Piano di gestione dei rifiuti del Lazio, ancora non ci siamo

 

Il piano di gestione dei rifiuti del Lazio non tiene conto delle necessità attuali dei territori e non prevede nulla di concreto per una reale ed effettiva inversione di tendenza, ad eccezione dell’iniziativa di promozione e di sostegno economico della tariffazione puntuale.

L’introduzione di un sub ambito per Roma Capitale implica che Roma dovrà gestire interamente al proprio interno il ciclo dei rifiuti.

Per la definizione degli ambiti territoriali, i territori dovrebbero essere suddivisi per caratteristiche simili (ad es. densità, morfologia e viabilità) e non per i loro confini fisici.

Attualmente, infatti, la configurazione degli impianti nella Regione Lazio non consente la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti urbani, ossia che questi siano raccolti, trattati e smaltiti all’interno degli Ato.

L’autosufficienza è garantita a livello regionale ma non in ambito territoriale.

Criticità: la gestione dei rifiuti nella capitale

La città di Roma non ha mai effettuato la transizione da economia lineare a quella circolare in quanto non ha investito sull’aspetto impiantistico della valorizzazione dei materiali post consumo, ovvero non si è dotata di una impiantistica in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti raccolti.

Tutto ciò determina il trasporto dei propri rifiuti prodotti fuori Regione o in impianti privati con la conseguente perdita del ricavo economico derivante dal riciclo.

Anziché di rifiuti zero, economia circolare e bioeconomia si continua a produrre ogni anno una quantità elevata di tonnellate di rifiuti indifferenziati da conferire in discariche e in Tmb (trattamento meccanico-biologico) che producono frazione organica stabilizzata (Fos) adibita a ricoprire le discariche e combustibile derivato da rifiuti (Cdr) da conferire in termovalorizzatori o inceneritori.

Gli impianti di Ama sono vetusti in quanto sono stati realizzati 16 anni fa e gli interventi di rigenerazione effettuati non sono stati sufficientemente adeguati.

Contesto inerente alle criticità

Il 27 dicembre scorso la Regione Lazio ha autorizzato che un lotto della discarica di Monte Carnevale adibita a ricevere rifiuti inerti potrà ricevere rifiuti solidi urbani senza essere sottoposta ad un nuovo procedimento di valutazione di impatto ambientale (VIA).

Infatti, i rifiuti inerti e solidi urbani potranno essere gestiti con un’unica VIA.

Occorre ricordare che il procedimento di valutazione d’impatto ambientale per i rifiuti inerti aveva lo scopo di ripristinare la cava.

Inoltre, si prevede di individuare altri siti da conferire a discarica.

Nella città di Roma la sostituzione dei bidoni condominiali con i cassonetti stradali immortala una vera e propria involuzione.

La realizzazione di quattro siti di discarica o di un sub Ato territoriale non rappresenta la soluzione idonea per gestire il ciclo dei rifiuti.

Le problematiche inerenti la gestione dei rifiuti, infatti, sono prevalentemente legate ad una carenza di possibili destinazioni per specifiche tipologie di rifiuti, all’assenza di una dotazione impiantistica specifica e, nel caso dei rifiuti urbani, specialmente nel periodo emergenziale, a difficoltà organizzative e logistiche causate dalla deviazione di alcuni flussi della raccolta differenziata a quella indifferenziata.

Soluzioni

Il modello di economia circolare e la, conseguente, chiusura del ciclo dei rifiuti, infatti, potrà attuarsi solo incrementando il riciclo e il recupero energetico al fine di minimizzare l’uso delle discariche.

È, quindi, opportuno attivare un mercato delle materie prime seconde e dei prodotti realizzati con materiali provenienti dal riciclo.

È altresì necessario diffondere sul territorio un sistema omogeneo di raccolta, definire gli ambiti territoriali ottimali sulla base delle caratteristiche comuni tra territori (ad es. viabilità, densità, morfologia, etc), realizzare impianti di compostaggio aerobico (ad es. compostaggio domestico e di comunità) e riconvertire gli attuali Tmb in fabbriche di materiali specifiche per tipologie di rifiuti, come, ad esempio, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, terre di spazzamento, materassi, etc.

Infine occorre riorganizzare la raccolta di prossimità su strada, realizzare domus ecologiche – aree ad accesso riservato e controllato al servizio di utenze condominiali o piccoli nuclei abitativi -, incrementare i centri di raccolta sul proprio territorio, avviare campagne di sensibilizzazione ed educazione della cittadinanza con punto Ama municipale o all’interno dei mercati e/o altri luoghi di aggregazione.

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio

(Articolo pubblicato con questo titolo il 6 luglio 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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