«Le malattie virali del capitalismo»

 

Allevamenti intensivi, deforestazione, vendita di animali selvatici, urbanizzazione selvaggia ed estrattivismo: per queste modalità alterate di interazione fra esseri umani, animali e natura, avverte l’associazione ecuadoriana Acción Ecológica, i virus che non sono un problema in un habitat in equilibrio, quando l’ambiente in cui vivono viene disturbato iniziano a proliferare e diventano malattie per animali e umani.

La zootecnia industriale diffusa in tutto il mondo è stata ed è alla radice dell’influenza aviaria H5N1, dell’influenza suina H1N1 e della malattia detta della mucca pazza.

La crescita delle megalopoli, poi, aumenta sia gli allevamenti che la vendita di specie selvatiche, provenienti spesso da foreste che vengono rapidamente disboscate, anche per consentire l’espansione di enormi agglomerati urbani, come nel caso di Wuhan in Cina.

Di fronte ai primi fenomeni di discriminazione e fobia nei confronti della popolazione, l’organizzazione ecologista ecuadoriana avverte: «Invece di rendersi conto delle vere origini di una malattia, è più facile additare chi proviene da una particolare regione o paese».

Guardiamo alla trave nel nostro occhio, esortano gli attivisti: ad esempio in Ecuador l’espansione immobiliare nelle aree rurali, l’esistenza di mega allevamenti di polli e suini che concentrano decine di migliaia di animali e inquinano i fiumi e l’aria, o l’alto tasso di deforestazione che crea un habitat sconvolto dove i virus possono diventare una seria minaccia.

Conclude Acción Ecológica: «Possiamo dire che queste malattie virali sono tipiche del capitalismo globalizzato.

La loro espansione dovrebbe essere l’occasione per discutere in profondità nella nostra società le conseguenze che il modello agroindustriale ed estrattivista provoca». 

(Articolo di Marinella Correggia, pubblicato con questo titolo il 27 febbraio 2020 su l’Extraterrestre, allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)

 

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