Incendi intorno a Chernobyl, radioattività irrilevante in Italia

 

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) ha comunicato che «a seguito degli incendi sviluppatisi intorno alla ex centrale nucleare di Chernobyl dai primi giorni di aprile, si sono diffusi nella zona livelli molto bassi di radioattività.

La rete di monitoraggio europea, di cui fanno parte le agenzie ambientali italiane, con il coordinamento tecnico dell’Istituto nazionale per la sicurezza e la radioprotezione (ISIN), conferma che in Italia non sono stati rilevati valori anomali».

Gli incendi che dal 4 aprile interessano vaste aree boschive intorno e all’interno all’area di esclusione di 30 Km della centrale nucleare di Chernobil, colpita il 26 aprile del 1986 dalla più grande catastrofe nucleare civile della storia, sarebbero stati nuovamente estinti, anche se i vigili del fuoco ucraini stanno ancora provvedendo alle ultime operazioni di bonifica.

Secondo le autorità ucraine, anche se il fumo ha raggiunto la capitale Kiev, i tre nuovi focolai riaccesi dal forte vento il 16 aprile non hanno destato particolari preoccupazioni.

Secondo la Snpa «il deciso miglioramento della situazione degli incendi nella Zona di Esclusione è riscontrabile anche dalle mappe ricavate dal sito NASA-FIRMS.

Anche l’ESA (Agenzia spaziale europea) ha messo a disposizione le mappe con l’andamento degli incendi».

Ma Greenpeace Russia ricorda che, dal 3 al 17 aprile, gli incendi intorno a Chernobyl, avevano bruciato 40.000 ettari e che i tre nuovi incendi nella zona di esclusione destano molte preoccupazioni. 

L’organizzazione ambientalista rivela che «inoltre, si è verificato un grave incendio nella riserva statale ecologia di Polessky in Bielorussia. 

L’incendio si estende sulle più grandi torbiere drenate, mentre il livello di inquinamento da radiazioni in questo territorio è piuttosto elevato».

Fortunatamente, gli incendi più catastrofici in Ucraina sono in atto al di fuori della zona di esclusione di CHernobyl, nei distretti di Ovruch e Narodich, nella regione di Zhytomyr. 

Il più vicino era a 10 chilometri dalla zona di esclusione. 

Sulla base di immagini satellitari, gli esperti russi di Greenpeace ritengono che «proprio questi incendi abbiano provocato un notevole fumo a Kiev e nei suoi dintorni» e avvertono che «non si prevedono precipitazioni che possano aiutare i vigili del fuoco. 

Il vento è previsto principalmente in direzione di Kiev. 

Se la direzione del vento cambia, il fumo può raggiungere le città russe

A preoccupare è un possibile fallout radioattivo, visto che nell’area di esclusione di Chernobyl sono stati rilevati valori anomali di radioattività dovuti alla risospensione in aria di particelle contaminate da cesio 137.

Ma Isin tranquillizza: le sue «previsioni della diffusione delle masse d’aria contenenti radioattività e provenienti dall’Ucraina, nell’indicare il possibile interessamento di buona parte del territorio europeo, stimano che i livelli di concentrazione di Cesio-137 attesi nel particolato atmosferico non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario per l’uomo e impatto sull’ambiente».

 

Conclusioni alle quali era già giunto il rapporto “Fires in Ukraine in the exclusion zone around the Chernobyl power plant: Point position”, pubblicato il 15 aprile dall’Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire francese.

Per quanto riguarda la situazione di Kiev, l’Isin dice che, pur in presenza di un venefico inquinamento da fumo e polveri sottili, «le concentrazioni misurate più elevate di Cesio-137, il radioisotopo presente nell’ecosistema in quantità maggiori e con maggiori caratteristiche di volatilità, si sono mantenute a livelli molto bassi, quasi sempre inferiori a 1 mBq/m3 che, se paragonato con il fondo usuale di circa 6 microBq/m3, costituisce comunque l’evidenza del passaggio di aria contaminata, sebbene in maniera lieve.

Tali concentrazioni, anche nelle ipotesi più cautelative che si possono formulare (ad es., persistenza della concentrazione massima per l’intera durata degli incendi, presenza anche dello Stronzio-90, l’altro radioisotopo presente nell’ambiente a seguito dell’incidente di Chernobyl) risultano diverse decine di migliaia di volte inferiori al limite di dose previsto per la popolazione: non costituiscono pertanto un pericolo per la salute e non hanno alcuna rilevanza radiologica».

Ma gli esperti di radiazioni di Greenpeace Russia fanno notare che «in condizioni di smog, qualsiasi ulteriore esposizione per inalazione di aria con un alto contenuto di radionuclidi aumenta il rischio di cancro e altre malattie, che è particolarmente pericoloso sullo sfondo di una pandemia di coronavirus».

Riguardo alla diffusione delle masse d’aria contenenti radioattività e provenienti dall’Ucraina, l’Isin sottolinea che «ad oggi, nessun valore anomalo di radioattività riconducibile agli eventi in questione, è stato misurato dai Laboratori delle Agenzie regionali e delle Province autonome per la protezione dell’ambiente e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, che costituiscono la Rete nazionale di Sorveglianza della Radioattività Ambientale, Rete RESORAD a cui, con il coordinamento tecnico dell’ISIN, è affidato il compito di controllare l’eventuale presenza di livelli anomali della radioattività nell’ambiente.

Da evidenziare che le concentrazioni di Cesio-137 stimate dai modelli matematici sono talmente basse (quindi, si ribadisce, del tutto irrilevanti per la salute) che riuscire a misurarle può rappresentare un compito arduo anche per i sofisticati strumenti ad alta sensibilità di cui i laboratori della Rete RESORAD sono dotati».

Il Snpa fa l’esempio del Centro regionale radioprotezione di Arpa Lombardia che  ha confermato che, «dall’inizio del mese di aprile, tutte le analisi svolte sul particolato atmosferico attraverso strumenti di alta sensibilità hanno sempre restituito un quadro rassicurante, non rilevando in alcun caso valori anomali di radioattività.

I controlli radiometrici, attivi dal 1988, sono effettuati in maniera continua e proseguono costantemente, in contemporanea e in linea con tutte le strutture nazionali e internazionali».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 20 aprile 2020 sul sito online “greenreport.it”)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vas