Villa Paolina, l’ex convento di suore degli anni Venti a largo XXI Aprile, diventerà un condominio di ventisette appartamenti, ma il restauro dell’esterno la restituirà al quartiere con alcuni cambiamenti, l’aggiunta di balconi, di quattro vani sul terrazzo per valorizzare le case all’ultimo piano con dei superattici, l’abbattimento di una delle scale di accesso e uno scavo del terreno per far emergere il piano interrato trasformando delle finestre in portefinestre. Il progetto, dopo i vincoli che erano stati apposti dal Mibact all’indomani di una lunga battaglia di Repubblica e del Comitato di abitanti, sostenuta dall’assessore all’Urbanistica Luca Montuori e dal II Municipio, contro la demolizione e la costruzione al suo posto di un gigantesco palazzo di otto piani, è stato dichiarato “ammissibile” dalla direttrice generale del Mibact Francesca Galloni e poi approvato dalla soprintendente di Roma Daniela Porro. Ma insorge il Comitato che si è battuto per la salvaguardia della villa. “Abbiamo fatto un esposto al ministro Franceschini, alla Galloni e alla Porro” afferma la presidente Cristina Rinaldi “perché annullino in autotutela il via libera al progetto che contraddice sfacciatamente tutte le indicazioni del vincolo”. “Si tratta soprattutto” ribatte l’ad della Cam Angelo Marinelli “di un’operazione di consolidamento dei due piani di sopraelevazione e dei solai, costruiti nel dopoguerra addirittura con mattoni forati. Villa Paolina diventerà una struttura antisismica e avrà un’impiantistica di ultima generazione. I quattro piccoli vani sulla terrazza consentiranno ai futuri proprietari degli appartamenti di poterla godere”. “E’ con grande delusione che apprendiamo che il cosiddetto progetto di restauro di Villa Paolina, presentato con una semplice Scia in Municipio” scrive il Comitato “è in realtà un progetto di ristrutturazione, che prevede varie demolizioni e ricostruzioni, che dovrebbero richiedere un permesso a costruire. Si demoliscono tutti i muri portanti interni e tutti i solai, variando le quote […]
Archivi Giornalieri: 25 Febbraio 2020
Vicoletto adiacente le mura del castello Giusso: la pavimentazione originale lo stato attuale dopo i lavori e sul quale si interverrà con la pietra etnea o simile Stamattina, parlando con un tecnico che lavora col comune di Vico Equense a proposito del progetto di recupero del centro storico della città e dell’intervento di ristrutturazione di via San Francesco, veniva fuori dalle sue parole una ben strana teoria ovvero: se lo stato delle fogne nel centro storico è quello che è, la colpa è dei cittadini che hanno fatto ognuno di testa propria, se su via San Francesco un proprietario si è fatto una strada che da via San Francesco si riallaccia a via dei Mulini, la colpa è di quel cittadino che di sua sponte si è costruito la strada. Non c’è che dire: veramente una ben strana teoria, ma si sa, i tecnici pur di lavorare tirano sempre l’acqua dal parte dell’amministrazione e quindi dalla loro parte perché loro devono lavorare: geometri, geologi, architetti, avvocati, l’espressione di una borghesia professionale, incolta e senza spessore etico. Fatta salva qualche eccezione, in questo paese buona parte dei tecnici è collusa con la gestione del potere amministrativo. Se non c’è un progetto fogne omogeneo o se i cittadini si fanno la strada per conto proprio, significa che questi cittadini si sono adattati allo stato di laisser faire che ormai dilaga nel paese. Ma, una pubblica amministrazione alla fine c’è sempre, nel bene e nel male, e se tutto questo succede, vuol dire che ci sono coperture, silenzi, connivenze, “favori”, che vengono concessi all’uno e all’altro per poi, alla fine, guadagnare sul risultato ovvero sul risultato elettorale una clientela che assicurerà parecchi voti alle prossime elezione; e chi se ne frega se l’assessore tal di tali fa i fatti suoi, l’importante che lo stesso abbia consentito a me […]
A Mauritius si è materializzata quella che sembrava destinata a rimanere una scherzosa boutade su Facebook e un incubo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni: un Paese africano ha bloccato turisti italiani. Stamattina, un volo pr«screening» plus intensif face à la flambée du Coronavirus Come spiega L’Expess, un volo proveniente da Roma è atterrato a Mauritius stamattina alle 10,50 ma i passeggeri hanno potuto cominciare a sbarcare solo verso mezzogiorno. «Prima, hanno dovuto affrontare uno screening molto intenso di fronte al numero di casi di coronavirus al di fuori della Cina che si propagano nel mondo. L’Italia è particolarmente colpita con tre morti (purtroppo saliti a 6 mentre scriviamo, ndr). E’ il Paese più colpito in Europa». Il giornale di Mauritius spiega che «dei passeggeri di questo volo sono stati messi in quarantena. Altri hanno potuto guadagnare i loro hôtel ma dovranno conformarsi a una “community surveillance”». Poi si è riunito il Comitato ministeriale, presieduto dal premier Pravind Jugnauth, istituito per seguire l’epidemia di Covid-19 e ha deciso che «a tutti i passeggeri che hanno soggiornato in Corea del sud o nelle tre province (Regioni, ndr) le più colpite in Italia – cioè Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – in questi ultimi 14 giorni sarà vietato il soggiorno a Mauritius.» Per ricordarlo, l’Italia è, a oggi, il Paese più colpito dopo la Cina. Quanto ai Mauriciens provenienti da queste regioni, saranno messi in quarantena al loro arrivo a Mauritius. La situazione a Singapore e in Giappone è ugualmente seguita da vicino. La piccola nazione insulare di Mauritius, considerato il Paese più democratico e ricco dell’Africa, che vive in gran parte di turismo, è in stato di sorveglianza accresciuta e L’Expess spiega che, come gli italiani, «anche i passeggeri provenienti dalla Corea del sud e dal Giappone sono automaticamente messi in quarantena, mentre quelli provenienti […]
La tredicesima Conferenza delle parti della Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals (CMS COP13) – la più importante e seguita nella storia di questo organismo – si è conclusa a Gandhinagar, in India, con l’approvazione di un buon numero di risoluzioni e decisioni importanti per la salvaguardia delle specie migratrici in tutto il mondo e per far fronte alle minacce che pesano su questi animali. Un successo che fa ben sperare, visto che la COP13 CMS è stata la prima dei summit internazionali legati alla natura che si terranno nel 2020 e che termineranno con la United Nations Biodiversity Conference, quando verrà adottato il Post-2020 Global Biodiversity Framework, la nuova strategia mondiale per la biodiversità per il prossimo decennio. Amy Fraenkel, segretaria esecutiva della CMS è soddisfatta dei risultati: «Con la COP13, l’importanza del ruolo della CMS per la protezione della natura nel mondo è stato fortemente sostenuta. La CMS è particolarmente ben messa per occuparsi della conservazione delle specie migratorie e dei loro habitat e per contribuire a invertire i trend della perdita di specie e della biodiversità nel mondo». Durante la Cop13 sono state aggiunte 10 nuove specie agli annessi della CMS: elefante asiatico, giaguaro, otarda indiana, otarda del Bengala, gallina prataiola, l’albatros degli antipodi e lo squalo longimano o pinna bianca oceanico all’Annex 1 che fornisce uno protezione più stringente; l’urial, lo squalo martello comune e lo squalo canesca nell’Annex 2 che enumera le specie migratrici con uno stato di conservazione sfavorevole e che possono beneficiare di una maggiore cooperazione internazionale e di ulteriori misure di salvaguardia. Inoltre, per 14 specie sono state approvati piani di conservazione mirati e azioni concertate. La COP13 CMS ha adottato la Dichiarazione di Gandhinagar che si rivolge direttamente all’Open-ended Working Group on the Post-2020 Global Biodiversity Framework che […]
Nel giro di un fine settimana l’Italia del nord si è trovata stretta sotto assedio dal nuovo coronavirus, con focolai d’infezione che – mentre scriviamo – hanno provocato 219 casi di contagio e 5 morti legati alla sindrome simil-influenzale denominata Covid-19: gli ultimi due decessi, entrambi in Lombardia, riguardano un 84enne e un 88enne, in linea con i dati finora raccolti che mostrano come i casi più gravi – proprio come per gli altri casi d’influenza – siano legati prevalentemente a persone anziane e con patologie pregresse. «L’infezione, dai dati epidemiologici oggi disponibili su decine di migliaia di casi – spiegano al proposito dal Cnr – causa sintomi lievi/moderati (una specie di influenza) nell’80-90% dei casi. Nel 10-15% può svilupparsi una polmonite, il cui decorso è però benigno in assoluta maggioranza. Si calcola che solo il 4% dei pazienti richieda ricovero in terapia intensiva. Il rischio di gravi complicanze aumenta con l’età, e le persone sopra 65 anni e/o con patologie preesistenti o immunodepresse sono ovviamente più a rischio, così come lo sarebbero per l’influenza». I focolai di Covid-19 sono però legati a un nuovo coronavirus, per contrastare il quale non abbiamo ancora vaccini a disposizione, e dunque per contenerne la diffusione le autorità sanitarie preposte stanno adottando misure straordinarie. Eppure l’Italia risulta il Paese europeo più colpito dal nuovo coronavirus: perché? «Troviamo tutti questi malati in questo momento, perché, semplicemente, abbiamo cominciato a cercarli», risponde la virologa Ilaria Capua, una lettura confermata dallo stesso premier Conte che sottolinea come nel nostro Paese siano stati effettuati finora circa 4mila tamponi alla ricerca del coronavirus contro i 400 effettuati in Francia. Inoltre il focolaio epidemico è partito da un ospedale, con i primi casi riscontrati in quello di Codogno, e questo ha contribuito ad amplificare la diffusione del coronavirus. Ma in questa fase a […]
Uno studio condotto da ricercatori della Brown University – non ancora pubblicato ma le cui anticipazioni sono state rese note da The Guardian e poi da BBC News – ha scoperto che un quarto dei post sui cambiamenti climatici su Twitter sono stati scritti da robot, cioè programmi per computer che sembrano esseri umani e pubblicano o inviano messaggi sui social media. Sono i bot che hanno condizionato le elezioni statunitensi, il referendum sulla brexit britannico e probabilmente le elezioni europee e che, evidentemente e come si sospettava, vengono molto utilizzati anche dalle multinazionali che si oppongono alle politiche climatiche e ai gruppi e Partiti negazionisti climatici che finanziano . Secondo BBC News, i ricercatori della Brown hanno scoperto che «i tweet pubblicati dai bot hanno creato l’impressione che ci fosse un alto livello di rifiuto dei cambiamenti climatici». Il team dell’università statunitense ha analizzato 6,5 milioni di tweet partendo da quando il presidente Usa Donald Trump, nel giugno 2017, ha annunciato che gli Stati Uniti sarebbero usciti dall’Accordo i Parigi sul clima, scoprendo che «il 25% dei tweet sui cambiamenti climatici è stato probabilmente pubblicato da bot» e che la maggior parte di questi tweet negava il riscaldamento globale o rifiutava la scienza climatica. Secondo quanto hanno detto gli autori dello studio a The Guardian, «questi risultati suggeriscono un impatto sostanziale dei robot meccanizzati nell’amplificare i messaggi negazionisti climatici». I bot pubblicano o inviano messaggi in automatico, ma per farlo devono essere configurati da un essere umano. Il team della Brown University non è stato in grado di identificare chi ci sia dietro la massa di post negazionisti climatici, ma è improbabile che sia Bernie Sanders. Thomas Marlow, il dottorando della Brown che ha guidato lo studio, ha detto a The Guardian che la ricerca è nata perché con i suoi colleghi «ci […]
GROSSETO – La variante urbanistica semplificata adottata dal Comune di Capalbio (Grosseto), rischia di “produrre danni irreversibili su un territorio di grande valore dal punto di vista paesaggistico, naturalistico e soprattutto rurale“. Questa la presa di posizione di Legambiente, Wwf, Carteinregola, Green Italia, Coordinamento Toscano produttori biologici e Italia Nostra contenuta nelle osservazioni presentate al Comune. Il settore urbanistica e pianificazione della Regione Toscana, nel suo pronunciamento, fanno anche notare, “ha ritenuto fondati alcuni dei rilievi più significativi contenuti nelle osservazioni“. In particolare gli ambientalisti, spiega una nota, chiedono lo stop alla variante evidenziando che è “in contrasto con il quadro normativo urbanistico nazionale e regionale” e segnalando “l’omesso svolgimento della conferenza di co-pianificazione” e pure “la mancanza dei presupposti” per definirla ‘semplificata’. Ma soprattutto lanciano l’allarme “sulle ricadute cementizie“: la “possibilità di aprire un ‘mercato delle volumetrie agricole’, insieme ai premi di cubatura consentiti in nome delle ‘energie rinnovabili e dell’edilizia sostenibile’, e alla moltiplicazione delle tettoie pertinenziali, potrebbero portare ad accorpamenti assai impattanti proprio nelle zone di maggior pregio paesaggistico e appeal turistico, senza alcun criterio“. Inoltre, “in deroga ai parametri edilizi e urbanistici e agli indici fondiari minimi si permetterebbero trasferimenti di volumetrie da capannoni o ruderi in aree agricole di maggior pregio e sensibili aumenti volumetrici per gli agrialberghi, con una moltiplicazione di strutture turistiche senza uno studio conoscitivo delle reali esigenze e soprattutto degli impatti sul territorio“. Per gli ambientalisti in sostanza con la variante semplificata, le aziende agricole potrebbero vendere i propri annessi capitalizzandone il valore, ma provocando il progressivo abbandono dell’attività agricola. Per questo chiedono al Comune “di ritornare sui propri passi” e a Regione e Soprintendenza di intervenire. (ANSA del 24 febbraio 2019, ore 14:05)