Secondo il briefing “Building a Trans-European Nature Network” dell’ European environment agency (Eea), «le autostrade e altre infrastrutture disconnettono attualmente circa il 15% dei siti Natura 2000 dalle altre aree naturali, riducendo la loro capacità di fornire servizi ecosistemici».
Il briefing dell’Eea si basa sul rapporto tecnico “Contributions to building a coherent Trans-European Nature Network”, sviluppato anche dal suo European Topic Centre on Urban, Land and Soil Systems, un lavoro che contribuisce a individuare gli approcci per estendere la rete di aree protette per raggiungere l’obiettivo del 30% della strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2030, che richiede investimenti in infrastrutture verdi e blu e cooperazione transfrontaliera per creare corridoi ecologici.
Il nuovo documento analizza il potenziale dell’utilizzo di infrastrutture verdi per collegare i siti Natura 2000 protetti con altri territori naturali e semi-naturali e l’Eea spiega che «le reti di infrastrutture verdi sono costituite da strutture verdi naturali e artificiali, come foreste, parchi, cavalcavia per la fauna selvatica o siepi, e sono progettate per fornire una vasta gamma di servizi ecosistemici, tra cui la purificazione dell’acqua e dell’aria, lo spazio per la ricreazione e la mitigazione e l’adattamento climatici».
Secondo il briefing, «circa l’80% degli attuali siti Natura 2000 sono già collegati attraverso aree naturali o semi-naturali.
Circa il 15% dei siti Natura 2000 disconnessi sono distanti meno di 1 chilometro ma intersecati, ad esempio, da autostrade, terreni agricoli o aree urbane che limitano il movimento delle specie e la capacità dell’area di offrire servizi ecosistemici.
Il collegamento di siti naturali con infrastrutture verdi potrebbe potenziare i servizi ecosistemici di circa il 10% all’interno della rete protetta e nelle aree circostanti».
L’area degli ecosistemi che nel 2012 fornivano molteplici servizi multipli alle persone nei 27 Stati membri dell’UE era circa il 4% più grande all’interno che all’esterno della rete green infrastructure (GI). L’area degli ecosistemi che forniscono almeno un servizio ecosistemico era quasi il 6% più alta all’interno che all’esterno della rete GI.
Il mantenimento di uno stato di conservazione favorevole per le specie di interesse comunitario è molto elevato all’interno e all’esterno della rete GI.
«Tuttavia – dice l’Eea – negli Stati membri dell’Ue, il livello di pressione sull’ecosistema al di fuori della rete GI è più elevato che al suo interno. Per dare la priorità alle GI, circa l’80% delle regioni confinanti con le GI potrebbe essere collegato alla rete con interventi gestionali minimi o molto limitati. ».
(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 luglio 2020 sul sito online “greenreport.it”)