Ambientalisti, stop alla variante urbanistica di Capalbio

 

GROSSETO – La variante urbanistica semplificata adottata dal Comune di Capalbio (Grosseto), rischia di “produrre danni irreversibili su un territorio di grande valore dal punto di vista paesaggistico, naturalistico e soprattutto rurale“.

Questa la presa di posizione di Legambiente, Wwf, Carteinregola, Green Italia, Coordinamento Toscano produttori biologici e Italia Nostra contenuta nelle osservazioni presentate al Comune.

Il settore urbanistica e pianificazione della Regione Toscana, nel suo pronunciamento, fanno anche notare, “ha ritenuto fondati alcuni dei rilievi più significativi contenuti nelle osservazioni“.

In particolare gli ambientalisti, spiega una nota, chiedono lo stop alla variante evidenziando che è “in contrasto con il quadro normativo urbanistico nazionale e regionale” e segnalando “l’omesso svolgimento della conferenza di co-pianificazione” e pure “la mancanza dei presupposti” per definirla ‘semplificata’.

Ma soprattutto lanciano l’allarme “sulle ricadute cementizie“: la “possibilità di aprire un ‘mercato delle volumetrie agricole’, insieme ai premi di cubatura consentiti in nome delle ‘energie rinnovabili e dell’edilizia sostenibile’, e alla moltiplicazione delle tettoie pertinenziali, potrebbero portare ad accorpamenti assai impattanti proprio nelle zone di maggior pregio paesaggistico e appeal turistico, senza alcun criterio“.

Inoltre, “in deroga ai parametri edilizi e urbanistici e agli indici fondiari minimi si permetterebbero trasferimenti di volumetrie da capannoni o ruderi in aree agricole di maggior pregio e sensibili aumenti volumetrici per gli agrialberghi, con una moltiplicazione di strutture turistiche senza uno studio conoscitivo delle reali esigenze e soprattutto degli impatti sul territorio“.

Per gli ambientalisti in sostanza con la variante semplificata, le aziende agricole potrebbero vendere i propri annessi capitalizzandone il valore, ma provocando il progressivo abbandono dell’attività agricola.

Per questo chiedono al Comune “di ritornare sui propri passi” e a Regione e Soprintendenza di intervenire.

(ANSA del 24 febbraio 2019, ore 14:05)

 

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