Coronavirus, per i Paesi africani la carenza di cibo potrebbe essere peggio della pandemia

 

Per i Paesi poveri, che dipendono fortemente dalle importazioni alimentari, “le conseguenze economiche del coronavirus potrebbero essere più gravi di quelle sanitarie legate alla pandemia stessa“.

Ad affermarlo è l’Onu sulla scorta di previsioni elaborate dalle sue due agenzie, la Fao (che si occupa di alimentazione e agricoltura) e il Pam, il Programma alimentare mondiale.   

Il doppio shock

Solitamente, ci ritroviamo di fronte a uno shock dell’offerta a causa di una siccità o a uno shock della domanda per via di una recessione, ma qui i due tipi di problemi si stanno presentando allo stesso tempo e a livello mondiale.

Questo è ciò che lo rende veramente inedito”, dice Arif Hussain, economista del Pam.

Le misure restrittive imposte soprattutto dai Paesi più ricchi per via dell’emergenza sanitaria stanno mettendo a rischio non solo l’approvvigionamento alimentare laddove c’è scarsità di produzione autoctona, ma anche l’export di quelle economie agricole che proprio dalla vendita dei prodotti all’estero ricavano il grosso del reddito nazionale.  

Dal punto di vista dell’offerta, gli esperti del Pam segnalano che 2,8 miliardi di persone nel mondo, tra cui 212 milioni in situazione d’insicurezza alimentare e 95 milioni in situazione d’insicurezza alimentare grave, si nutriscono ogni anno grazie alle importazioni di riso, soia, mais e grano. 

I Paesi più a rischio

L’Africa subsahariana è la regione più colpita del globo.

Qui, solo nel 2018, sono stati importati più di 40 milioni di tonnellate di cereali.

La Somalia e il Sudan sono particolarmente a rischio mentre l’Angola, il Nigeria e il Ciad sono dipendenti delle loro esportazioni per poter pagare le importazioni degli alimenti. 

Anche l’Iraq, l’Iran, lo Yemen e la Siria potrebbero essere vittime di questa penuria.

Se i mercati mondiali dei cereali di base sono ben forniti e i prezzi sono generalmente bassi, i prodotti alimentari devono viaggiare dai granai del mondo ai loro luoghi di consumo.

Le misure di contenimento in atto per combattere il Covid-19 stanno iniziando a porre problemi al riguardo”, dice sempre il Pam.

Attualmente i porti di esportazione sono perturbati dai movimenti sociali in Argentina e in Brasile.

Secondo la Fao, i prezzi degli alimenti di base (olio, cerali, carne e prodotti lattiero-caseari) sono diminuiti a causa della depressione economica.

(Articolo di Tania Portuesi, pubblicato con questo titolo il 5 aprile 2020 sul sito online di “Europa Today”)

 

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