Il presidente della Provincia autonoma di Trento: abbattere l’orso. Il ministro Costa contrario

 

Dopo l’incidente avvenuto nella serata del 23 giugno fra due persone, padre e figlio, e un orso sul monte Peller in Val di Non, ieri il presidente della Provincia autonoma a di Trento, il leghista Maurizio Fugatti, ha firmato l’ordinanza con la quale dà mandato al Corpo forestale provinciale di «monitorare in maniera intensiva l’area dove si è verificato l’incidente di cui sono rimasti vittime due uomini, identificare l’orso responsabile e procedere con quanto previsto dalla lettera k) del piano Pacobace (abbattimento)».

Dura la razione di Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente.

«La decisione presa dalla provincia autonoma di Trento di abbattere l’orso, che nei giorni scorsi ha aggredito due cacciatori, è una decisione sbagliata. 

La delibera del presidente Fugatti viola le norme nazionali e internazionali sulla tutela della fauna specialmente protetta e interpreta in maniera estensiva la possibilità prevista dal PACOBACE (Piano d’azione interregionale per la tutela dell’orso bruno sulle alpi centro-orientali) di intervenire con azioni di controllo volte a risolvere i problemi e/o limitare i rischi connessi alla presenza di un orso problematico, poiché non spetta alla provincia decidere il tipo di intervento.

Quello che veramente occorre è di mettere in campo interventi gestionali condivisi rispettando leggi e normative fatte appositamente per tutelare cittadini e fauna selvatica. 

Per questo auspichiamo al più presto un intervento da parte del Ministro dell’ambiente Sergio Costa chiedendo al ministero di impugnare gli atti unilaterali della provincia di Trento che prevedono, come in questo caso, l’abbattimento, dell’orso.

Occorre fermare questa escalation assurda anche perché la reintroduzione dell’orso in Trentino è stata pagata da tutti i cittadini italiani ed europei e il Presidente della provincia di Trento non può decidere l’eliminazione degli orsi, uno dopo l’altro. 

Da Roma ci aspettiamo che arrivi un segnale importante per evitare una nuova e insensata condanna a morte come già successo in passato per la vicenda di Daniza2».

Chiamato in causa, il ministro dell’ambiente non si è tirato indietro e risponde con una lettera all’ordinanza di Fugatti: «Ho appreso con dispiacere del recente ferimento di due persone ad opera di un orso bruno nel territorio del Comune di Cles e al riguardo esprimo loro, così come a tutta la comunità locale, tutta la mia comprensione e vicinanza.

Comprendo la preoccupazione della cittadinanza, ma ritengo necessario ricostruire bene l’accaduto attraverso una dettagliata relazione tecnica che, sicuramente il personale del Corpo forestale provinciale starà predisponendo, considerato anche che questi episodi sono estremamente rari in Italia.

E’, quindi, opportuno che si individui con estrema certezza l’esemplare coinvolto nella vicenda in quanto, se responsabile dell’aggressione fosse una femmina con cuccioli, si potrebbe fornire una plausibile interpretazione etologica dell’episodio: un’orsa che cerca di allontanare una minaccia per i propri cuccioli, se spaventata, potrebbe reagire con naturale aggressività.

E’ un atteggiamento insito in qualsiasi specie animale quello di difendere la prole nel proprio habitat».

Costa sottolinea che «solo dopo aver raccolto informazioni scientifiche certe sull’animale coinvolto nell’incidente ai due cittadini si potranno valutare soluzioni tecniche che, a mio parere, non devono tradursi nell’abbattimento.

Mi sento di esprimerti, pertanto, la mia contrarietà alla parte dell’ordinanza che hai emanato ieri, a ventiquattro ore dall’accaduto, dove si invita il personale alle tue dipendenze a monitorare l’area, raccogliere elementi sull’individuo e ad ucciderlo, perché la ritengo una decisione impulsiva che non favorisce un’analisi degli elementi di contesto e aggrava lo scontro pubblico, già non semplice da gestire, sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica negli ambienti alpini».

Il ministro dell’ambiente rivela che «stiamo valutando i presupposti giuridici per una eventuale impugnazione dell’ordinanza.

Il Ministero da me guidato è sempre disponibile, nella costante collaborazione istituzionale, a valutare congiuntamente il Piano di gestione che Tu hai chiesto di predisporre alle strutture tecniche competenti della Provincia autonoma di Trento.

Ed è evidente che tale Piano dovrà prevedere una gestione dell’orso Bruno nel territorio della Provincia sulla base di una rigorosa base scientifica, con il supporto dell’Ispra oltre che nel rispetto della normativa nazionale ed europea».

Costa conclude: «Confido nella capacità di conciliare, nel migliore dei modi, gli aspetti di tutela della pubblica incolumità con quelli di conservazione e protezione delle specie selvatiche».

Per Legambiente «gli orsi non possono essere condannati a morte per il fatto di “essere orsi”, ancor meno giusto è che diventino oggetto di vendette. 

L’uomo non può equiparare il rischio, e le responsabilità conseguenti, dovute a malfunzionamenti e/o errori in opere e azioni umane, con il rischio intrinseco presente nel vivere, pensando di eliminare questo rischio o, peggio, scaricandolo su altri (vedi enti gestori di aree naturali) o, ancor peggio nel caso degli animali, autorizzando vere e proprie vendette.

Negli animali l’effetto sorpresa produce sempre una reazione di spavento e difesa, non paragonabile con aggressività.

Ne è un esempio quello che è accaduto in Trentino».

Per questi motivi Legambiente ha dato mandato ai suoi legali di denunciare il presidente protempore della provincia di Trento per i reati previsti dall’art. 56 del codice penale (delitto tentato) e dall’art. 544 bis codice penale (uccisione senza necessità).

Il Wwf si era detto subito molto dispiaciuto per l’accaduto e augura ai due feriti una pronta guarigione, ma fa notare che «tuttavia, le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare e in mancanza di alcuni elementi fondamentali per definire cause e responsabilità dell’accaduto, ad esempio l’eventuale presenza di cuccioli o altre motivazioni che possono aver spinto l’orso a ferire le due persone (come previsto dal Piano d’Azione per la Conservazione dell’Orso sulle Alpi PACOBACE), l’emanazione di ordinanze di abbattimento appare una scelta improvvida e fuori luogo».

Per questo anche il Wwf «diffida la Provincia di Trento dal procedere in tal senso, mentre la invita a rafforzare le iniziative di educazione e sensibilizzazione in tutti i territori dove vive il plantigrado.

Esistono infatti alcune buone regole di comportamento e di prudenza che devono essere rispettate sempre, in particolare quando si ha la consapevolezza di trovarsi in aree popolate da orsi, che possono ridurre moltissimo la probabilità di incontri e incidenti: restare sui sentieri, parlare a voce alta, tenere il proprio cane al guinzaglio, non avvicinarsi alla fauna selvatica, restare fermi e non colpire gli animali in caso di incontri ravvicinati: tali precauzioni sono tanto più valide quando ci si muove in aree di presenza di femmine con piccoli, quali la zona ove l’incidente è accaduto (dati Provincia Autonoma di Trento, Servizio Foreste e Fauna).

La coesistenza fra uomini e animali selvatici si costruisce giorno per giorno, in maniera intelligente e mirata, attraverso la prevenzione dei conflitti e il rispetto di semplici e logiche regole di comportamento».

(Articolo pubblicato con questo titolo il 25 giugno 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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