Plastica, bottiglie e vaschette in Pet riciclato al 100%? Un disegno di legge ci prova

 

Economia circolare e “plastic free” sono tra gli slogan più in voga nell’ambientalismo delle buone intenzioni, ma troppo spesso si accompagnano a iniziative fuorvianti: si condanna in toto un materiale in molti casi utile come la plastica, anziché il relativo sovraconsumo o la scorretta gestione del rifiuto, mentre a parlare di economia circolare scrosciano gli applausi mentre le iniziative virtuose vengono sovente stoppate sul nascere da normative ottuse e contraddittorie.

Un esempio su tutti: il decreto ministeriale 18 maggio 2010, n. 113, stabili­sce che le bottiglie e vaschette per alimenti in polietilentereftalato – una plastica pregiata, il Pet – debbano contenere almeno il 50% di materiale vergine.

Chi pensa che la disposizione nasca da esigenze di natura squisitamente sanitaria, sbaglia.

Infatti il medesimo decreto stabilisce anche che il limite non si applica alle bottiglie in plastica riciclata realizzate in altri Paesi dell’Unione europea: di fatto, dunque, si tratta soltanto di un freno all’impiego di plastica riciclata e alla relativa filiera industriale italiana.

Una stortura che un disegno di legge appena avviato in commissione Ambiente al Senato in sede deliberante cerca di correggere.

Il ddl “Disposizioni per favorire i processi di riciclaggio del Pet utilizzato negli imballaggi per alimenti”, di iniziativa del capogruppo Pd in commissione Ambiente del Senato, Andrea Ferrazzi, e sottoscritto da 47 parlamentari di maggioranza e opposizione, si propone dunque di eliminare l’attuale vincolo del 50% di materia vergine per riuscire a produrre bottiglie e vaschette per alimenti in Pet interamente riciclato.

Considerato il fabbisogno mondiale di bottiglie e di altri contenitori in plastica, la possibilità di un riciclaggio al 100% della materia – si legge nel ddl – permette di limitare il consumo delle oltre 450.000 tonnellate di petrolio e di oltre 1,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica necessarie a produrre Pet vergine ogni anno.

Più nel dettaglio, secondo Ferrazzi «se il disegno di legge fosse approvato ci sarebbe meno energia utilizzata (meno 18%), meno inquinamento (80% di riduzione di emissione CO2, meno plastica nell’ambiente e negli oceani), più investimenti in economia Green.

Inoltre si favorirebbero le aziende italiane già in grado di produrre imballaggi per alimenti con Pet interamente riciclato, fino ad oggi costrette a vendere la propria tecnologia all’avanguardia all’estero, a causa del limite stabilito dall’attuale normativa».

Nella stessa direzione si è mossa anche Legambiente, che nel recente documento strategico su proposte per la ripresa post Covid “Non sprechiamo la #Fase2: 33 proposte per rilanciare l’Italia in chiave green e ridurre le disuguaglianze“, chiede l’abolizione del limite nell’utilizzo di Rpet per i contenitori di bevande.

«È decisivo non spostare la barra dalla sostenibilità e dal Green new deal, puntando – conclude Ferrazzi – a una strategia che valorizzi le eccellenze industriali e tecnologiche già esistenti nel nostro Paese nel comparto dell’economia circolare, che può costituire un reale volano per la ripresa economica».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 26 maggio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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