Rifiuti Roma, sequestrato dalla Procura il Tmb Ama di Rocca Cencia

 

La procura di Roma ha sequestrato in maniera cautelativa il Tmb di Rocca Cencia di Ama, l’impianto con il quale la municipalizzata dei rifiuti capitolini stabilizza i rifiuti indifferenziati.

L’intervento riguarda la parte dell’impianto che si occupa di stabilizzazione del rifiuto.

È stato nominato come amministratore giudiziario Luigi Palumbo, che ricopre lo stesso ruolo per la Colari.

L’atto è stato firmato dai pm Carlo Villani e Luigia Spinelli.

A quanto si sa, sarebbero indagati manager attuali di Ama o andati in pensione come Massimo Bagatti (ex direttore operativo ora all’ufficio studi), Stefano Bina (ex direttore generale), Marco Casonato (direttore operativo), Emanuele Lategano (responsabile impiantistica), Riccardo Stracqualursi (responsabile del sito di Rocca Cencia) e Pietro Zotti (ex responsabile degli impianti).

Tutto parte da un’inchiesta aperta lo scorso anno dalla Procura di Roma dopo esposti dei residenti sulle esalazioni prodotte dal trattamento dei rifiuti

I sei manager sono indagati, in concorso di reato, per «attività di raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione, iscrizione o comunicazione», come previsto dall’articolo 256 del codice ambientale.

Secondo i magistrati capitolini, avrebbero anche non rispettato le condizioni stabilite dall’Aia (autorizzazione di impatto ambientale), «effettuando una produzione di rifiuti difforme alle quantità riportate nella predetta Aia e nelle specifiche BAT (Best Available Techniques), non stabilizzando»
Stando alle relazione dei periti, il Tmb di Rocca Cencia è difettoso.

La qualità del rifiuto prodotta da questa struttura è troppo spesso al di sotto degli standard di legge.

Un risultato che è figlio di un impianto che in generale lavora male.

A questa conclusione sono arrivati i tecnici incaricati dalla Procura.

Consulenti che, nei giorni scorsi, hanno depositato la loro relazione sulla scrivania dei magistrati titolari del fascicolo.

Pm che adesso valutano di modificare il titolo di reato in attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

Il rapporto punta il dito contro l’intera struttura, mettendo in discussione l’efficace funzionamento di tutta la macchina.

Insomma si tratta di una perizia estremamente pesante che certifica, una volta di più, lo stato in cui versa il sistema del trattamento dei rifiuti nella Capitale gestito dall’Ama, l’azienda municipalizzata del comune di Roma.

Il Tmb in via Salaria è infatti chiuso, dal settembre del 2019, mentre quello di Rocca Cencia (sono entrambi di proprietà dell’Ama) è mal funzionante.

Si tratta perciò di un intero modello vicino al collasso, che impone estrema prudenza nella gestione di questo fascicolo da parte degli inquirenti.

Per Ama questo sequestro potrebbe essere un duro colpo, visto che dopo l’incendio che ha coinvolto il Tmb Salario, quello di Rocca Cencia è l’unico impianto di proprietà di via Calderon de La Barca a fare il trattamento meccanico-biologico per la separazione della frazione umida da quella secca, indispensabile per riciclare parte dei rifiuti o trasformarla in Cdr (combustibile derivato dai rifiuti), che infine produce energia.

In queste ore Ama sta provando a capire quale effetti avrà questo provvedimento sul ciclo produttivo dell’impianto, che ogni anno tratta 234mila tonnellate di rifiuti indifferenziati.

Dopo che i carabinieri hanno notificato l’atto, tutte le lavorazioni sul sito sono state fermate, ma potrebbero riprendere in giornata.

Se dovesse chiudere il Tmb, Roma tornerebbe in una pericolosa emergenza rifiuti.

A quanto pare la nomina di un “custode” per la parte dell’impianto che si occupa di stabilizzazione del rifiuto fa immaginare che la Procura voglia risolvere le criticità in questo pezzi di filiera e far funzionare meglio il processo di trasformazione dei materiali.

(Articolo di Francesco Pacifico e Giuseppe Scarpa, pubblicato con questo titolo il 13 luglio 2020 sul sito online del quotidiano “Il Messaggero”)

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