Su un totale di 36 opere da sbloccare presenti nel “Decreto Semplificazioni” licenziato dal Governo il 7 luglio, otto sono nel Lazio.
Sei sono stradali o autostradali: oltre alla Roma-Latina e alla Tirrenica anche il tratto che manca alla Orte-Civitavecchia, il potenziamento della Salaria e il raddoppio della Roma-L’Aquila.
Le altre due sono ferrovie strategiche: la Roma-Pescara e, dulcis in fundo, la chiusura dell’anello ferroviario di Roma con il raddoppio della linea Vigna Clara-Ostiense.
Grande notizia quindi per la capitale e per Roma Nord.
Un’opera, questa, che potrà vedere la luce grazie alle procedure più snelle e veloci previste dal Decreto, in sintonia con quelle adottate per la ricostruzione del Polcevera di Genova, tenendo altresì conto che la chiusura dell’anello ferroviario è vista ad ogni livello come la soluzione primaria per risolvere in gran parte il problema del traffico e dell’inquinamento nella capitale.
Il costo stimato dell’operazione è di 547 milioni di euro che servono per il raddoppio della linea Vigna Clara-Valle Aurelia, il congiungimento della stessa, scavalcando il Tevere, con quella di Nomentana, passando per la stazione Tor di Quinto che diventerà nodo di scambio: in tutto 15 km di tratta.
La progettazione, finanziata nel 2016 con 12 milioni di euro, dovrebbe essere già completata e a quanto allora si seppe pare che esista uno studio secondo il quale i binari potrebbero passare non più sopra ma accanto all’area industriale di via Camposampiero, zona Tor di Quinto, dove circa ottanta artigiani lavorano da decenni, azzerando il problema di doverli trasferire e superando così uno scoglio non da poco.
L’intera opera è stata anche oggetto di un’intesa sottoscritta tra RFI e Campidoglio nel luglio 2018 per la la riqualificazione delle aree ferroviarie dismesse all’interno del Nodo Ferroviario di Roma.
Al primo punto della lista c’era e ancora c’è la realizzazione dell’ultimo tratto dell’anello ferroviario con completamento dello stesso.
“Il trasporto pubblico esercito con l’utilizzo di trazione elettrica – si legge nella delibera di Giunta che accompagnava lo schema d’intesa – è un’importante leva per la riduzione delle emissioni inquinanti dei motori a combustione; l’incremento dei servizi ferroviari sul nodo di Roma rappresenta quindi una leva fondamentale per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico e aumentare la diversione modale dal trasporto privato”.
Da qui ne conseguiva che “l’incremento dei servizi ferroviari sul nodo di Roma è possibile soltanto aumentando la capacità dell’infrastruttura attuale ed investendo su tecnologia, impianti e armamento“.
Ovvio che a monte di tutta l’opera c’è la messa in esercizio della linea Vigna Clara Ostiense attesa, dopo i collaudi tecnici effettuati lo scorso febbraio, per il prossimo dicembre, una volta ottenuti da RFI l’ok della Regione Lazio e poi quello dell’ASNF (Agenzia Nazionale Sicurezza Ferroviaria) il cui parere è vincolante.
Al momento non è dato sapere quanto e se il lockdown abbia ritardato i lavori di questi due enti e se quindi RFI riuscirà a far partire il primo treno dalla stazione di Vigna Clara con la messa in onda dell’orario invernale dell’8 dicembre.
Ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
(Articolo di Claudio Cafasso, pubblicato con questo titolo il 9 luglio 2020 sul sito online “VignaClaraBlog”)