Comunicato stampa del 9 aprile 2020 Si ripete la tragicommedia del dopo crollo. Tre Commissioni di inchiesta, una del Ministero Lavori Pubblici, una dell’Anas e infine quella della Regione Toscana. Naturalmente ricordiamo la doverosa indagine della magistratura di Massa Carrara. Ci permettiamo di suggerire tre cause che hanno favorito il crollo: – assestamento della Placca Tettonica che si è scontrata con quella Appenninica che notoriamente passa da quelli parti; – una congiunzione astrale facilitata dai cambiamenti climatici; – un intervento dello Spirito Santo per punire i blasfemi che pregano fuori posto (ci perdonino i credenti in giorni come quelli che stiamo vivendo). È vero non si può scherzare ma la rabbia monta. Ci sono i fatti: non una sola lettera ma ben tre inviate dal Comune di Aulla sul pericolo incombente. C’è una lettera di risposta dell’Anas, firmata in calce che dice “nessuna criticità …. inviata squadra per rattoppo con bitume“. Cosa si aspetta intanto a sospendere chi ha firmato la lettera e chi l’ha controfirmata? Non vogliamo assistere ad un eterno scaricabarile e poi fra alcuni giorni passare tutto nel dimenticatoio. Abbiamo cose drammatiche di cui occuparsi, morti da piangere. Questa volta il crollo di un ponte di 300 metri non ha causato vittime, speriamo almeno di sapere con quanta sabbia sia stato ristrutturato e parzialmente rattoppato non solo per far passare macchine, camion pesanti, trasporti eccezionali ma anche per posizionare acquedotto e linee elettriche. Guido Pollice Ass. Verdi Ambiente e Società Onlus
Archivi Giornalieri: 9 Aprile 2020
Il Governo porterà il Piano territoriale paesistico della Regione Lazio davanti alla Corte Costituzionale. Lunedì, infatti, il Consiglio dei ministri ha deliberato di sollevare il ricorso per conflitto di attribuzione. La richiesta è partita dal ministro per i Beni e le attività culturali (Mibact), Dario Franceschini, su proposta del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia. Il Ptpr, strumento che riorganizza la normativa relativa alle tutele del territorio e quindi anche alla sua pianificazione urbanistica, è stato approvato ad agosto dopo anni di elaborazione e dopo sei mesi di discussione nelle commissioni consiliari e infine con un acceso dibattito in Aula dove una valanga di emendamenti avanzati sia dai consiglieri di maggioranza sia dell’opposizione hanno apportato numerose modifiche. Fin dai primi giorni successivi all’approvazione il ministero aveva manifestato il proprio disappunto nei confronti del Piano definendolo una “decisione unilaterale” e lasciando intendere la possibilità di impugnare il documento. In quell’occasione la Regione aveva fatto sapere di aver recepito le 445 osservazioni del Mibact e essere al lavoro per arrivare alla sottoscrizione di un accordo con il ministero. Al momento non sono ancora stati resi pubblici in via ufficiale i punti su cui si basa il ricorso. Secondo quanto si apprende, però, uno di questi riguarderebbe proprio i vincoli al centro storico della Capitale. Fin da subito, le voci critiche al Piano si erano concentrate su questo aspetto: il centro storico di Roma è infatti stato esluso dalle tutele previste per gli altri centri storici del Lazio dove per ogni intervento urbanistico va chiesta l’autorizzazione alla Soprintendenza. Il Ptpr rimandava a “specifiche prescrizioni” da concordare tra la Regione e il Ministero. Punto che ora il Mibact ritiene possa essere frutto di conflitto tra le competenze regionali e statali. In Regione si attende di conoscere i contenuti del ricorso e, soprattutto, il giudizio della Corte Costituzionale. Nel […]
Perché il governo ha varato questo decreto? È un provvedimento dettato più dalla paura della propaganda della destra che dalla razionalità della gestione del fenomeno. In nessun caso la pandemia che ci sta colpendo può giustificare il fatto di lasciar morire delle persone in mezzo al mare. La Alan Kurdi è l’unica nave umanitaria impegnata nel Mediterraneo. È un decreto ad hoc? Il deputato Erasmo Palazzotto Probabilmente è più un decreto che non si occupa di un dato di realtà. Le altre Ong hanno sospeso le operazioni perché, penso a Mediterranea, hanno il personale medico impegnato nel sistema sanitario per contrastare l’emergenza Covid-19. Il problema più grande è che la Alan Kurdi sia l’unico dispositivo di soccorso presente nel Mediterraneo. Nei prossimi giorni, con il miglioramento delle condizioni meteo, le partenze saranno più numerose e aumenteranno naufragi, morti e sbarchi spontanei. Il governo dovrebbe preoccuparsi di prevedere misure di sicurezza per salvare le persone in mare e poi metterle in quarantena. Sulla terraferma o, se non si può, in assetti navali adeguati. È stato detto che la logica del provvedimento sia la stessa di quelli che riguardano le navi da crociera. È possibile equiparare le condizioni di croceristi e rifugiati? In nessun caso può essere equiparata la condizione di chi si trova su una nave per una vacanza, e ha a bordo tutte le condizioni di assistenza necessarie, con quella di chi è su una piccola imbarcazione in difficoltà in mezzo al Mediterraneo e rischia da un momento all’altro di affondare. Stiamo parlando di persone salvate dall’annegamento. L’alternativa quale sarebbe, lasciare morire queste persone in mare perché c’è l’emergenza coronavirus? Quindi stabilire che la vita di quelle persone vale meno di quella di qualunque altro cittadino italiano o europeo perché hanno la pelle di un altro colore o un passaporto […]
«Un provvedimento contrario alla Costituzione. Illegittimo sul piano legale, inopportuno e politicamente violento sul piano dei principi»: è la sintesi che fa del decreto interministeriale che ha chiuso i porti italiani l’avvocato Salvatore Fachile, ricercatore sui temi della tratta internazionale e del diritto dell’immigrazione, coordinatore scientifico di progetti in ambito nazionale ed europeo, docente presso master universitari. Il punto controverso del provvedimento recita: «I porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione di Place of safety, in virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo, per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell’area Sar italiana». Fachile bolla il testo come illegittimo: «È un atto irrazionale quindi contrario all’articolo 3 della Costituzione perché prevede, tra le altre cose, un trattamento diseguale se la persona sia stata soccorsa da un mezzo italiano o da una nave straniera. Ma le due situazioni non possono essere trattate in modo diseguale se non in base a una ragionevole necessità e in questo caso non c’è. Non si può essere porto sicuro per chi è stato salvato da una nave italiana e non esserlo per chi è stato salvato da una nave straniera». Non convince neppure il richiamo al rischio Covid-19: «Abbiamo l’obbligo internazionale di garantire il soccorso a chi è in emergenza, dire che non siamo più Pos significa violare un obbligo internazionale se non è vero – prosegue Fachile -. È razionale dire che l’Italia non è in grado di prestare soccorso, assicurare procedure di prevenzione ed eventualmente prendere in carico soggetti malati? Il sistema sanitario è già collassato al punto da non poter prestare soccorso e quindi sottrarsi a un obbligo internazionale? La risposta è fortunatamente no. L’Italia ha una Sanità in grado di verificare la condizione di alcune centinaia di […]
A Trieste l’8 aprile 2020 verrà ricordato come il giorno in cui, dopo 123 anni attività, si è spenta l’area a caldo della Ferriera, l’Ilva del nord. Inaugurata sotto l’impero asburgico, per oltre un secolo l’impianto ha condiviso timori e speranze col rione storico di Servola. Una convivenza divenuta negli ultimi anni problematica, e sfociata in manifestazioni di piazza che hanno chiesto a gran voce la chiusura dell’area a caldo, la più impattante sotto il profilo delle emissioni. Il 28 marzo c’è stato l’ultimo sfornamento della cokeria, oggi (8 aprile) sarà la volta dello stop di agglomerato e altoforno. “Pare che la cokeria sia defunta, in questi giorni c’è molta meno polvere – racconta Alda Sancin, presidente dell’associazione No Smog – Dopo anni di battaglie siamo contenti se si arriva al dunque. Finché la vicenda non si chiude definitivamente non vogliamo cantare vittoria”. Sull’impegno del mondo politico fa il punto Barbara Belluzzo del Comitato 5 Dicembre, realtà che negli ultimi anni ha animato la piazza contro l’inquinamento della Ferriera: “Per la chiusura la politica ha senza dubbio dei meriti. Dopo tutto l’area a caldo viene appunto spenta per sempre. Ma al tempo stesso ha il fortissimo demerito di aver voluto tenere la gente lontana da quella che era diventata una sua lotta. Si è persa così una grande occasione per mettere in atto una buona pratica di cittadinanza consapevole e di democrazia attiva. Il tutto sarà rivenduto in termini elettorali per non spartire il merito con altri soggetti”. Mentre si fermano gli impianti, resta ancora irrisolto il rebus sul futuro dello stabilimento. Il nuovo Accordo di programma tra istituzioni e azienda si sarebbe dovuto siglare in queste settimane, ma l’emergenza Covid-19 ha bloccato tutto. Non si conosce l’entità degli aiuti pubblici per sostenere bonifica e riconversione degli impianti, così come manca un piano industriale. Incerto anche il futuro degli operai: in un referendum tenutosi a gennaio le maestranze avevano approvato, a larga maggioranza (59%), un accordo sindacale che […]
Chiediamo che le Commissioni parlamentari riprendano i lavori, anche ricorrendo ad attività in remoto, come stanno facendo tante aziende e istituzioni del Paese, incluse quelle dell’Istruzione e dell’Università, che in questo modo permettono a tutti noi di avere beni e servizi di prima necessità. Il Paese deve ripartire nel modo giusto, realizzando la sostenibilità enunciata nei programmi dei Governi nazionale ed Europeo (il Green Deal) per la prosperità delle aziende e del Paese, mettendo al primo posto la salute ambientale e umana, come prerequisito per un sano sviluppo economico. Il sistema delle aziende “green” italiane, leader a livello europeo è pronto a dare il proprio contributo a queste auspicabili scelte politiche. Questo è il momento di innescare un nuovo inizio rispettoso della salute dell’ambiente,umana e degli animali. “Ci siamo illusi di poter essere sani in un mondo malato” queste le parole di un grande uomo del nostro tempo, Papa Francesco. Occorre ripensare le priorità a cui far fronte e ridisegnare, con opportune leggi e scelte politiche, un sistema di produzione e consumo più sano e sostenibile. I paradigmi del passato hanno fallito, occorre disegnarne altri. Con le dovute precauzioni per la salute dei Parlamentari e di chi lavora con loro, chiediamo che le Commissioni continuino il loro corso: è indispensabile che il cuore pulsante della democrazia nel nostro Paese non si fermi! La pandemia miete un numero di vittime enorme nelle aree sovrappopolate ed inquinate, come le Regioni del Nord Italia produttivo, la Cina, l’India e ora New York, tutte caratterizzate da alti tassi di inquinamento. E’ provato che l’inquinamento atmosferico è un fattore di rischio nelle malattie respiratorie ed è difficile pensare che sia solo un caso quando il maggior numero di morti di questa pandemia è in zone dove anche in periodi ordinari tutto si deve fermare, periodicamente, […]
Mentre i pompieri combattevano per contenere due incendi boschivi nella zona di esclusione intorno alla centrale nucleare di Chernobyl, chiusa dopo il disastro nucleare del 1986, i livelli di radiazione sono aumentati. Il 4 aprile i vigili del fuoco ucraini hanno dichiarato di essere riusciti a fermare uno degli incendi in un’area di circa 5 ettari, ma il secondo ha continuato a bruciare, estendendosi su circa 20 ettari per poi bruciare in totale un’area di 100 ettari il 5 aprile. Dopo che Egor Firsov, capo del servizio di ispezione ecologica dell’Ucraina, aveva lanciato l’allarme sulla sua pagina Facebook non ci sono più state notizie ufficiali, ma il suo contatore mostrava livelli di radioattività di 2.3 microsievert, quando la norma sarebbe 0.14 e la quantità massima consentita di radiazione di fondo naturale nell’area di Chernobyl è 0,5 microsievert all’ora. Il 6 aprile, Charles Digges dell’ONG norvegese/russa Bellona scriveva che «un totale di 124 vigili del fuoco, due aerei e un elicottero stanno combattendo contro l’incendi più grande e hanno effettuato 42 lanci d’’acqua aerei. Altri 14 vigili del fuoco stavano combattendo l’incendio più piccolo». E riferiva che il giorno prima i servizi di emergenza dell’Ucraina avevano detto che «l’aumento delle radiazioni in alcune aree ha portato a “difficoltà” nella lotta contro l’incendio, sottolineando che le persone che vivono nelle vicinanze non erano in pericolo». Secondo Legambiente, «in piena emergenza sanitaria, Chernobyl piomba nuovamente nell’incubo radiazioni» e il livello delle radiazioni che risulta essere 16 volte superiore alla norma «è assolutamente allarmante e deve vedere una task force attivarsi immediatamente allo scopo di evitare nuove vittime innocenti». Quando il quarto reattore di Chernobyl esplose nell’aprile del 1986, causando l’evacuazione di circa 116.000 persone nelle immediate vicinanze dell’area, quello che resta il più grande disastro nucleare civile del mondo provocò un gigantesco fallout radioattivo in […]
Per aiutare a prevenire la diffusione del coronavirus, gli scienziati veterinari ci raccomandano di tenere i nostri gatti domestici in casa, ma la British Veterinary Association dice che comunque «i proprietari non devono preoccuparsi di alcun rischio di infezione da parte dei loro animali domestici» e Angel Almendros, del Veterinary Medical Centre della City University di Hong Kong, ha detto a BBC News che «non esiste un singolo caso di un cane o un gatto che infetta un essere umano con Covid-19.» Nel recente paper “Can companion animals become infected with Covid-19?” pubblicato su Bmj Journal – VetRecord, Almendros riferisce del caso di un cane che, secondo l’Agriculture, fisheries and conservation department (Afcd) di Hong Kong, era stato apparentemente infettato dal suo proprietario e, in effetti, i campioni prelevati dalle cavità orale e nasale dell’animale sono risultati debolmente positivi al Covid-19 in cinque test separati successivi realizzati per un periodo di due settimane. Dopo a Hong Kong è risultato positivo al Covid-19 solo un altro cane, un pastore tedesco di due anni, anch’esso di proprietà di un paziente con infezione da Covid-19. Finora, sono stati testati molti altri cani e gatti con risultati sempre negativi. A Hong Kong Sono in corso studi per comprendere meglio i rischi e le conseguenze delle infezioni da SARS-CoV-2 negli animali domestici. Ma Almendros sottolinea che «anche dove abbiamo questi risultati positivi, gli animali non si ammalano. Come nel precedente focolaio di Sars-Cov a Hong Kong, nel 2003, in cui un certo numero di animali domestici era infetto ma non si ammalò mai, non ci sono prove che cani o gatti possano ammalarsi o infettare le persone». Per prevenire qualsiasi rischio proveniente da animali domestici che trasportano nella loro pelliccia il virus passatogli dalle mani dei loro proprietari nella loro pelliccia, la presidente della British veterinary association (BVA), […]
NEW DELHI – Scimmie, elefanti e pavoni si impadroniscono delle città rese quasi disabitate delle misure di contenimento imposte dall’emergenza coronavirus. Appare come un’invasione, neanche tanto silenziosa, quella che sta avvenendo in diverse città dell’India. Centinaia di macachi hanno lanciato l’assalto al palazzo presidenziale a New Delhi (tra le residenze più grandi al mondo, comprensiva di una tenuta da 130 ettari) e si sono spinti all’interno del complesso: “Finora rubano molto ma non minacciano gli esseri umani“, ha raccontato un ufficiale di guardia. A Mumbai, come anche le scimmie, sono stati visti dei pavoni appollaiati sui tetti delle auto parcheggiate, che fanno mostra del loro inconfondibile piumaggio; a Gangtok, nello Stato nord-orientale di Sikkim, un orso nero himalayano è penetrato dentro un ufficio delle telecomunicazioni e ha ferito un ingegnere, mentre sui social girano video di elefanti che vagano per le strade deserte. Ma non è solo trionfo delle specie animali, ce ne sono tanti per i quali le misure di contenimento hanno avuto risvolti tragici: alcuni attivisti hanno denunciato la morte per fame di quattro cavalli utilizzati per trasportare turisti in giro vicino al Victoria Memorial a Calcutta. Altri 115 sono stati lasciati a se stessi, impossibilitati a procurarsi il cibo, dopo che il governo ha ordinato la ‘chiusura’ del Paese; i proprietari hanno spiegato di avere a malapena i soldi per sfamare le famiglie. Vita difficile anche per cani randagi e mucche, abituate a pescare nei rifiuti, ormai anche questi difficili da trovare con negozi e ristoranti chiusi. E i volontari hanno lanciato l’allarme sul numero crescente di cani e altri animali da compagnia abbandonati e ridotti alla fame. (Articolo pubblicato con questo titolo l’8 aprile 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)