Pa, effetto smart working in 29 amministrazioni: 8 mila tonnellate di CO2 in meno

 

Drastica riduzione del traffico e dell’inquinamento atmosferico: è l’effetto dello smart working, misurato dall’Enea nell’indagine nazionale su telelavoro e lavoro agile nella Pa (“Il tempo dello Smart Working. La Pa tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente”) su 29 amministrazioni pubbliche, coinvolgendo oltre 5.500 persone.

Secondo lo studio lo smart working ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante.

Un dato di rilievo, tenuto conto che secondo l’INRIX 2018 Global Traffic Scorecard una città ad alta presenza di lavoratori della Pa come Roma, dove lavorano 400 mila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali, è la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid.

Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che Enea stima in 8.000 tonnellate di CO2, 1,75 tonnellate di PM10 e 17,9 tonnellate di ossidi di azoto.

L’indagine evidenzia che esistono i presupposti per modifiche di comportamento stabili, su larga scala, in grado di incidere su livelli di congestione e di inquinamento e che è possibile impostare con successo policy urbane integrate, aprendo a una maggiore flessibilità nella scelta di luoghi e dei tempi di lavoro.

Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere“, spiegano Marina Penna e Bruna Felici, due delle ricercatrici Enea che hanno curato l’indagine.

I risultati assumono un particolare significato in questi giorni in cui circa il 75% dei dipendenti pubblici lavora in modalità smart working e confermano che le amministrazioni che lo avevano già adottato si siano dimostrate più reattive e competitive rispetto alle altre nell’affrontare l’emergenza“, aggiunge Marina Penna.

I rischi dell’effetto rimbalzo

 “L’emergenza – continua Penna – ci ha di fatto costretti a mettere in atto tali modifiche straordinarie e oggi siamo in grado di misurarne gli effetti.

L’analisi trimestrale Enea, in uscita in questi giorni, riporta dati sulla riduzione dei consumi e delle emissioni nel periodo che comprende la pandemia.

Dal momento che il calo non è strutturale, ma si lega a condizioni di emergenza, il timore è l’effetto rimbalzo sui consumi di carburanti e sulle relative emissioni.

Le conseguenze sarebbero pesanti sia per l’avvio di una fase di crescita, che allontanerà l’Italia sempre più dai target dell’accordo di Parigi sia per il repentino incremento dei costi dei carburanti, che aprirebbe il fianco a speculazioni estremamente penalizzanti per la nostra economia.

Per uscire da questa emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati lo smart working andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace.

Soprattutto nelle grandi città in assenza di misure, si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio.

Opportunamente governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe infatti di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus“.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 4 maggio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

 

 

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