Microplastiche nel lago di Excalibur

 

La presenza di microplastiche negli habitat marini (<5 mm) è ormai ben documentata e desta crescente preoccupazione, ma si conosce molto meno della crescente di questi minuscoli pezzi di plastica nei sistemi di acque interne.

Lo studio “An affordable methodology for quantifying waterborne microplastics – an emerging contaminant in inland-waters”, pubblicato sul Journal of Limnology da una team di ricercator britannici guidato da Jedd Owens della School of Natural Sciences della Bangor University e sostenuto da Surfers Against Sewage (Sas) illustra un metodo semplice ed economico per la raccolta e l’identificazione di microplastiche nelle acque interne del Regno Unito dove il team di ricerca o trovato pezzi di microplastica da tutti i siti di campionamento che vanno da oltre 1.000 per litro nel Tamigi a 2,4 per litro nel Loch Lomond. 

Secondo i ricercatori «la presenza di microplastiche in tutte le acque testate suggerisce che ora dovrebbero essere classificate come contaminante emergente, il che richiede un monitoraggio di routine».

Dopo la scoperta di microplastiche nel corso superiore dei corsi d’acqua dello Snowdon, la montagna più alta dell’Inghilterra e del Galles, è stata lanciata una spedizione scientifica per studiare l’inquinamento da plastica in tutti i parchi nazionali del Regno Unito.

Una nuotatrice esperta in acque libere, l’ecologista Laura Sanderson, uno scienziato, Christian Dunn, della Bangor University, e Sas si sono uniti per testare la presenza di microplastiche nei laghi e fiumi di alcuni luoghi simbolo della natura britannica.

La Sanderson ha iniziato la sua nuotata di circa 1.000 km in tutti e 15 i parchi nazionali del Regno Unito per raccogliere centinaia di campioni d’acqua, che saranno analizzati alla Bangor University e per questa avventura è stata ispirata dalla prima nuotata di questo genere che ha fatto nel 2019, quando ha trovato microplastica nel Lllyn Glaslyn, un lago in cima allo Snowdon dove la leggenda dice fosse nascosta Excalibur, la magica spada di re Artù.

La Sanderson, che gestisce la We Swim Wild, ha spiegato che «l’anno scorso abbiamo nuotato 26 km da un lago in cima allo Snowdon (nell’aprile 2019 la Sanderso si è tuffata nella sorgente del fiume Glaslyn a 610 m sul livello del mare, ndr), lungo il sistema fluviale fino alla costa. 

Siamo rimasti inorriditi quando ci hanno detto che l’acqua che avevamo raccolto lungo il percorso conteneva delle microplastiche.

Quindi ora vogliamo vedere quanto sia diffuso il problema e guardare i corsi d’acqua in tutti i nostri parchi nazionali».

Ora, dopo che si è allenata tutti i giorni, la nuova avventura della Sanderson è partita e il professor Dunn spiega a sua volta «abbiamo scoperto che l’acqua del Lllyn Glaslyn conteneva in media tre pezzi di microplastica per litro, anche se si tratta di una piccola quantità che è preoccupante perché si trova sulla cima di una montagna. 

Le concentrazioni di queste microplastiche sono poi aumentate costantemente mentre Laura nuotava a valle verso la costa.

Il tipo di dati che otterremo da questa spedizione è essenziale, poiché, se vogliamo avere qualche speranza di affrontare il problema, dobbiamo imparare tutto ciò che possiamo sulle microplastiche nei nostri corsi d’acqua. ».

Hugo Tagholm,amministratore delegato di Sas aggiunge: «Stiamo collaborando con Laura e Christian – che sono entrambi nostri rappresentanti regionali, a questa sfida.

Dato che Laura sta nuotando lungo i fiumi, i laghi e le coste dei parchi nazionali, ci offre un’opportunità unica per raccogliere campioni d’acqua da luoghi che avremmo difficoltà a raggiungere in qualsiasi altro modo. 

Molti di noi di Sas ci aiuteranno nell’analisi e si uniranno a Laura lungo la strada, anche se lei è l’unica preparata a percorrere tutti i 980 chilometri: quindi in bocca al lupo a lei!»

Per gli ambientalisti britannici la presenza di microplastiche nel remoto lago di Llyn Glaslyn, vicino alla vetta dello vicino Snowdon, è «uno spaventoso campanello d’allarme» e Dunn, che è un esperto di Zone umide, ha detto a BBC News che «è molto probabile che le minuscole particelle siano state depositate dalla pioggia».

L’analisi delle microplastiche condotta dalla School of Natural Sciences della Bangor University ha scoperto un nuovo metodo, più semplice ed economico, per trovare le microplastiche, ma, come spiega ancora Dunn, «i risultati sono spaventosi se si pensa che tutto questo è in cima a una montagna e in un sito molto remoto.

Tuttavia un’analisi più dettagliata troverebbe quasi sicuramente più plastica.

Dato che è così orribile, dovrei essere sorpreso, ma purtroppo non lo sono».

Secondo Dunn, una delle principali cause delle microplastiche piovute nei corsi d’acqua britannici potrebbero essere anche le particelle rilasciate dalla decomposizione dei rifiuti: «Non conosciamo la situazione completa, ma questo lavoro aiuterà a risolverla.

Tuttavia, dobbiamo svegliarci rispetto al problema di quanta plastica utilizziamo quotidianamente. E’ una risorsa preziosa, soprattutto per l’assistenza sanitaria».

Secondo la Snowdonia National Park Authority, il vero problema sono i rifiuti, in particolare le bottiglie di plastica e gli imballaggi e ha rivelato che ogni anno team di guardiaparco e gruppi di volontari raccolgono sulla montagna quasi 400 sacchi di rifiuti.

Ora, affrontate la neve e le gelide acque dello Snowdon la 38enne Sanderson, nuotando, raccoglierà campioni nelle acque di tutti e 15 i parchi nazionali del Regno Unito, dalle montagne Cairngorms nelle Highlands orientali della Scozia alle pianure di Dartmoor nel Devon.

Dopo la fine di questa avventura ci potrebbe volere un anno prima che gli scienziati rendano noti i risultati.

 

(Articolo pubblicato con questo titolo il 2 marzo 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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