Coronavirus: Pefc, niente passi indietro su tutela foreste

 

Niente passi indietro sulla tutela delle foreste per proteggere clima e salute.

Questo l’appello lanciato dal Pefc Italia (Programme for endorsement of forest certification schemes) in occasione della 50/a Giornata della Terra che si celebra il 22 aprile.

C’è il rischio concreto che l’emergenza sanitaria – viene spiegato – che ha provocato il blocco dell’attività economica in buona parte del mondo, porti a proporre il rilancio dell’economia in modo indifferenziato, con l’alleggerimento delle leggi in vigore in ambito ambientale; le priorità e l’azione di sostegno all’economia dovrebbe prevedere non una ripartenza dello status quo, ma un’azione forte a favore della sostenibilità e dell’economia circolare, nell’ottica della costruzione di un futuro migliore.

È possibile e necessario tutelare le risorse naturali e contrastare la crisi climatica“.
A livello mondiale la media di ettari di foreste naturali persi è stata di 6,5 milioni all’anno – si osserva – per cause naturali o antropiche, tra le quali spiccano zootecnia, agricoltura intensiva, conversione di foreste in piantagioni, utilizzo del legname“.

L’Europa e l’Italia in particolare, “grande importatore e con un importante settore di lavorazione del legno – afferma Maria Cristina D’Orlando, presidente di Pefc Italia – hanno una responsabilità diretta in questo processo: il legno è la materia prima per antonomasia dello sviluppo sostenibile, ma deve provenire da una gestione sostenibile delle foreste, non dallo loro distruzione. Proprio per questo è importante la certificazione forestale“.

Lo sfruttamento non sostenibile del patrimonio forestale è tra le cause prime di tutti gli squilibri ambientali del nostro Pianeta e alcune delle più gravi malattie infettive che l’uomo deve affrontare oggi sono un’ulteriore conseguenza – rileva Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia – nelle aree tropicali la deforestazione e la compravendita di carne di animali del bosco possono aver portato più facilmente al contatto tra uomini e animali selvatici, favorendo il fenomeno dello ‘spillover’, cioè il salto che permette al patogeno di passare da una specie ospite ad un’altra“.

(ANSA del 14 aprile 2020, ore 20:06)

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