Discariche di Bussi, il Consiglio di Stato condanna Edison. Costa: «Sentenza mette la parola fine sulle responsabilità»

 

L’attesa sentenza del Consiglio di Stato, sulla bonifica delle discariche 2A e 2B di Bussi è arrivata ed è una condanna per Edison.

Secondo il ministro dell’ambiente Sergio Costa, «la sentenza del Consiglio di Stato è inappellabile e mette finalmente la parola fine sulla ricerca della responsabilità di uno dei disastri ambientali più gravi d’Italia.

La discarica dei veleni di Bussi è un buco nero nel cuore dell’Abruzzo e di tutto il Paese.

Adesso Edison proceda immediatamente con le bonifiche.

Non si può sottrarre alle sue responsabilità.

Il Ministero dell’Ambiente sarà sempre pronto al confronto se necessario e vigileremo che i tempi degli interventi siano rispettati.

Ma adesso Edison parta subito: gli abruzzesi non possono più aspettare».

Per Legambiente la sentenza «finalmente ridà dignità ad un territorio martoriato e agli abruzzesi che per anni attendono finalmente di voltare pagina.

Dopo la precedente sentenza del TAR, questa seconda condanna chiarisce definitivamente le responsabilità accertate ed Edison, in virtù del principio “chi inquina paga”, dovrà finalmente provvedere alla bonifica di quelle aree inquinate.

Almeno questa bonifica non graverà sui cittadini e quel che rimane dei 50 milioni, inizialmente stanziati dal pubblico, potrà essere utilizzato su altri interventi di cui quel sito necessità, dalla bonifica della Tre Monti ferma lì con tutte le sue gravi criticità al vecchio polo industriale».

Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo, evidenzia che «questa sentenza fa breccia come un raggio di sole primaverile in questo particolare momento di emergenza sanitaria che ci sta riportando con forza a rivedere le nostre azioni e ripensare i nostri modelli economici e sociali nell’ottica di un riequilibrio sempre più urgente e necessario del rapporto fra attività umana e ambiente.

Ed è un passo importante verso la bonifica totale di quelle aree».

Soddisfatto anche il presidente nazionale del Cigno Verde Stefano Ciafani: «La sentenza di Bussi sancisce giustamente il principio comunitario “chi inquina paga” troppe volte calpestato nella storia italiana.

Per chi come noi da 40 anni opera sul territorio nazionale, non solo nei tribunali, “in nome del popolo inquinato” è una bella notizia in un periodo storico difficile.

Dopo aver ottenuto nel 2015 l’approvazione della legge sugli ecoreati che ha inserito i reati ambientali nel codice penale, grazie a 21 anni di lavoro associativo, e dopo essere riusciti a far chiudere cicli produttivi inquinanti in tante aree industriali, non è ancora finito il lavoro.

È fondamentale, a Bussi come negli altri siti di interesse nazionale o regionale, procedere velocemente al risanamento delle aree inquinate.

Sarebbe un atto di giustizia per territori maltrattati da un’industria senza scrupoli e di ripartenza anche sotto il punto di vista occupazionale grazie alle attività di bonifica. Continueremo a dare il nostro contributo in questa direzione».

Il Wwf evidenzia che il «Consiglio di Stato ha sancito, con la sentenza pubblicata oggi, che dovrà essere Edison, in quanto responsabile dell’inquinamento ambientale, a provvedere alla bonifica delle discariche 2A e 2B di Bussi sul Tirino, dove fu scoperta a suo tempo la discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa».

La delegata del Wwf Abruzzo Filomena Ricci  la definisce «una sentenza storica che sancisce una volta per tutte il principio secondo il quale chi inquina deve necessariamente risanare i luoghi, indipendentemente dai passaggi societari e dalle attuali proprietà.

Il Wwf segue da sempre le vicende legate alle discariche di Bussi e più in generale a tutto l’inquinamento della Val Pescara e non può che prendere atto con soddisfazione di questo importante passo avanti.

Almeno la zona 2A e 2B sarà risanata senza incidere sui fondi pubblici, cioè di tutti i cittadini, e lo Stato potrà impegnare in altro modo, sempre a favore di questo territorio martoriato, quel che rimane dei 50 milioni a suo tempo stanziati.

Cogliamo l’occasione per rimarcare, ancora una volta, come sia necessaria anche una indagine epidemiologica più approfondita, come richiesto dallo stesso studio Sentieri: i cittadini hanno diritto di conoscere la realtà sino in fondo e senza aspettare altre decine di anni».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 7 aprile 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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