Il 4° comma dell’art. 26 della legge regionale n. 29/1997 disponeva testualmente: «Il piano adottato ai sensi dei commi precedenti è depositato per quaranta giorni presso le sedi degli enti locali interessati e della Regione. L’ente di gestione provvede, con apposito avviso da pubblicare su un quotidiano a diffusione regionale, a dare notizia dell’avvenuto deposito e del relativo periodo. Durante questo periodo chiunque può prenderne visione e presentare osservazioni scritte all’ente di gestione, il quale esprime il proprio parere entro i successivi trenta giorni e trasmette il parere e le osservazioni alla Giunta regionale. Entro tre mesi dal ricevimento di tale parere la Giunta regionale, previo esame congiunto della struttura regionale competente in materia di aree naturali protette e della sezione prima del CTCR, propone al Consiglio regionale, l’approvazione del piano, apportando eventuali modifiche ed integrazioni e pronunciandosi contestualmente sulle osservazioni pervenute». Con l’art. 5, comma 1, lettera g), numero 2), della legge regionale n. 7 del 22 ottobre 2018 è stato modificato il 4° ed ultimo periodo nel seguente modo: «Entro tre mesi dal ricevimento di tale parere la Giunta regionale, previo esame, da effettuarsi entro il limite di tre anni, della struttura regionale competente in materia di aree naturali protette, apporta eventuali modifiche ed integrazioni, pronunciandosi contestualmente sulle osservazioni pervenute e ne propone al Consiglio regionale l’approvazione. Trascorsi tre mesi dall’assegnazione della proposta di piano alla commissione consiliare competente, la proposta è iscritta all’ordine del giorno dell’Aula ai sensi dell’articolo 63, comma 3, del regolamento dei lavori del Consiglio regionale. Il Consiglio regionale si esprime sulla proposta di piano entro i successivi centoventi giorni, decorsi i quali il piano si intende approvato.» Con nota prot. n. 15 Pres/2018 del 13 novembre 2018 l’associazione VAS ha chiesto al Governo di impugnare la suddetta disposizione presso la Corte Costituzionale […]
Archivi Giornalieri: 2 Gennaio 2020
CAGLIARI – La legge Salvacoste e lo stop al cemento nella fascia dei 300 metri dal mare devono rimanere un punto fermo nella salvaguardia dell’ambiente costiero della Sardegna. Sono i temi contenuti in una petizione online con la quale l’associazione ambientalista Gruppo di intervento giuridico (Grig) chiede il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Dario Franceschini, “un’attenta vigilanza sul mantenimento della disciplina di salvaguardia dei litorali presente nel Piano paesaggistico regionale (ppr), attuativo del Codice dei beni culturali e del paesaggio“. La petizione fa anche riferimento a “recenti proposte di legge regionali che mirano a un vero e proprio svuotamento delle normative di difesa dei litorali, con particolare riferimento alla fascia costiera dei 300 metri dalla battigia marina“. In particolare “l’efficacia della salvaguardia viene posta in pericolo da reiterati provvedimenti legislativi che consentono incrementi delle volumetrie con l’alibi del sostegno alle famiglie (“piano casa”)”. Nella petizione si chiede pertanto “il mantenimento dell’assoluta inedificabilità della fascia costiera della Sardegna con particolare riferimento alla fascia dei 300 metri dalla battigia marina, così come previsto nell’attuale normativa di salvaguardia costiera e nel piano paesaggistico regionale“. Secondo l’associazione, infatti, “è ampiamente condivisa nell’opinione pubblica la necessità di norme di tutela forti e efficaci per la difesa delle coste dalla trasformazione immobiliare e, in particolare, dalla speculazione edilizia“. (ANSA del 30 dicembre 2019, ore 16:38)
Secondo il testo originario dell’art. 24 della legge regionale n. 20/1997 il “Direttore dell’ente di gestione” doveva essere assunto a seguito di concorso pubblico o con contratto quinquennale di diritto privato ma nell’ambito di un Elenco regionale dei Direttori, che ha subito poi ben 8 integrazioni per aggiungervi persone non più rispondenti pienamente ai requisiti di legge necessari per svolgere un incarico così importante e che da ultime arrivate sono spesso diventate le prescelte nei tempi recenti, grazie anche al testo di legge attualmente vigente, secondo cui ogni direttore è «scelto in una rosa di tre candidati, …. , di cui uno designato su proposta del Presidente del consiglio direttivo e due designati su proposta del consiglio direttivo medesimo». Il testo iniziale prevedeva invece che a nominare il direttore degli Enti Parco fosse il Consiglio Direttivo nella sua collegialità, composto all’epoca da 7 membri, che dal 2016 sono stati ridotti a 5 membri. La Determinazione Dirigenziale n. G08308 del 2 luglio 2018 ha integrato, in un unico elenco regionale, gli elenchi dei Direttori degli Enti di Gestione delle Aree Naturali Protette Regionali, di cui alle precedenti Determinazioni Dirigenziali n. B2436 del 22 luglio 2004, n. B0781 del 03 marzo 2006, n. B4607 del 12 ottobre 2010, n. G00038 del 07 gennaio 2014, n. G00871 del 30 gennaio 2014, n.G02693 del 06 marzo 2014, n.G08469 del 22 luglio 2016 e n. G09790 del 02 settembre 2016. Con deliberazione della Giunta Regionale n. 198 del 9 aprile 2019 sono stati approvati i nuovi criteri e modalità per l’iscrizione in un unico Elenco regionale dei Direttori degli Enti di gestione delle Aree Naturali Protette Regionali. La citata DGR n. 198/2019 articola il nuovo Elenco in due Sezioni: Sezione 1, comprendente tutti gli idonei (nuovi soggetti o soggetti già iscritti nel precedente elenco di […]
Il padre di Greta Thunberg, l’attivista svedese che a soli 16 anni ha portato milioni di persone nelle piazze in difesa dell’ambiente, pensava che “non fosse una buona idea” per la figlia “mettersi in prima linea” nella battaglia contro i cambiamenti climatici. E all’inizio l’ha ostacolata. In un’intervista alla Bbc Svante Thunberg, 50 anni, racconta come non fosse d’accordo che Greta saltasse la scuola per scioperare in favore dell’ambiente. Da quando è diventata un’attivista la figlia è “più felice” ma il padre è preoccupato per “l’odio” che può subire. Prima di cominciare lo sciopero che l’ha resa famosa in tutto il mondo, Greta ha sofferto di depressione “per tre o quattro anni“. “Ha smesso di parlare, ha smesso di andare a scuola. E poi ha smesso anche di mangiare“, racconta il padre. “Il peggiore degli incubi per qualsiasi genitore“. Così lui e la moglie, cantante lirica con un discreto successo, hanno deciso di passare più tempo in famiglia, con Greta e la sorella Beata. Hanno anche chiesto aiuto a degli specialisti che hanno diagnosticato alla figlia una forma di autismo, la sindrome di Asperger. “La aiuta a vedere la realtà fuori dagli schemi“, dice Svante Thunberg che ha accompagnato Greta nelle sue spedizioni in barca a vela per partecipare ai summit dell’Onu. “Ora è felice, ride, balla, scherziamo moltissimo. Ma sono preoccupato per le ‘fake news’ che vengono fabbricate contro di lei. Per l’odio che generano“. Per ora la giovane attivista reagisce “incredibilmente bene” alle critiche. “Sinceramente, non so come faccia. Il più delle volte ci ride su… Le trova divertentissime“. Intanto il direttore esecutivo di Greenpeace Italia, Giuseppe Onufrio, sottolinea che il 2020 sarà un “anno cruciale per il clima e il Pianeta. Continueremo a combattere le nostre battaglie con ancora maggiore determinazione“. E sottolinea come “la voce dei giovani […]