Archivi Giornalieri: 7 Febbraio 2020
SABATO 8 Febbraio l’assemblea nazionale di Vas inizierà alle ore 14,00 presso la Sala dibattiti dell’Università Valdese di Via Cossa 40 e non 44 angolo con Via Pierluigi Da Palestrina (Piazza Cavour) a Roma.. La prima sessione dell’Assemblea si chiuderà alle ore 20,30. Domenica 9 Febbraio i lavori riprenderanno a partire dalle ore 9,30 sempre all’Università Valdese e si chiuderanno improrogabilmente alle ore 13,30
In questi giorni vediamo un allarme collettivo per l’esplosione del Coronavirus in Cina e la sua possibile espansione incontrollata in tutto il mondo. È stato detto che questo virus deriva dalla gestione inadeguata degli animali selvatici per l’alimentazione nella regione di Wuhan, tuttavia, ci sono molte cause che hanno causato questa nuova epidemia. Tra queste cause vi sono: allevamento intensivo, deforestazione, vendita di animali selvatici, urbanizzazione selvaggia ed estrattivismo. In breve, l’espansione del Coronavirus è dovuta al modo in cui il rapporto tra uomo e animale è stato alterato e al modo in cui la natura viene distrutta con il pretesto dello sviluppo, indipendentemente dai costi sociali e ambientali che ciò comporta . In effetti, molte malattie simili al Coronavirus, originate dall’allevamento intensivo di animali in modo agroindustriale, come l’influenza aviaria H5N1 (1), l’influenza suina H1N1 (2) o la malattia della mucca pazza (3). Queste sono originate da un modello di sfruttamento eccessivo degli animali in tutto il mondo e non solo in Asia. Ad esempio, sembra che l’influenza suina sia sorta nelle gigantesche fabbriche di suini del Messico settentrionale, che riforniscono il mercato in quel paese e negli Stati Uniti o, a sua volta, la malattia della mucca pazza originata in Inghilterra da una mutazione genetica dovuta al cosiddetto “cannibalismo industriale” (cioè alimentavano le mucche con altre mucche sotto forma di farina). La crescita delle megalopoli aumenta anche l’allevamento intensivo di animali in modo agroindustriale e la vendita di animali selvatici. Diversi scienziati affermano che questo nuovo ceppo di Coronavirus (2019-nCoV), come la SARS e altri virus, è passato dagli animali all’uomo a causa del maggior contatto che abbiamo con alcune specie animali che trasportano virus, le stesse che abitano nelle foreste che vengono rapidamente disboscate (4). Questa deforestazione avviene per favorire l’industria del legno e dell’estrattivismo o […]
Il movimento Fridays for future, che ha il grande merito di aver innalzato l’attenzione del mondo sulla crisi climatica in corso, grazie ai milioni di ragazzi scesi in piazza a protestare, è stato ricevuto ieri in audizione per la prima volta alla Camera dei deputati: la commissione Ambiente ha audito i portavoce del movimento a proposito di alcune correzioni e integrazioni alla legislazione relativa alle limitazioni dell’emissioni inquinanti legate agli impianti di combustione medi. Una discussione tecnica che ha però dato occasione a Marianna Panzarino (25 anni, studentessa e attivista romana) e Giovanni Mori (28 anni, ingegnere energetico e attivista bresciano) di portare all’attenzione dei deputati presenti l’enormità della questione climatica che il nostro paese si trova ad affrontare. «Riteniamo assolutamente marginale il lavoro su questi atti – afferma Panzarino per il Fridays for future – se al contempo il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) contiene ancora ingenti finanziamenti al gas fossile, non riporta informazioni chiare sulla conversione energetica e prevede obiettivi imbarazzanti, come la riduzione del 37% delle emissioni entro il 2030, quando lo stesso Green new deal europeo, a sua volta insufficiente per rimanere entro l’aumento di 1.5°C, ne prevede il 55%». La nuova Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen chiede infatti un taglio delle emissioni continentali tra il 50 e il 55% al 2030 rispetto al 1990, mentre l’Europarlamento ha approvato pochi giorni fa la richiesta di concentrare gli sforzi sul 55%. Gli sforzi italiani previsti nel Pniec si limitano invece a supportare l’obiettivo previsto dalla normativa per ora vigente (-40%), senza alcuno slancio d’ambizione. «Abbiate il coraggio di guardare in faccia la realtà – conclude Mori per il movimento Fff italiano – e di dire che qualcuno ha molta più responsabilità di altri per tutto il tempo che abbiamo buttato finora. Non anni, ma […]
Fa il pieno di adesioni la terza edizione del progetto anti-smog “No2, No grazie!” promosso dall’associazione Cittadini per l’Aria per il monitoraggio del biossido di azoto, “uno dei più pericolosi inquinanti presenti nell’atmosfera delle nostre aree urbane“. Dall’8 febbraio al 7 marzo quasi 1.800 cittadini di Milano, Roma, Napoli, ma anche di Monza, Caserta e delle relative città metropolitane, diventano “sentinelle dell’aria per stimolare le amministrazioni locali nella lotta all’inquinamento“, spiega l’associazione. Molte città italiane “soffocano nei fumi di concentrazioni fuorilegge di inquinanti atmosferici“, spiega Cittadini per l’Aria, promotrice del “più esteso progetto di scienza partecipata” con l’obiettivo di “migliorare le politiche locali sulla qualità dell’aria“. Singoli cittadini, famiglie, scuole, aziende hanno deciso “di sposare il progetto e prenotare il piccolo campionatore passivo che misura i livelli di No2 presenti nell’aria“, rispondendo all’appello lanciato dall’associazione nei mesi scorsi, contribuendo così “alla raccolta di dati utili a supportare l’adozione di nuove misure per la riduzione del traffico da parte delle amministrazioni cittadine“. Il problema non può più essere sottovalutato, avverte Cittadini per l’aria: l’inalazione di questo gas, “emesso prevalentemente dagli scarichi dei veicoli diesel, oltre a comportare irritazioni alle mucose e agli occhi, incide sull’incremento di tumori ai polmoni e al seno e sull’aggravarsi di patologie cardiorespiratorie – rileva l’associazione – Anche per i bambini il pericolo è grave in quanto l’esposizione a questo gas durante la gestazione o nei primi anni di vita può determinare danni allo sviluppo dei polmoni e del sistema cognitivo“. A Roma, Milano e Napoli la concentrazione media annua di No2 nel 2018 ha raggiunto rispettivamente quota 66-59 e 56 microgrammi per metro cubo, superando il limite annuo medio previsto dalla legge (40 microgrammi al metro cubo). I risultati saranno resi noti a maggio ed entreranno in database per le amministrazioni locali. (ANSA del 6 […]
Dopo le recenti dichiarazioni del commissario straordinario per l’emergenza Pfas, Nicola Dell’Acqua, per il quale «la falda contaminata da Pfas è ormai tutta compromessa e troppo inquinata, non può essere ripulita», Greenpeace, Legambiente, redazione Pfas.Land, mamme No Pfas, associazioni e comitati territoriali delle zone contaminate, con una richiesta di chiarimenti urgenti indirizzata all’assessore alla sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin e per conoscenza al ministro della salute Roberto Speranza ed ai presidenti delle Province di Padova, Rovigo Verona e Vicenza, lanciano un nuovo grido d’allarme per chiedere impegni concreti sul fronte sanitario e, in particolare, sul dosaggio dei Pfas nel sangue, Da quel che risulta ai firmatari della richiesta, «le popolazioni residenti in altre zone definite a rischio (zona arancio o di attenzione) sono attualmente escluse dalla possibilità di dosare i Pfas nel loro sangue e continuano ad emergere nuovi episodi di contaminazione da Pfas anche al di fuori delle zone direttamente interessate dall’inquinamento (vedi l’ultimo esempio legato alla contaminazione di alcuni pozzi in prossimità della discarica di Pescantina). Non è quindi da escludere che la contaminazione da Pfas possa aver raggiunto popolazioni residenti fuori dalle zone attualmente controllate, attraverso matrici alimentari inquinate o prodotte in zone contaminate, o mediante via aerea o per altre fonti di contaminazione. Da ricordare anche che esistono ancora acquedotti che forniscono acqua contenente pfas, seppur al di sotto dei limiti imposti con la dgr 1590/2017 della Regione Veneto, limiti che comunque, giova ricordarlo, non ne evitano la bioaccumulabilità nell’organismo». Greenpeace, Legambiente, redazione Pfas.Land, Medicina Democratica, mamme no pfas – genitori attivi zone contaminate, Retegas vicentina, Pfas.land, Cillsa, comitato zero pfas Montagnana, comitato zero pfas agno-chiampo, comitato zero pfas Padova, Italia Nostra medio basso vicentino, ass.caracol olol jackson, movimento ambiente e vita (pescantina-verona) scrivono: «E’ da notare come laboratori, ospedali e dipartimenti di prevenzione Arpav […]
ROMA, 6 FEB – Pannelli solari sul tetto degli autobus per una mobilità sempre più ‘verde’: è la sperimentazione avviata da FlixBus sulla linea internazionale Dortmund-Londra, che ha permesso di ridurre il consumo di carburante del 7% grazie all’utilizzo di energia solare, con una conseguente riduzione delle emissioni di CO2. In fase di test, è stato registrato un risparmio medio di 1,7 litri di carburante ogni 100 km. Se si considera la lunghezza della linea Dortmund-Londra (600 km percorsi quotidianamente fermando tra l’altro ad Eindhoven (Paesi Bassi), Anversa e Bruges (Belgio) e Calais (Francia), si può calcolare una riduzione nel consumo di carburante di circa 10 litri al giorno. Grazie a un regolatore di carica interno all’autobus, i pannelli solari installati sul tetto comunicano con l’alternatore, che normalmente caricherebbe la batteria del veicolo utilizzando soltanto carburante. Un risparmio che durante l’estate aumenterebbe per la maggiore generazione di energia solare. L’iniziativa rientra nella visione di Flixbus sempre più orientata a una mobilità green, e in linea con l’obiettivo di diventare un’azienda 100% climate neutral entro il 2030. (ANSA del 6 febbraio 2020, ore 12:35)