«Così si vive da contadini»

 

«Vivere di agricoltura su piccoli appezzamenti è possibile», è il messaggio di Jean Martin Fortier, agricoltore canadese, ispiratore di tutta una generazione di nuovi contadini.

La sua ricetta è semplice: coltivare una superficie relativamente piccola, senza l’utilizzo del trattore e principalmente con strumenti manuali, nel rispetto dell’equilibrio naturale, razionalizzando ed intensificando il numero delle culture e valorizzando quelle che hanno un grande rendimento economico.

La sua micro-fattoria, nel cuore del Quebec, un centinaio di chilometri a sud di Montreal, è oggi un modello a cui ispirarsi per quanti, coltivando la terra, faticano ad arrivare alla fine del mese.

IL MODELLO FORTIER, noto come bio-intensivo, si basa su un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e dei suoi ritmi, con tecniche di coltivazione che prendono spunto dai principi della permacultura.

Cura e rispetto del suolo, creazione di micro habitat per favorire la biodiversità e la lotta biologica integrata (la cura delle malattie delle piante senza utilizzo di prodotti di sintesi ma con l’ausilio dei cosiddetti insetti utili), sono solo alcuni dei suoi capisaldi.

Ma ciò che lo contraddistingue è la capacità di associare pratiche agricole eco-sostenibili e artigianali alla performance economica.

Grazie all’intensificazione del numero delle varietà per metro quadro e sfruttando al massimo le associazioni fra culture, Jean Martin Fortier genera un fatturato di circa 150 mila dollari canadesi per ettaro l’anno (l’equivalente di circa 100 mila).

UN SUCCESSO ECONOMICO POSSIBILE grazie a una strategia commerciale che predilige le culture più redditizie (ad esempio varietà antiche di pomodori) e con un ciclo di crescita corto (per esempio alcuni tipi di insalate come la valeniarella).

La vendita poi è diretta, senza intermediari, secondo i principi della filiera corta e basato sul legame di solidarietà fra produttore e consumatore.

Fortier è sostenitore dei CSA (Community supported agriculture), in italiano nota come agricoltura civica, dove i consumatori comprano in anticipo una parte della produzione prima ancora che questa sia in campo.

Poi distribuita attraverso i Gas, gruppi d’acquisto solidale.

«Per poter vivere di questo mestiere bisogna fare un’agricoltura semplice ma ben strutturata», prediligendo le piccole superfici e senza grandi investimenti per iniziare.

«Un ettaro è una superficie sufficiente a garantire uno stipendio dignitoso», è il messaggio di Fortier a quanti vogliono vivere coltivando la terra.

Una prospettiva interessante se consideriamo che oggi, secondo quanto denuncia da anni la via Campesina, organizzazione mondiale impegnata nella difesa dei diritti dei piccoli contadini, uno degli ostacoli più importanti per i giovani agricoltori è proprio l’accesso alla terra.

«Non ho inventato nulla, ho solo riscoperto quello che esisteva già», ha recentemente confessato Fortier in una delle sue ultime conferenze, tenuta lo scorso dicembre al liceo tecnico agricolo di Ettelbruck, in Lussemburgo, alludendo ai numerosi viaggi che lo hanno portato ad esplorare antichi saperi fra i contadini europei, soprattutto francesi.

«Per molti un’agricoltura senza trattore non è agricoltura, per poi ricredersi quando vedono i miei risultati economici; oggi sono molto contento di lavorare in un campo a dimensione umana e non a dimensione delle macchine; eliminare il trattore mi ha permesso di disegnare in modo differente il mio campo e di adattarlo alle mie necessità».

È UN VIAGGIO NELL’ISOLA DI CUBA, culla dell’agro-ecologia, ad aver ispirato l’immaginario del giovane Fortier.

A causa dell’isolamento che negli anni ‘80 dello scorso secolo l’ha privata di molte materie prime (prima fra tutte il petrolio), qui si è affermata un’agricoltura semplice e artigianale, ma allo stesso tempo estremamente efficace.

Una filosofia che nel 2005 ha ispirato il progetto di micro-fattoria del più famoso contadino del Quebec e della sua compagna Maude-Hélène Desroches.

«La ferme de la Grelinette» è un atto di devozione alla aero forca a due mani (grelinette in francese, u-fork in inglese), attrezzo poco conosciuto in Italia, ma molto diffuso in Francia, che permette di vangare il terreno in maniera performante, rispettando l’equilibrio biologico del suolo.

«Il mio altro non è che un ritorno in avanti», ripete spesso Fortier, oggi impegnato in una nuova missione di divulgazione.

Autore del libro, best seller, Le jardinier-maraîcher (tradotto in italiano da Terranuova edizioni, con il titolo «Coltivare bio con successo. Il primo manuale di orticoltura bio-intensiva per piccole aziende»), Fortier è oggi un punto di riferimento per tutta una nuova generazione di contadini, portatori di una agricoltura emergente ed eco-compatibile.

«Quello che faccio non ha niente di speciale, quando mi vengono a trovare nella mia fattoria molti mi dicono: tutto qui?; mi rendo conto che non c’è molto da vedere e che il segreto sta nella volontà di cambiare approccio».

Per questo motivo dal 2016 ha fondato, sempre in Quebec, un nuovo progetto, una fattoria formativa dove vengono accolti e formati al metodo bio-intensivo contadini alla prime armi oppure, benché più esperti, in difficoltà.

«La ferme des 4 temps», inaugurata in Quebec nel 2017, dispone di una superficie di 5 ettari dove diversi contadini testano simultaneamente un’attività agricola sotto la supervisione di un Jean Martin Fortier, nelle vesti del formatore.

«Ciò che mi ispira è poter cambiare il mondo facendo agricoltura e mettere le basi per l’agricoltura di domani, che sarà necessariamente biologica, artigianale a resiliente».

 (Articolo di Gabriele Annichiarico, pubblicato con questo titolo il 27 febbraio 2020 su l’Extraterrestre, allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)

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