Europa a emissioni zero? La chiave è il settore agroforestale

 

Nel 2014, i leader dell’Unione Europea si sono accordati sulla necessità che tutti i settori contribuissero all’obiettivo di ridurre del 40% delle emissioni di gas serra entro  2030, includendo anche l’uso del suolo, prima non considerato per il raggiungimento dei precedenti obiettivi europei di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Nel 2018, questo accordo è stato implementato nel Regolamento relativo all’inclusione delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra risultanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 per il clima e l’energia che stabilisce nuove regole per la contabilizzazione delle emissioni e degli assorbimenti del Land Use Change and Forestry (LULUCF) e per la valutazione della conformità degli Stati membri dell’Ue, consentendo per la prima volta al settore agroforestale di contribuire, almeno in parte, al raggiungimento dell’obiettivo di mitigazione dell’Unione.

Ora lo studio “Making sense of the LULUCF Regulation: Much ado about nothing?”, pubblicato su RECIEL da  Annalisa Savaresi dell’università di Stirling e Lucia Perugini e Maria Vincenza Chiriacò della  Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Fondazione Cmcc), analizza i punti di forza e di debolezza del Regolamento LULUCF nel contesto delle attuali politiche europee in materia di clima e sostenibilità».

Le tre ricercatrici spiegano che «il settore agroforestale ha un ruolo cruciale ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei gas serra grazie alle sue peculiarità: è l’unico settore le cui attività possono rilasciare gas a effetto serra nell’atmosfera, fungendo da fonti di emissioni e, al contrario, immagazzinare carbonio e quindi agire da sink, grazie alla fotosintesi.

E mentre alcuni settori possono ridurre significativamente o azzerare le proprie emissioni da combustibili fossili con interventi di efficienza energetica e il ricorso a fonti di energia rinnovabile, per altri settori – come la produzione alimentare e i rifiuti – questo non è possibile.

Con la sua capacità di assorbire CO2, il settore agroforestale può compensare parte di queste emissioni inevitabili, diventando così un attore importante per raggiungere l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del 40% entro il 2030».

La Perugini, che partecipa ai negoziati dell’United Nations Framework Convention on Climate Change con la  delegazione italiana proprio per la definizione del ruolo del settore agroforestale, aggiunge: «Date le potenzialità di mitigazione dei cambiamenti climatici derivanti da una buona gestione del settore LULUCF, evidenziate nell’ultimo Rapporto Speciale dell’IPCC “Climate change and land, è estremamente importante tenere conto delle sue emissioni e dei suoi assorbimenti, per incentivare una gestione virtuosa delle foreste e del settore agricolo in Ue.

Grazie a questo regolamento, il settore fornisce finalmente il suo contributo per raggiungere l’obiettivo di mitigazione europeo.

Questo era necessario anche per allineare l’Unione ai requisiti dell’Accordo di Parigi, che chiede di stabilire obiettivi di mitigazione economy-wide, ovvero che coinvolgano l’intera economia.

Ma sebbene il nuovo regolamento abbia notevolmente migliorato le norme di contabilizzazione delle emissioni per il settore LULUCF, questo è ancora vincolato entro determinati limiti.

Possiamo quindi considerare il Regolamento come un primo passo verso il suo pieno riconoscimento».

Infatti, come spiegano alla Fondazione Cmcc, «il Regolamento chiede agli Stati membri dell’Ue di garantire che, nel periodo dal 2021 al 2030, il settore LULUCF mantenga emissioni “neutre”, senza generare crediti né debiti.

E, ad oggi, solo una piccola parte dei crediti eventualmente generati dal settore LULUCF può essere utilizzata per compensare le emissioni generate in altri settori ai fini del raggiungimento dell’obiettivo di mitigazione europeo. Inoltre, la normativa prevede che eventuali debiti dalla gestione forestale, a certe condizioni, possano essere non contabilizzati a livello di singolo stato membro».

Le autrici  dello studio attendono con interesse l’ulteriore revisione del regolamento, prevista dall’European Green Deal europeo, come un’opportunità per sfruttare meglio il notevole potenziale di mitigazione del settore e la  Chiriacò evidenzia che «con le maggiori ambizioni previste dal Green Deal europeo, che include l’obiettivo specifico di rendere l’Ue il primo continente ad impatto neutro dal punto di vista climatico, includere il contributo di tutti i settori economici agli obiettivi dell’Ue è ancora più importante, in quanto incentiva tutti i settori a fare del proprio meglio nella lotta ai cambiamenti climatici».

La roadmap della Commissione europea, che punta ad azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050, comprende, include l’obiettivo di ridurre le emissioni di almeno il 50%, e puntare al 55%, entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, aumentando le attuali ambizioni.

Il raggiungimento di questi obiettivi climatici richiederà un taglio profondo delle emissioni in tutti i settori.

La Perugini conclude: «L’oggetto del Regolamento LULUCF si interseca strettamente con quello di altri strumenti legislativi dell’Unione relativi all’agricoltura e alla silvicoltura, in particolare la Politica Agricola Comune (PAC) e la Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED).

Gli obiettivi ambiziosi dell’Ue chiedono un forte coordinamento e una forte integrazione tra le varie politiche di sostenibilità e clima legate al settore agroforestale, e l’inclusione di tutti i crediti e debiti generati, senza limitazioni.

Solo così avremo una piena contabilizzazione delle emissioni e degli assorbimenti attribuibili al settore agricolo e forestale, che sarà cruciale per monitorarne i progressi, premiare coloro che si comportano in modo virtuoso e penalizzare quelli che non lo fanno».

(Articolo pubblicato con  questo titolo il 1 giugno 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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