Uso dei telefoni cellulari e tumori, anche per l’Organizzazione mondiale della sanità non c’è causalità

 

La presenza di campi magnetici e quindi di radiofrequenze (RF) nella nostra vita quotidiana ha destato sospetti e timori di cancerogenicità nella popolazione soprattutto dall’avvento dei telefoni cellulari, ma gli studi scientifici in merito erano partiti già prima.

L’Organizzazione mondiale della sanità dal 2000 ha intensificato le ricerche sui danni da parte delle RF, analizzando il rischio di tumori della regione testa-collo, ipoteticamente più suscettibile per vicinanza fisica con il telefono.

A tal proposito l’ultimo rapporto 2019 dell’Istituto Superiore di Sanità in sostanza non modifica il grado di rischio, che è nullo per insorgenza di neoplasie nelle sedi esposte, ma mantiene il dubbio e intensifica gli studi: è stato infatti abolito il Gruppo 4 (agente probabilmente non cancerogeno) nella tabella del grading di pericolo e i campi elettromagnetici sono stati classificati nel gruppo 2B (agenti possibilmente cancerogeni).

I tumori presi in esame sono il glioma, il neurinoma del nervo acustico, i tumori delle ghiandole salivari e i tumori dell’ipofisi.

In circa 20 anni di ricerche mondiali, soltanto in 4 studi epidemiologici risultava ci fosse un incremento dei casi di glioma e neurinoma acustico in relazione all’uso dei cellulari.

Tutti gli altri in toto hanno dimostrato un mancato rapporto di causalità tra queste malattie ed esposizione a RF ed un mantenimento delle percentuali di incidenza tumorale pressoché identiche a quelle precedenti all’epoca dei “telefonini”.

Quest’ultimo concetto vale anche per gli esperimenti in vivo sui topi e in vitro sul DNA. Problematiche di brevi periodi di osservazione, vista la questione troppo recente in ordine di tempo, continue avanguardie nei telefoni cellulari (più RF nei primi modelli che negli smartphone attuali) e dubbia sovrapponibilità tra DNA di topo e uomo, hanno reso gli studi poco coerenti, difficilmente verificabili e quindi poco affidabili.

In conclusione, l’Organizzazione mondiale della sanità non ha apportato variazioni nei criteri normativi di protezione dai rischi sulla salute in merito a RF, ma ha ribadito l’esigenza di ulteriori approfondimenti scientifici e studi trasversali su uso di telefoni cellulari e pericolo di varie neoplasie.

(Comunicato di Arpat, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, pubblicato con questo titolo il 28 gennaio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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