Zagrebelsky: «Quale dittatura, limitazioni alla libertà giuste se tutelano il diritto alla vita e alla salute»

 

Repubblica intervista Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale.

Il tema è quello delle limitazioni alle libertà personali introdotte dalle misure che cercano di frenare il contagio Covid-19.

Misure imposte sia dal governo che dai presidenti delle Regioni.

Ritiene siano giuste se tutelano il diritto alla vita e alla salute.

«La prima cosa da fare, dichiara, è prestare attenzione alle parole.

Sia nel parlare dell’emergenza sanitaria, sia della repressione delle libertà democratiche.

Il Covid-19 non è la peste, dice, e a differenza di quando c’era la peste, “il mondo scientifico e ospedaliero è mobilitato e ha strumenti nelle sue mani”.

«Io tranquillo? Tutt’altro. Ma penso che si debba reagire ragionando e non delirando».

Cosa direbbe ai complottisti che pensano a una montatura con intenti repressivi delle libertà democratiche?

Addirittura con l’esercito in campo?

«Mi rallegro di vedere l’esercito che non combatte una guerra, ma la diffusione di una malattia e le sue conseguenze».

«Occorre reagire all’emergenza ragionando, dice, e non delirando. Si sta solo cercando di contenere la diffusione di una malatti».

«Non c’è bisogno di chissà quale perspicacia per capire la differenza del coprifuoco a Santiago del Cile imposto da Pinochet e le limitazioni alla circolazione per motivi di salute pubblica.

Nei regimi antidemocratici si trattava di una misura poliziesca subita come un violento sopruso; qui invece, già a prima vista, è un’altra cosa.

Addirittura sarebbe superflua se ciascuno di noi spontaneamente, liberamente, si rendesse conto di una necessità a favore della nostra salute».

E’ prematuro pensare al dopo emergenza e temere che i divieti si protraggano oltre.

«Per ora mi paiono misure a favore della più democratica delle libertà: libertà dalla malattia e dalla morte».

Non c’è nessun diritto fondamentale sacrificato all’emergenza.

«Quale diritto è più fondamentale del diritto di tutti alla vita e alla salute?

Cerchiamo, come giuristi, di non fare gli azzeccagarbugli.

Intanto la Costituzione prevede che la libertà di circolazione e la libertà di riunione possano essere ristrette per motivi di salute, sicurezza, incolumità pubblica.

In ogni caso, la Costituzione consente l’adozione di decreti di urgenza in casi “straordinari di necessità”.

Non siamo forse in uno di questi?

Il governo nazionale si deve assumere le sue responsabilità, sia pure di concerto con le autorità regionali».

Misure più stringenti per difendere la sanità, la sicurezza e l’incolumità spettano allo Stato, “incontrovertibilmente”.

E non alle Regioni.

«E’ una situazione di emergenza e lo scopo giustifica i mezzi.

Le uniche misure non ammissibili sarebbero quelle contrarie alla dignità degli esseri umani e quelle discriminatorie. »

«Per esempio quelli che violassero il principio di uguaglianza, che non consente di distinguere gli anziani dai giovani.

Parlo non per conflitto di interessi… ma per ragioni costituzionali.

Non risulta che il principio di uguaglianza consenta una simile barbara e spietata discriminazione».

(intervista di Repubblica del costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ,pubblicata con questo titolo il 21 marzo 2020 sul sito online “ilnapolista”)

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