Greta Thunberg cerca, con un nuovo gesto simbolico, di scuotere la politica e la società sul cambiamento climatico. E stavolta lo fa prendendo posizione pubblica contro un premio ricevuto. E lo scrive su Instagram: “Ho ricevuto il premio ambientale del Nordic Council nel 2019. Ho deciso di rifiutare questo premio, anche se è un grande onore. Ciò di cui abbiamo bisogno è che i nostri politici e le persone al potere inizino a dare ascolto alla scienza“. Continua Greta: “I paesi nordici hanno una grande reputazione in tutto il mondo quando si tratta di problemi climatici e ambientali. Non mancano di vantarsi. Non mancano belle parole. Ma quando si tratta delle nostre emissioni e dell’impronta ecologica pro capite allora è tutta un’altra storia“. L’attacco è puntuale e Paese per Paese: “In Svezia viviamo come se avessimo a disposizione quattro pianeti, come sostengono il Wwf e Global Footprint Network. E più o meno lo stesso vale per l’intera regione nordica“. “In Norvegia, ad esempio, il governo ha recentemente rilasciato un numero record di permessi per cercare nuovo petrolio e gas. Un impianto petrolifero e di gas naturale appena aperto dovrebbe produrre petrolio e gas naturale per 50 anni; generando emissioni globali di anidride carbonica pari a 1,3 tonnellate“. “L’accordo di Parigi – continua Greta – che tutti i paesi nordici hanno firmato, si basa sull’aspetto dell’equità, il che significa che i paesi più ricchi devono aprire la strada. Siamo i paesi che hanno la possibilità di fare di più. Eppure continuiamo a non fare praticamente nulla“. Fino a quando non farete qualcosa, “io rinuncerò al premio e alle 500.000 corone svedesi del premio“, pari a circa 46mila euro. La conclusione e la firma ha un sapore fortemente sarcastico: “Auguri“. Poi la firma. Greta Thunberg. E i social sono in visibilio, […]
Archivi Giornalieri: 30 Ottobre 2019
Il ministro dell’Ambiente vuole una modifica della plastic tax. Durante un convegno sull’economia circolare, questa mattina a Roma, Sergio Costa ha annunciato che ci sono trattative con i ministeri dell’Economia e dello Sviluppo economico per modificare la misura inserita nel Documento programmatico di bilancio lo scorso 15 ottobre. Nel Documento si prevede l’introduzione “di una imposta sugli imballaggi di plastica con decorrenza dal 1° giugno 2020 (aliquota 1 euro per kg)“. Ora Costa afferma che la tassa sulla plastica confermata in Manovra “va assolutamente rimodulata” e “ne stiamo parlando, sicuramente una quadra la troviamo“. “Parliamo di economia circolare“, ha aggiunto “ci sono le plastiche compostabili, che sono una realtà importante per l’Italia e che vanno nel compost.” Quindi tassare “tutto ciò che non è riciclabile ha un senso” mentre “ciò che è riciclabile non va assolutamente tassato“. La tassa era stata subito criticata, con motivazioni diverse, da più parti. Le associazioni delle imprese avevano rilevato che si tratta di un aggravio che ricadrà sui consumatori, mentre le associazioni ambientaliste come Legambiente e Wwf, pur salutando con favore una misura per arginare il consumo di plastica, avevano chiesto appunto che si distinguesse tra plastica riciclabile e non. Il titolare del Mef, Roberto Gualtieri, nello stesso convegno ha detto che la plastic tax sarà “applicata esclusivamente sui manufatti plastici destinati a essere usati una sola volta“, e ha fatto degli esempi, come “il bicchiere di plastica usa e getta e non il bicchiere di plastica riutilizzabile, il contenitore di plastica del supermercato e non il contenitore in plastica per uso casalingo, la bottiglietta di plastica e non le borracce in plastica“. La plastic tax, ha ribadito Gualtieri, “non contempla le plastiche biodegradabili che non saranno toccate, anzi, introduciamo incentivi per l’innovazione dei processi produttivi che sostengano la riconversione verso la produzione delle plastiche […]
L’azienda chimica Caffaro di Brescia continua ad inquinare. Almeno così la pensa la procura di Brescia che ha iscritto 8 persone nel registro degli indagati per nuovi casi di sversamenti di mercurio da capannoni e cromo dalle vasche dell’azienda, attiva tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta, già finita nel mirino della magistratura per aver prodotto e sversato tonnellate di Pcb (policlorobifenili). Gli accertamenti seguono alcune relazioni dell’Arpa degli scorsi mesi nelle quali si segnalavano le perdite. Tra le persone sotto inchiesta figura anche Roberto Moreni, commissario straordinario del Sito di interesse nazionale, che è indagato per la fuoriuscita di mercurio da un capannone posto sotto sequestro nelle scorse settimane, così come Marco Cappelletto, commissario liquidatore di Caffaro Chimica, Fabrizio Pea e Alfiero Marinelli, delegato per l’ambiente e la sicurezza dell’azienda. Per la vicenda invece del cromo fuoriuscito da tre vasche sono accusati di inquinamento Donato Todisco, proprietario del gruppo Chimica Fedeli, l’amministratore delegato Alessandro Quadrelli, il direttore generale Alessandro Francesconi e il direttore dello stabilimento di via Milano, Vitantonio Balacco. L’iscrizione – si spiega in ambienti investigativi – è un atto dovuto per permettere nuovi accertamenti irripetibili. Le accuse per tutti sono di inquinamento ambientale e gestione non autorizzata dei rifiuti. “Le notizie che arrivano dalla procura di Brescia sono allarmanti. Sono fiducioso nell’azione della magistratura e, se le accuse dovessero essere confermate, non ci saranno sconti per chi ha avvelenato il territorio minando il futuro di migliaia di persone”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. “Brescia è una ferita aperta per tutta l’Italia e la bonifica non può più aspettare – prosegue Costa in una nota – Per questo il Ministero e l’amministrazione locale si stanno vedendo e stanno interloquendo in questo periodo: è necessario determinare la gestione e il futuro dell’area da bonificare. I fondi sono pronti: si faccia presto. Brescia non può più aspettare”. (Articolo pubblicato con questo titolo il 28 ottobre 2019 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)
Per troppo tempo il dibattito sull’immigrazione si è limitato alle polemiche legate agli sbarchi e ai salvataggi. La fisiologia di un fenomeno strutturale e di lungo periodo, è stata appiattita sulla patologia di un fatto emergenziale e di breve periodo. Le tematiche dell’immigrazione vanno affrontate con uno sguardo razionale, lucido e pacato, lontano dalle polemiche, ma ben dentro a una questione che è uno dei grandi problemi del secolo, e ne intreccia altri altrettanto cruciali, quali gli squilibri demografici ed economici, la povertà, lo sviluppo sostenibile, le guerre. Ci occupiamo da tempo dell’argomento e sosteniamo che le migrazioni possono e debbono essere governate. Per farlo bisogna imparare a separare le questioni di fondo dalle emergenze dettate dall’attualità: e la questione delle migrazioni che oggi definiamo economiche (da sempre il grosso delle migrazioni della storia, e ancora alla base tanto delle immigrazioni verso il nostro Paese che delle emigrazioni verso altri paesi), dalla questione dei richiedenti asilo, che si intreccia alla precedente ma è lungi dall’esaurirla. Le proposte che seguono – di carattere pragmatico, e che non seguono alcuna agenda ideologica o pregiudiziale – hanno lo scopo di aprire una discussione più ampia di quella attuale, con l’obiettivo di giungere finalmente a decisioni strategiche, di lungo periodo, emancipate dalla tirannia dell’attualità, capaci di gestire i flussi di immigrazione regolare. Attivare flussi di immigrazione regolare Le migrazioni sono diventate in prevalenza irregolari da quando gli Stati hanno smesso di gestire le migrazioni regolari, limitandosi a chiudere progressivamente le frontiere, nell’illusione che questo avrebbe prodotto la fine dei flussi. I flussi non sono cessati, ma si è semplicemente offerta ai trafficanti di uomini la possibilità di gestirli nel loro interesse. Occorre che gli Stati si riapproprino di questa loro primaria potestà. Dovrebbe farlo l’Europa (un accordo in questo senso dovrebbe essere un […]
La Commissione tecnica Via/Vas del Ministero dell’Ambiente ha bocciato il progetto di ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino presentato da Enac e Adr, ritenendolo “incompatibile” con la riserva naturale sulla quale dovrebbe sorgere. Il Progetto Aeroporto di Fiumicino – Masterplan 2030 era stato presentato da Enac/AdR il 31 marzo 2017, e fino a pochi giorni fa era ancora in attesa della Valutazione di Impatto Ambientale (Via) dal Ministero. “Si è quindi lavorato, anche su sollecitazione dei cittadini, affinché venisse superata questa condizione di stallo. La Commissione ha espresso parere negativo sulla compatibilità ambientale del progetto, ritenendo incompatibile la costruzione delle infrastrutture aeroportuali con l’area della Riserva Naturale“, si legge in una nota del Ministero. “Abbiamo fermato l’ampliamento dell’aeroporto di Fiumicino. Sarebbe stata l’ennesima speculazione di cemento in un territorio già martoriato“, scrive su Facebook il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che continua: “Per me questa è una vittoria. L’idea dell’ampliamento era in ballo da molti anni e andava a impattare una parte della riserva del litorale romano nonché avrebbe comportato molti espropri per decine di famiglie, solo per aumentare il sedime aeroportuale. C’è stato un continuo contatto con i cittadini per arrivare a questo punto, un lavoro sinergico che ha portato a questo risultato“. Anche il gruppo del Movimento 5 Stelle di Fuimicino fa eco al Ministro Costa: “Finalmente oggi possiamo dire che c’è lo stop ufficiale del raddoppio dell’aeroporto e che il nostro territorio e la nostra riserva sono salvi da questa speculazione. Una notizia che non solo ci rende felici ma rende giustizia al nostro territorio, protagonista da anni di una battaglia che ha coinvolto associazioni e cittadini“. Adr, con una nota, “ritiene utile ricordare – come già reso noto in alcune occasioni pubbliche – che sta lavorando da tempo con ENAC alla revisione del piano di sviluppo dell’aeroporto di Fiumicino, con l’obiettivo di coniugare la […]
Il“Miglio d’arte” di Torraccia sarà inserito all’interno della guida Touring Club Italiano e all’ingresso della pista ciclabile sarà affissa una targa. Perché? La riqualificazione della barriera antirumore è stata premiata nell’ambito del concorso nazionale “La città per il verde” che si è svolto lo scorso venerdì a Milano. Il Premio, giunto ormai alla sua ventesima edizione, organizzato dalla casa editrice Il Verde Editoriale di Milano, è assegnato ai comuni italiani, ad altri enti pubblici, a strutture private a finalità pubblica e alle Associazioni di volontariato. Gli ideatori: “Siamo entusiasti” La cerimonia di premiazione si è svolta nella giornata di venerdì, 25 ottobre, e ha conferito riconoscimenti in diversi ambiti: “verde urbano”, “manutenzione del verde” e “Il comune più organico”, infine, il premio speciale “Progetti sempre verdi”. “Siamo davvero molto orgogliosi di questo riconoscimento – ha detto a Roma Today Giuseppe Corbellini tra gli ideatori del progetto di riqualificazione di Torraccia – Un risultato che ci spinge a fare sempre di più”. Infatti, il “Miglio d’arte”, realizzato per la gran parte dagli artisti della scuderia di Franco Galvano “Arte e città a colori” non è solo l’insieme di 240 pannelli su cui sono disegnati meravigliosi murales ma da alcune settimane ha iniziato ad ospitare sculture. La prima è quella di Fabrizio Moro che l’artista Domenico Rispoli ha dedicato al cantautore romano, suo beniamino. Le visite guidate anche di notte I volontari impegnati nel decoro dell’area continuano a svolgere visite guidate con un’affluenza incredibile. E sono in tanti nel quartiere a chiedere di poter far visionare il miglio anche di sera. Purtroppo senza nessuna illuminazione per ora non è possibile. Chissà che il Miglio d’arte non venga inserito all’interno del progetto vinto dal municipio “Roma decide” e non venga realizzata anche qui un’adeguata illuminazione. (Articolo di Anna Grazia Concilio, pubblicato con questo titolo il […]
Attraverso il secondo Forum nazionale sulla bioeconomia delle foreste intendiamo contribuire a migliorare la conoscenza del nostro patrimonio forestale e aumentare la consapevolezza che una buona gestione di questa importante infrastruttura verde può incidere in maniera significativa sulla qualità della nostra vita e nell’economia. Conservare, ricostruire, rigenerare è il sottotitolo scelto per questa seconda edizione del Forum durante il quale ci occuperemo, da un lato di conservazione e tutela delle foreste, dall’altro cercheremo di promuovere una discussione sullo stato e le prospettive del settore per far crescere la sostenibilità dei prodotti e delle filiere forestali. Il Forum sarà l’occasione per affrontare le questioni legate alla conservazione delle foreste anche alla luce del lavoro in corso per definire i decreti attuativi del Testo unico sulle filiere forestali (art. 6, comma 1 del Dlgs 34/2018). Sarà l’occasione, inoltre, per confrontarci sul ruolo che le foreste possono svolgere per mitigare gli effetti del riscaldamento globale, sulle modalità di ricostruire i boschi nel caso di disastri naturali, come per la tempesta Vaia, su come combattere patologie o incendi boschivi, e sulle capacità delle foreste urbane di rigenerare e rendere complessivamente più sostenibili le nostre città. Per raggiungere questi obiettivi continuiamo un percorso di condivisione con il mondo della ricerca, le istituzioni e le imprese, per dare voce alle esperienze e alle buone pratiche di gestione forestale sostenibile e responsabile, alle mobilitazioni e all’impegno culturale a favore della crescita del patrimonio arboreo, oltre a porre attenzione alla ricerca e all’innovazione di filiera capace di generare nuovi prodotti di origine forestale in grado di sostituire la plastica negli usi quotidiani. Certamente non dimentichiamo che in questo settore è sempre più necessario che le attività siano improntate alla responsabile sociale d’impresa e al contrasto dei processi di illegalità, che è necessario creare nuove opportunità per i […]