Marino2, i costruttori: Parco Appia Antica va ristretto. Norma incostituzionale

 

Non solo ripristino del Programma “urbanistico” PRINT Ecovillage, non solo 280 milioni e 745mila euro di risarcimento danni chiesti al Comune di Marino.

Ma anche restringere il Parco dell’Appia Antica, ampliato l’anno scorso con la legge regionale numero 7.

Come?

Chiedendo di trasmettere le carte alla Corte Costituzionale affinché stronchi la norma che allarga il Parco. 

Norma che fa svanire il mega intervento edilizio noto come “Marino2”, al Divino Amore.

Lo chiedono nel loro agguerrito ricorso alla sezione seconda quater del Tar del Lazio i costruttori riuniti nel Consorzio Ecovillage, insieme a La Mole Due Srl, Cristina Srl, Futuro Immobil Italia Srl e Arcadia 2007.

Con loro anche la Dea Capital Real Estate SGR Spa, che tramite il fondo IDeA Fimit Sviluppo punta ad un gigantesco centro commerciale. 

Hanno sollevato questione di costituzionalità: la norma contrasterebbe con alcuni canoni fissati nella carta fondamentale della nostra Repubblica: articoli 3 (uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge), 41 e 42 terzo comma, che tutelano iniziativa economica privata e proprietà privata, e 117, che disciplina la potestà legislativa regionale. 

“NORMA INCOSTITUZIONALE”

La norma contestata è l’articolo 7 delle legge 7/2018, il “collegato” alla legge di bilancio regionale votato dal Consiglio regionale nella travagliata seduta notturna tra il 24 e 25 settembre.

Esso inserisce nei nuovi confini del Parco dell’Appia Antica anche la parte di Agro in zona Divino Amore.

E quindi addio nuovo paesone “Marino2” da costruire di botto, secondo l’accordo Palozzi – Polverini partorito in epoca 2010- 2011.

L’ampliamento del Parco sarebbe stato deciso contro i legittimi diritti acquisiti dai costruttori, contro diverse norme e persino contro la Costituzione.

Se il Tar deciderà di sottoporre la faccenda ai giudici costituzionali, ne potrebbe derivare la sospensione del giudizio sul ricorso in attesa della decisione costituzionale.

Se questa sarà a favore dei costruttori, la norma in questione dovrà essere cancellata e al Divino Amore si potrà costruire.

L’IRA CONTRO L’ENTE PARCO

La norma regionale che allarga il Parco e fa fuori il progettone Ecovillage, è arrivata a seguito di altre due mosse della Regione, dopo un tira e molla burocratico, tra fine ottobre e primi di novembre dell’anno passato.

Prima l’Area VIA, Valutazione Impatto Ambientale, ha chiesto un parere all’Ente Parco dell’Appia Antica.

Ha domandato se il mega-progetto era conforme con le norme di salvaguardia previste dalla legge regionale 29 del 1997, che disciplina le aree naturali protette, i monumenti naturali e i siti di importanza comunitaria.

In pratica, se lì si poteva costruire oppure no.

A detta richiesta, l’Ente Parco rispondeva in pochi giorni con nota del 5 novembre 2018, asserendo (erroneamente) che l’edificabilità doveva ritenersi esclusa […].

Una celerità che desta stupore”, scrive in grassetto l’avvocato Raffaele Izzo, nei motivi aggiunti al ricorso depositati dalla Futuro Immoibil Italia e dall’Arcadia 2007.

Sulla scorta di quel parere, la Regione ha ritenuto che anche sui terreni Ecovillage al Divino Amore sussista il vincolo di inedificabilità con il conseguente divieto a costruire.

E quindi la seconda mossa: l’Area VIA regionale ha bocciato il PRINT Ecovillage negandogli la Valutazione Impatto Ambientale, bocciando così il progetto. 

CASA NEL PARCO SÌ, ECOVILLAGE NO: PERCHÉ?

Niente più palazzi né mega-centro commerciale, dunque.

Ma secondo il legale di Futuro Immobiliare e Arcadia 2007 i diritti a costruire a loro favore si sarebbero “cristalizzati” nel lungo iter.

I costruttori lamentano la disparità di trattamento rispetto al Print “La Casa nel Parco” in zona Mugilla vicino Gotto d’Oro. 

Da qui la presunta incostituzionalità: “In presenza di due Print limitrofi, incidenti sulla medesima area, contestualmente approvati e parimenti oggetto di protocollo d’intesa Regione – Comune quello delle odierne ricorrenti (Divino Amore) viene inserito nell’ampliamento del Parco, mentre l’altro (Mugilla) ne risulta invece escluso”.

Sono due Print, Programmi integrati d’intervento urbanistico, “intimamente  collegati”, affermano le società.

Perciò, si legge nel ricorso, “la Regione avrebbe dovuto escludere dall’ampliamento del Parco anche il Print Ecovillage e non soltanto quello di Mugilla”.

Vietando di costruire sui terreni Ecovillage, “si avrebbe una sostanziale espropriazione dei beni in questione, frutto, nei fatti, di una legge provvedimento”, senza nemmeno l’indennizzo.

Il 19 luglio ci sarà l’udienza innanzi ai giudici del Tar Lazio: se riterranno la questione di costituzionalità “rilevante e non manifestamente infondata”, la gireranno alla Corte costituzionale. 

Danni chiesti anche alla Regione

Il risarcimento chiesto al Municipio marinese dai promotori di Marino2 ammonta a 280 milioni e 745mila euro.

Quasi sette volte le entrate di un anno nel bilancio comunale di Marino nel 2017 (41 milioni e 975mila euro).

Oltre 45 milioni e mezzo sono chiesti anche alla stessa Regione Lazio, in solido.

Cioè, in caso di condanna, se non paga il Comune, deve pagare la Regione stessa. 

 

(Articolo di Francesco Buda, pubblicato con questo titolo il 12 luglio 2019 sul sito online “il Caffè.tv”)

 

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