Polli e mucche al macello ma non sugli scaffali: l’industria della carne implode

 

Negli Stati Uniti gli impianti di lavorazione della carne stanno sospendendo le operazioni a causa della pandemia di coronavirus.

Tyson Foods, uno dei più grandi distributori di carne statunitensi specializzato in pollame, per lanciare l’allarme, ha acquistato uno spazio pubblicitario sul New York Times.

«La catena di approvvigionamento alimentare si sta spezzando», si legge nella lettera di Tyson Foods.

Il gruppo ha avvertito che i lockdown potrebbero causare gravi problemi alla catena di approvvigionamento alimentare.

Si parla di milioni di chili di carne che potrebbero scomparire dai negozi alimentari statunitensi così come dai ristoranti, di milioni di polli, maiali e mucche che potrebbero essere «spopolati» (vale a dire uccisi) perché gli agricoltori non hanno spazio per vendere il loro bestiame e comunque non c’è il personale per trattarlo.

Questo scenario si sta già verificando nel Delaware e nel Maryland, dove due milioni di polli sono destinati all’eutanasia a causa della mancanza di dipendenti negli impianti di lavorazione di tutta la regione.

La società ha affermato che anche gli sprechi alimentari rappresentano una minaccia: «Gli agricoltori di tutta la nazione non avranno un posto dove vendere il loro bestiame, quando potrebbero alimentare la nazione».

Un portavoce del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati uniti (Usda) ha dichiarato in una nota inviata al Time che l’Usda, insieme all’US Food and Drug Administration e ai centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, lavorerà per «garantire che la catena di approvvigionamento alimentare rimanga sicura e al sicuro.

L’Usda riconosce e sostiene gli sforzi dell’industria e delle aziende private per mantenere lo stato operativo delle proprie strutture, mantenendo allo stesso tempo la sicurezza e la salute della propria forza lavoro».

Di recente l’Usda è stata molto criticata per aver lasciato marcire milioni di chili di cibo mentre le banche alimentari, a causa della crisi economica che ha investito gli Usa, hanno difficoltà a tenere il passo con una domanda sempre più pressante.

Il Dipartimento dell’Agricoltura, tra tutte le agenzie federali, è quello rimasto più indietro nella sua risposta al Covid-19, impiegando più di un mese a fare una prima mossa significativa per acquistare frutta e verdura in eccesso, nonostante le ripetute richieste degli agricoltori.

(Articolo di Marina Catucci, pubblicato con questo titolo il 28 aprile 2020 sul sito online del quotidiano “il manifesto”)

 

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