Dalla posidonia al bambù: idee green per mantenere le distanze in spiaggia

 

progetto “Mare 2020 – La misura e il paesaggio”

Un’estate al mare eco-balneare.

Dopo oltre due mesi di lockdown necessario per arginare la pandemia da coronavirus, l’Italia si prepara a progettare un’estate che difficilmente dimenticheremo.

Quelle sulle spiagge saranno infatti, almeno per quanto ipotizzabile ora, vacanze con attenzioni particolari: al vaglio ci sono sistemi per mantenere le distanze, braccialetti elettronici per i bagnanti, certificato sierologico obbligatorio, contact tracing e diverse altre opzioni.
In attesa di linee guida chiare oggi è però sul capitolo misure di distanziamento che si stanno sviluppando le idee più creative, non solo anti contagio, ma anche anti inquinamento, con nuove soluzioni ecosostenibili. 

Una pianta marina

Per esempio usare una pianta marina per tenerci a distanza.

Una delle idee più originali arriva infatti dalla collaborazione fra Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e l’azienda Ecofibra che, basandosi su un vecchio brevetto, hanno creato dei pannelli distanziatori ecosostenibili per la spiaggia da imbottire di resti di Posidonia oceanica.

Sul 60% delle nostre spiagge e coste si trovano cumuli di foglie di Posidonia, una pianta marina preziosissima per gli ecosistemi – spiega a Repubblica Sergio Cappucci del Laboratorio ingegneria sismica e prevenzione dei rischi naturali Enea – . Spesso i cittadini notano la presenza dei resti di questa pianta sulle spiagge, che esteticamente potrebbe dare fastidio, ma che è fondamentale, per esempio per mitigare l’erosione costiera.

Rimuoverle dalle spiagge è un problema sia perché spesso a queste si mescolano rifiuti, sia perché quando spostate si sottrae una grande quantità di sabbia.

Ecco perché abbiamo pensato di usarle come materiale da imbottitura per separè ecologici che ogni stabilimento o bagno potrà usare durante la stagione estiva e poi riposizionare sulle spiagge per l’inverno“.

La Posidonia, raccolta ed essicata, sarà inserita in pannelli 120×200 cm che fungeranno da divisori fra un lettino e l’altro, oppure per distanziare determinate aree della spiaggia.

Dei pannelli economici, riutilizzabili e riempiti con materiali al 100% naturali, che ridurranno la dispersione di aerosol, divideranno i turisti e saranno sicuramente più freschi di altri materiali” dice Cappucci.

I telai saranno in parte d’acciaio e di plastica riciclata mentre l’imbottitura dei pannelli costituita dalla pianta.

Il primo test per i divisori ecosostenibili di Posidonia è previsto per giugno nel Circeo, sul litorale laziale, con alcune dimostrazioni dell’uso a Marina di Cerveteri.

Legno di Vaia

In attesa di capire le linee guida per l’estate alle porte, diverse altre proposte green nascono poi dalla volontà di trovare un sistema sostenibile per mantenere le distanze.

Ad esempio dal Friuli Venezia Giulia Legnolandia propone di utilizzare i legno solidale della tempesta di Vaia del 2018 per creare strutture modulari a basso impatto di 16 metri quadrati, realizzate con legno e un tessuto traspirante utilizzato anche per la produzione delle comuni mascherine chirurgiche.

Il kit da distanza

Privi di barriere reali come pannelli o sorta di cabinati, esistono poi una serie di kit per l’autogestione sull’arenile, che al momento si candidano come oggetti fra i più papabili per il loro futuro utilizzo d’estate, vista la semplicità di trasporto e montaggio.

Si tratta di paletti e strisce di tessuto per realizzare un quadrato, alto pochi centimetri, intorno al proprio lettino e ombrellone in modo tale da marcare le distanze da tenere.

Un esempio di kit di cinque metri per lato è stato proposto a Sabaudia, un altro, chiamato “Safe beach space”, è stato invece ideato dall’ingegnere Gianluca Langiu di Olbia.

Diversi altri kit di questo tipo, sono in sviluppo proprio in questi giorni.

Fioriere flessibili

Sulle spiagge della zona di Ancona, come soluzione eco sostenibile, pensano invece a fioriere flessibili da usare in spiaggia, una idea green nata come alternativa dopo la notizia dell”ipotesi plexiglass’.

Nelle Marche un pool di diversi professionisti ha progettato una sorta di barriera verde naturale, creata da fioriere flessibili, vasi facili da spostare e ricollocare che possono delimitare a terra gli spazi ed essere pensate in collaborazione con i vivai locali in modo da sostenere anche un altro settore in difficoltà economica.

Juta, bambù e alveari

In Cilento invece alcuni giovani hanno dato il via al progetto Sablo che anziché l’ipotesi del plexiglass rilancia l’uso di strutture in legno circondate ai lati e sormontate da alcuni teli fatti in juta.

Più in generale la voglia di trovare alternative con materiali naturali ha messo in moto una lunga serie di proposte di studi di architettura e giovani appassionati al tema che passano poi dall’uso di legno, bambù, corde e teli di ogni genere.

Perfino grandi tappeti circolari da piazzare intorno all’ombrellone.

Se in rete circolano curiose strutture protettive a cupola fatte in bambù proposte da Obicua o “semicerchi” ecosostenibili come quelli pensati a Gaeta, nel ravennate scatta invece la proposta di usare dei pallets per costruire una rete di spazi che garantiscano le distanze oppure.

Infine, nel progetto “Mare 2020 – La misura e il paesaggio”, viene ipotizzata persino una spiaggia con ombrelloni posizionati a “ad alveare”: in maniera esagonale, arricchita di fioriere con piante autoctone, permetterebbe un distanziamento migliore. 

(Articolo di Giacomo Talignani, pubblicato con  questo titolo il 12 maggio 2020 sul sito online del quotidiano “la Repubblica”)

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