Per l’Ue gas e nucleare sono energie “verdi”, vittoria per Italia e Francia

 

In ballo ci sono i finanziamenti per il Green Deal, il piano d’azione sul clima dell’Ue, che nelle speranze della neo presidente della Commissione Ursula von der Leyen dovrebbe raggiungere i 1.000 miliardi di fondi pubblici e privati nei prossimi anni.

E il rischio era che da questo business ‘verde’ venissero escluse due fonti di energia care a diversi Paesi Ue, tra cui Germania, Italia e Francia: il gas naturale e il nucleare.

Ma alla fine, Stati membri e Parlamento europeo hanno trovato un accordo: le centrali che sfruttano queste fonti potranno rientrare nel Green Deal. Almeno in una prima fase di transizione. 

L’accordo riguarda la cosiddetta “tassonomia”, ossia il nuovo sistema di classificazione valido per tutta l’Ue che contiene l’insieme di criteri che stabiliscono cosa è verde e cosa non lo è.

Questo sistema, spiega Radiocor, “sarà particolarmente utile agli investitori, che spesso non dispongono di informazioni sufficienti per stabilire se un investimento è verde.

Tutti i soggetti finanziari che gestiscono investimenti a nome di clienti o beneficiari saranno infatti tenuti a informarli dell’impatto delle loro attività sul pianeta o sull’ambiente locale.

Le nuove norme daranno quindi maggiori possibilità di scelta a chi desidera investire nel futuro del pianeta ricavandone un utile“.

Le nuove norme si sono rese necessarie per armonizzare gli investimenti verdi su scala europea, viste le differenti valutazioni in tal senso da parte dei vari Stati membri.

Secondo l’accordo, i vari settori o tecnologie per essere considerati sostenibili devono rientrare in una delle tre categorie stabilite: “a basse emissioni di carbonio”, “transizione” e “abilitanti”.

Le attività verdi al 100% sono quelle a basse emissioni di carbonio.

Gas naturale e nucleare, invece, dovrebbero rientrare nella categoria della attività di transizione, ossia quelle attività che, pur non essendo immuni da impatti sull’ambiente, possono contribuire nel tempo (anche grazie ai progressi tecnologici) a raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 che l’Ue si è fissato.  

Questo compromesso ha permesso di vincere le resistenze e le preoccupazioni di Germania e Italia da un lato (le cui economie puntano con forza sul gas), e Francia e Paesi dell’Est dall’altro (interessati alla difesa del nucleare).

Il compromesso ha convinto anche il fronte ambientalista: “Abbiamo un accordo che sarà determinante nella transizione verso un’economia a emissioni zero”, ha affermato Tom Jess del think tank E3G.

Tuttavia, le organizzazioni per il clima guardano al prossimo passo, quando alla fine del 2020 la Commissione europea dovrebbe elaborare le soglie tecniche che determineranno quali industrie possono qualificarsi come attività “a basse emissioni di carbonio”, “transizione” o “abilitanti”. 

Il gas e il nucleare non potranno in alcun caso essere inclusi nella categoria dei cosiddetti investimenti ‘pure green’ – sottolinea l’eurodeputato Pascal Canfin – ma non sono né inclusi né esclusi in linea di principio dalle altre categorie. Come tutte le tecnologie coperte dalla tassonomia, saranno soggette al rigoroso test del principio ‘non danneggiare in modo significativo’“.

(Articolo di Dario Prestigiacomo, pubblicato con questo titolo il 17 dicembre 2019 sul sito online “Europa Today”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas