro del mondo il documento sottoscritto dai Ceo delle maggiori aziende Usa verso una governance più sostenibile, che tenga conto prima della sostenibilità delle scelte e poi del profitto, e a gennaio è nata anche l’Alliance to end plastic waste (Aepw), composta per ora da quasi 30 multinazionali operanti in nord e sud America, Europa, Asia, Africa e Medio Oriente, attive nella catena del valore (cosiddetta value chain) dei beni di consumo e della plastica, “volta a proporre soluzioni innovative per contrastare la dispersione dei rifiuti di plastica nell’ambiente, in particolare negli oceani“.

L’obiettivo è quello di destinare, nei prossimi 5 anni, 1,5 miliardi di dollari alla lotta ai rifiuti di plastica dispersi nell’ambiente.

Prendendo tre colossi su tutti, Amazon si è attivata introducendo un’opzione – l’Amazon Day – che consente di effettuare più ordinazioni anche in giorni diversi e riceverle tutte nello stesso momento.

Dal 2015 l’azienda svedese Ikea utilizza soltanto cotone prodotto in modo sostenibile e mesi fa ha anche lanciato la serie Gunrid, una tenda realizzata con un tessuto particolare in grado di purificare l’aria di casa tua dall’inquinamento domestico.

Nel 2018 la multinazionale svizzera Nestlè aveva annunciato di voler rendere i suoi imballaggi al 100% riciclabili o riutilizzabili entro il 2025 e nel corso del 2019 le sue azioni si sono concretizzate.

Il mondo della moda ha avviato la rivoluzione a partire da Gucci che, per avvicinarsi all’obiettivo zero emissioni, ha incrementato l’utilizzo di energie rinnovabili e l’aumento del riciclo degli scarti di pelle e di tessuto generati nei processi di produzione. 

La famosa piattaforma europea Zalando ha invece annunciato la propria intenzione di rendere i propri imballaggi sostenibili al 100% entro il 2020.

Sul fronte tecnologico, l’azienda di prodotti hi-tech LG ha lanciato il programma “Zero Carbon 2030”, puntando a eliminare la propria impronta di carbonio entro quella data, Samsung si è impegnata a sostituire tutti i suoi imballaggi in plastica con materiali ecosostenibili come bioplastiche o comunque materiali biodegradabili, e Vodafone Italia ha lanciato l’iniziativa ‘’Save the Planet” per eliminare la plastica monouso dai propri uffici.

Spesso le iniziative coinvolgono direttamente i dipendenti aziendali: è il caso di Heineken Italia, i cui lavoratori – grazie all’iniziativa “10.000 per l’ambiente”, in collaborazione con Legambiente – in un mese hanno raccolto 13,5 tonnellate di rifiuti.

L’impostazione eco-friendly dell’azienda di birra Corona è ormai cosa nota, soprattutto perché dal 2017 collabora con l’associazione Parley for the Oceans, ma ora scendono in campo anche realtà come Ichnusa, che offre l’opzione del vuoto a rendere, tramite il lancio di una linea green caratterizzata dal tappo verde.

E i più piccoli non stanno certo a guardare.

Ad Amsterdam il supermercato della catena Ekoplaza, specializzato in prodotti biologici, ha creato un comparto dove la plastica non c’è.

I mercati contadini della Bay Area di San Francisco hanno iniziato a eliminare le borse di plastica già nel 2009, cosa che stanno iniziando a fare anche i mercati contadini in Italia.

In Italia, Sorma Group ha lanciato una nuova linea di confezioni per ortofrutta eco-friendly e Scm Group ha messo un freno a sprechi e rifiuti, con più di 3000 borracce di vetro distribuite ai dipendenti di tutte le sedi italiane e molti altri accorgimenti ecosostenibili.

(Articolo di Sara Ficocelli, pubblicato con questo titolo il 26 ottobre 2919 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

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