Circa 4,5 milioni di morti premature e 2.900 miliardi di dollari (oltre 100 miliardi solo per i giorni di assenza dal lavoro), equivalenti al 3,3 per cento del Pil mondiale, ovvero 8 miliardi di dollari al giorno. È il costo che il Pianeta sostiene a causa dell’inquinamento atmosferico derivante dalla combustione di combustibili fossili, ovvero carbone, petrolio e gas, secondo le stime del rapporto ‘Aria tossica: il costo dei combustibili fossili’ redatto da Greenpeace Southeast Asia e CREA (Centre for Research on Energy and Clean Air) che, per la prima volta, valutano il danno – in termini economici e di salute umana – legato proprio a questo tipo di inquinamento. Il lavoro ne evidenzia alcuni effetti, come l’aumento del numero di patologie croniche ogni anno e il contributo a milioni di visite mediche e a miliardi di giorni di assenza dal lavoro per malattia. Una situazione critica anche per l’Italia, dove si stima che il costo sia ogni anno di circa 56mila morti premature e 61 miliardi di dollari. Il dato globale sui decessi provocati da questo tipo di inquinamento supera di oltre tre volte il numero di morti causate da incidenti stradali, stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Eppure, anche nel nostro Paese, per esempio, l’uscita dal carbone trova diversi ostacoli e, anche nell’ultima versione del Pniec, Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima, viene condizionata a una serie di condizioni difficilmente realizzabili nel breve termine. “È essenziale che il governo italiano non faccia passi indietro sull’abbandono del carbone al 2025, come invece l’ultima versione del Pniec sembrerebbe suggerire” commenta, a riguardo, Federico Spadini, della Campagna Trasporti di Greenpeace Italia. Quanto ci costa il Pm 2.5 – Di fatto, a oggi, solo le polveri sottili ci costano 1.7 miliardi in giorni di malattia dal lavoro e, in generale, 2.200 miliardi di dollari all’anno. L’esposizione a Pm 2.5 è legata a 3 […]