Bambini avvelenati dal piombo, 800 milioni di casi nel mondo: mai così tanti. “Causa danni irreparabili al cervello e perdite economiche”

 

Il piombo sta avvelenando un bambino su tre in tutto il mondo.

Quasi 800 milioni, di cui circa la metà in Asia Meridionale, un numero mai registrato prima d’ora.

Hanno nel sangue livelli di piombo superiori a 5 microgrammi per decilitro, livello per il quale è necessario intervenire.

Per il rapporto ‘The Toxic Truth’ lanciato da Unicef e Pure Earth, l’Institute of Health Metrics Evaluation ha realizzato un’analisi sull’esposizione al piombo dei bambini.

In Italia sono 160.862 i bambini e ragazzi (0-19 anni) con livelli medi di piombo nel sangue superiori ai 5 microgrammi per decilitro spiega Francesco Samengo, presidente dell’Unicef Italia. A quasi 30mila va anche peggio: perché nel sangue si raggiungono livelli superiori a 10 microgrammi per decilitro”.

DA TARANTO ALL’EX MINIERA DI KABWE – Basti pensare alle denunce dei medici di Taranto, proprio rispetto ai livelli di piombo trovati nel sangue dei bambini residenti in alcuni quartieri, ma non è certo l’unico caso nel nostro Paese.

E poi ci sono gli orrori dell’ex miniera di piombo di Kabwe, che sta avvelenando migliaia di bambini nello Zambia, e le discariche disseminate in diversi Paesi dove i bambini trascorrono la maggior parte della giornata scavando tra i rifiuti.

Nel frattempo, anche se a passi lenti, qualcosa si muove, come mostra la recentissima e storica sentenza del tribunale di Mombasa, in Kenya: dopo oltre dieci anni di battaglia l’avvocatessa e ambientalista Phyllis Omido, ha dimostrato che 3mila abitanti della baraccopoli di Owino Uhuru sono stati avvelenati per anni con il piombo rilasciato dagli impianti industriali costruiti a pochi passi dalle loro case.

Governo e società locali dovranno sborsare 12 milioni di dollari di risarcimento.

Sono stati intossicati anche i bambini, lo stesso figlio della Phyllis.

LO STUDIO: DANNI FISICI E MENTALI IRREPARABILI – L’analisi, verificata con uno studio approvato per la pubblicazione su Environmental Health Perspectives, mostra che il piombo è una neurotossina potente che causa danni irreparabili.

L’esposizione dei bambini è stata correlata anche a problemi di salute mentale e comportamentali e a un incremento del crimine e della violenza.

I bambini più grandi soffrono di conseguenze gravi, compreso un rischio più alto di danni ai reni e malattie cardiovascolari nel corso della vita.

È particolarmente distruttivo per i bambini molto piccoli e fino ai 5 anni di età e danneggia il loro cervello prima che abbiano l’opportunità che si sviluppi completamente, causando disabilità neurologica, cognitiva e fisica”, spiega Samengo.

Per questo, ricorda Henrietta Fore, direttore generale Unicef, “dobbiamo ispirare azioni urgenti per proteggere i bambini una volte per tutte”.

Anche perché è stimato che questa esposizione nei paesi a basso e medio reddito costi circa un trilione di dollari, dovuti alla perdita economica potenziale di questi bambini nel corso della vita.

COSÌ IL PIOMBO UCCIDE IL FUTURO – Il rapporto mostra che il riciclaggio informale e non conforme agli standard di batterie al piombo acido è una delle principali fonti di inquinamento da piombo nei bambini che vivono nei paesi a basso e medio reddito, in cui si è verificato un incremento di tre volte superiore del numero di veicoli dal 2000.

L’incremento della proprietà di veicoli, combinato con la mancanza di una regolazione e di infrastrutture per il riciclo delle batterie dei veicoli, ha comportato che fino al 50% delle batterie a piombo acido venissero riciclate in modo non sicuro nell’economia informale.

I lavoratori che effettuano operazioni di riciclaggio pericolose e spesso illegali rompono casse di batterie aperte – spiega l’Unicef – versano acido e polvere di piombo nel terreno e fondono il piombo recuperato in forni grezzi a cielo aperto che emettono fumi tossici che avvelenano la comunità circostante”.

E spesso i lavoratori e la comunità esposta non sono consapevoli che il piombo sia una potente neurotossina.

Altre fonti dell’esposizione dei bambini al piombo comprendono la sua presenza nell’acqua a causa di tubi in piombo, quello proveniente dall’industria estrattiva come, ad esempio, l’estrazione mineraria e il riciclaggio di batterie, ma anche “pigmenti e pittura a base di piombo, benzina al piombo, che ha avuto una riduzione considerevole negli ultimi decenni, ma che è stata una delle principali fonti storiche, saldatura al piombo delle lattine di cibo”.

E poi il piombo presente in speziecosmetici, medicina ayurvedica, giocattoli e altri prodotti di consumo.

I genitori le cui mansioni prevedono lavori con il piombo, spiega lo studio, spesso portano a casa sui propri vestiticapelli, mani e scarpe polvere contaminata, esponendo inavvertitamente i propri bambini a questo elemento tossico.

COSA FARE – “La buona notizia è che il piombo più essere riciclato in sicurezza senza esporre lavoratori, i loro bambini e i luoghi circostanti.

I siti contaminati da piombo possono essere bonificati e ripristinati”, sottolinea Richard Fuller, presidente di Pure Earth.

Le persone possono essere formate sui pericoli – aggiunge – e dotate di maggiori strumenti per proteggere loro stesse e i loro bambini. Il ritorno degli investimenti è enorme”.

Di fatto, mentre i livelli di piombo nel sangue sono diminuiti drasticamente nella maggior parte dei paesi ad alto reddito per diverse ragioni (dall’eliminazione della benzina al piombo e della maggior parte delle vernici a base di piombo), i livelli di piombo nel sangue per i bambini nei paesi a basso e medio reddito sono rimasti elevati e, in molti casi, pericolosamente elevati anche un decennio dopo l’eliminazione globale delle benzine al piombo.

Il rapporto, infatti, presenta cinque casi studio nazionali in cui l’inquinamento da piombo e altri rifiuti tossici di metalli pesanti ha colpito i bambini: Kathgora in Bangladesh, Tblisi in Georgia, Agbogbloshie in Ghana, Pesarean in Indonesia e Morelos State in Messico.

Il rapporto mostra che i governi nei paesi colpiti possono fare molto attraverso alcuni step: sistemi di monitoraggio, misure di prevenzione contro l’esposizione dei bambini a siti ad alto rischio e prodotti che contengono piombo, gestione, trattamento e risanamento attraverso i sistemi sanitari, ma anche campagne di comunicazione, leggi e politiche e la creazione di unità di misura standard globali e di un registro internazionale di risultati anonimi degli studi sul livello di piombo nel sangue.

(Articolo di Luisiana Gaita, pubblicato con questo titolo il 31 luglio 2020 sul sito online “Ambiente & Veleni” del quotidiano “Il Fatto Quotidiano”)

 

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