Valle Galeria fa sentire le sua voce. Tutti uniti nel dire “no”alla discarica a Monte Carnevale, il sito indicato dalla Sindaca Virginia Raggi, dopo il diktat della Regione Lazio, nella delibera di Capodanno per allestire la nuova discarica, in vista della chiusura di quella di Colleferro. In pochi giorni il gruppo FB ‘Valle Galeria libera’ ha raggiunto oltre 5mila membri. Tanti i cittadini e le associazioni che si sono dati appuntamento “senza bandiere“. Una manifestazione partecipata, e qualcuno l’ha raggiunta utilizzando anche un servizio di navetta apposito, con partenza alle 9.15 da via Portuense 1491-Ponte Galeria (Scuola F.lli Cervi) e un paio di fermate intermedie prima di arrivare al cuore del corteo. Il risanamento mai avvenuto “L’unico intervento che qui è ammissibile – fanno sapere gli attivisti del Comitato Valle Galeria Libera – è quello volto al risanamento ed alla bonifica delle decennali devastazioni”. Una richiesta che arriva da lontano e che mira a garantire sia il rispetto del “diritto alla salute pubblica degli abitanti” che la “restituzione di un habitat alle specie animali e vegetali”. Alessia De Lorenzis, responsabile LIPU nell’Oasi di Castel di Guido, spalleggia i cittadini: “Malagrotta è stata per decenni la mangiatoia di specie, come i gabbiani e le cornacchie, che grazie all’enorme disponibilità di cibo sono proliferate. Oggi ci lamentiamo perchè sono diventati animali problematici”, ha osservato la responsabile LIPU. Un problema che rischia di acuirsi con l’apertura di una nuova discarica. C’è però anche un altro motivo per cui la LIPU appoggia la protesta. A poche centinaia di metri da Monte Carnevale, c’è un sito d’interesse comunitario. Si tratta della riserva naturale di Macchia Grande. “E’ una zona di conservazione speciale, al cui interno vivono tante specie di mammiferi e di volatili. Per questo andrebbe ulteriormente tutelata, ed invece rischia di dover convivere con un’altra discarica”. La battaglia legale La cava individuata per ospitare la […]
Archivi Giornalieri: 11 Gennaio 2020
Prosegue la lunga fase di stasi meteorologica anche in questo secondo weekend di gennaio. Il vasto campo di alta pressione, probabilmente ancora per un’altra settimana, stazionerà tra l’Europa centrale e l’Italia centro-settentrionale favorendo l’assenza di piogge o nevicate, alti livelli di smog nelle grandi città, nebbie e gelate in Pianura Padana. Sono le previsioni di Meteo Expert, che presumono “un cambiamento più significativo della circolazione atmosferica tra il 18 e il 20 gennaio, una tendenza a lungo termine ancora tutta da verificare“. “Domenica al Nord, su Toscana, Umbria, Lazio il tempo sarà soleggiato, ma con la presenza di nebbie sulla Valle Padana centrale in successivo diradamento eccetto tra bassa Lombardia ed Emilia, dove – spiegano i metereologi – potranno persistere anche nelle ore centrali del giorno. Nuvolosità irregolare nel resto del Paese, localmente più densa al Sud. Massime per lo più stazionarie o in lieve flessione“. Lunedì, aggiungono gli esperti, il cielo sarà “irregolarmente nuvoloso al Sud e sulla Sicilia con possibilità di isolate piogge su Puglia centro-meridionale e sui settori ionici di Calabria e Sicilia. Nel resto del Paese il tempo sarà stabile, salvo nubi un po’ più compatte a ridosso della Liguria dove in serata sarà possibile anche qualche debole precipitazione. Temperature massime in diminuzione al Nord specialmente nelle aree più nebbiose, ancora possibili deboli gelate tra la notte e il primo mattino“. Martedì, infine, è prevista “residua variabilità all’estremo Sud, cielo grigio e in gran parte nuvoloso in Liguria, Pianura Padana, alto Adriatico e nord della Toscana. Nebbie o foschie anche persistenti e localmente fitte saranno sulla pianura padana centro-orientale e lungo le coste di Emilia Veneto e Friuli Venezia Giulia. Nel resto d’Italia giornata soleggiata con cieli sereni o poco nuvolosi. Temperature senza variazioni di rilievo con ancora deboli gelate al primo mattino al Nord“, […]
DISBOSCAMENTO selvaggio sistematico, guardie forestali assassinate da killer professionisti, tangenti alle autorità locali perché chiudano un occhio, minacce e sempre più violenze contro le guardie, i volontari delle ong che li accompagnano, gli ambientalisti e la popolazione locale. La deforestazione mossa da biechi interessi economici illegali va avanti ogni giorno, i danni che ha apportato al clima e all’ambiente sono già giganteschi, ma il saccheggio non si ferma. Sembrano resoconti dal Brasile del presidente sovranista Jair Bolsonaro che ha autorizzato l’assalto finale alla foresta amazzonica, polmone del pianeta. Invece no: le notizie vengono da un importante paese membro dell’Unione europea e della Nato. La Romania. Dove, appena festeggiati i trent’anni della sanguinosa rivoluzione che rovesciò il tiranno Nicolae Ceausescu, altri soprusi avvengono ogni giorno ed evocano le brutalità e abusi di potere del “Conducator”. La Romania in altre parole è diventata l’Amazzonia d’Europa. Il nuovo governo liberal ed europeista – al potere dopo anni di esecutivi dominati dai corrotti socialisti-sovranisti – prepara leggi d’emergenza e ha autorizzato in corsa le guardie forestali ad avere e usare armi d’ordinanza. Ma forse è troppo tardi per salvare il polmone d’Europa, e lo scempio continua. In un’escalation di violenza contro i forestali e gli ambientalisti. Le cifre della catastrofe causata dal genere umano a meno di due ore di volo dall’Italia sono sul tavolo di tutti, denunciate da Greenpeace Romania e confermate dal rapporto di una commissione governativa, citato dal Guardian: ogni anno le foreste romene perdono 20 milioni di metri cubi di legname tagliato ed esportato illegalmente dalle squadracce e dai loro mandanti, la lobby dell’economia forestale in nero. Venti milioni di metri cubi l’anno significa più del totale del legname tagliato e lavorato legalmente. Una perdita enorme per l’ambiente, per il clima, e anche per economia e fisco del maggiore paese balcanico. E col disboscamento selvaggio in stile amazzonico, imposto con la violenza, i distruttori delle foreste romene mettono in pericolo la sopravvivenza di moltissima fauna rara spesso a rischio […]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Si chiama “Piano di gestione del daino“. Si legge contenimento della specie con il pretesto del proliferare dei daini che starebbero creando danni all’ecosistema del Parco e alla sicurezza delle persone. Si concretizza nella decisione di abbattere centinaia di capi. La denuncia arriva dall’ex sindaco di Ponza, Piero Vigorelli. La decisione era annunciata. Lo aveva stabilito il consiglio direttivo del Parco del Circeo nella seduta del 23 gennaio 2017, con la delibera n. 2 che aveva avuto tre voti favorevoli e un voto contrario, quello appunto del sindaco di Ponza Piero Vigorelli. Due anni più tardi, il 30 dicembre 2019, una delibera del direttore del Parco, Paolo Cassola, rendeva operativa quella decisione. I daini, introdotti nel Parco nel 1953 nell’ambito dei programmi di allevamento della selvaggina da ripopolamento, svolti dall’ex Azienda di Stato delle Foreste Demaniali e mantenuti all’interno di un grande recinto di 400 ettari, sono fuggiti dalla cattività e hanno dato origine alla popolazione che occupa attualmente l’intera foresta, con densità variabili. Sono stati stanziati 170.000 euro per un’operazione che viene battezzata “Piano gestionale del controllo del daino nella foresta demaniale”. Saranno abbattuti almeno 350 capi. La popolazione dei daini dovrà, infatti, essere ridotta del 30 per cento ogni anno per i prossimi tre anni. Si prevedono “battute” notturne per convogliare i daini in “corral” mobili di almeno mille mq, che sono dei recinti-prigione, un po’ come la “camera della morte” della mattanza dei tonni. Appostati su altane a circa 15 metri da terra, ci saranno i fucilieri equipaggiati con fucili a canna rigata, di calibro non inferiore a 6,5 millimetri, dotati di cannocchiale di mira a 12 ingrandimenti e adatti alla visione notturna. Il Parco calcola un peso medio di 40 chili per capo, e quindi un totale di 14.000 chili […]
Un lupo è stato avvelenato e poi impiccato alle porte di Marcellinara (Catanzaro). Sulla vicenda stanno indagando i Carabinieri della stazione locale e i Forestali. La bestia umana che ha commesso questo efferato crimine crede di intimidire con questo messaggio macabro. Si sbaglia, risponderà per animalicidio. Ricordiamo che il ‘Canis lupus’ è una specie rigorosamente protetta in quanto annoverata nell’allegato IV della direttiva Habitat (92/43/CEE), che all’articolo 12 ne proibisce qualsiasi forma di cattura o uccisione. Pertanto chiediamo al ministro dell’Ambiente Sergio Costa di richiedere una relazione urgente di quanto accaduto alle forze dell’ordine e procedere alla costituzione di parte civile per reati commessi ai danni della fauna, bene indisponibile dello Stato. Siamo stanchi di dover condannare simili atti. I lupi sono il simbolo del Bel Paese. Sono molto di più che una specie da conservare, rappresentano il territorio e fanno parte del patrimonio della biodiversità dell’Italia. Le Regioni devono ratificare e dare attuazione al nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ favorendo una risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo sul territorio. Chiediamo che vengano stanziate le risorse necessarie alla messa in atto delle soluzioni di prevenzione come strategia di convivenza di lungo respiro con un predatore che assicura la funzionalità dell’ecosistema. (Comunicato di Rinaldo Sidoli, portavoce di Alleanza popolare ecologista – Ape -, pubblicato con questo titolo il 10 gennaio 2020 sul sito online “greenreport.it”)