«Basta vigneti, vogliamo il parco»

 

«No a nuovi vigneti, sì a un parco di proprietà dei cittadini».

Questa in sintesi è la proposta che l’Associazione Il Carpino di Verona ha rivolto a coloro che hanno a cuore la tutela di un’area di 38 ettari situata all’interno di una Zona Speciale di Conservazione Val Galina e vajo Borago ricca di boschi, siepi, prati e muretti a secco al confine tra il Comune di Negrar e quello di Verona finita all’asta.

L’ultima di fine febbraio è stata sospesa a causa del Covid, ma nel prossimo autunno ve ne sarà un’altra.

«La zona in questione è stata fatta oggetto di ripetuti tentativi di trasformarla in vigneto, sempre falliti – afferma Mario Spezia, presidente dell’Associazione Il Carpino di Verona – per la decisa opposizione degli abitanti della zona e di alcune associazioni ambientaliste che sono riusciti più volte a bloccare l’iter di approvazione della richiesta di trasformazione fondiaria.

Questa volta però ci sono buone possibilità che ciò avvenga e per questo chiediamo ai veronesi di aiutarci ad acquistare il fondo diventandone di fatto i proprietari.

In altri termini vorremmo riproporre la proprietà collettiva, un’usanza in vigore nei nostri territori fin dal primo millennio dopo Cristo e poi, forse erroneamente, abbandonata».

Il primo passo per arrivare a ciò è stata la costituzione di un progetto chiamato Fondo Alto Borago (www.fondoaltoborago.it) – a cui hanno dato il loro sostegno anche il Cai Verona, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Legambiente, Fiab, Vr Birdwatching, Giros, Terra Viva – con lo scopo di acquisire i terreni messi all’asta, ma anche di occuparsi della loro successiva gestione secondo le direttive di Natura 2000 e le indicazioni pratiche del Comitato Scientifico che verrà formato.

«Tutto ciò, se i veronesi ci daranno credito, sarà la dimostrazione – prosegue Spezia – di come sia possibile usufruire di un’area protetta a vantaggio di tutta la cittadinanza salvaguardando la ricchezza di ambienti e di specie presenti».

Ma un vigneto in provincia di Verona, capitale mondiale del vino, non offre maggiori opportunità economiche e di lavoro?

«Sento spesso questa domanda, ma vorrei ricordare – risponde Mario Spezia – che le aziende vitivinicole hanno i magazzini pieni di bottiglie invendute e c’è un forte rischio di crollo dei prezzi a cui si cerca di rimediare limitando la produzione e chiedendo il blocco delle concessioni di nuovi impianti.

Giusto il contrario di quanto succede con lo sviluppo della rete dei sentieri che riscuote un grande successo e attrae molti turisti favorendo la ripresa del settore turistico.

Senza poi dimenticare ciò che significa avere sul territorio veronese altri vigneti in fatto di utilizzo di antiparassitari e stravolgimento del paesaggio».

Per l’acquisto dei 38 ettari, il comitato promotore ha aperto un conto corrente dedicato al fondo (IT45H0501811700000016954679) presso Banca Etica, gestito da un notaio che fungerà da garante e «che fornirà le necessarie garanzie sia alle persone che decideranno di versare le loro quote e sia, in caso di fallimento del tentativo di acquisto, per il rimborso dei soldi versati. La quota di riferimento per partecipare al fondo è di mille euro», precisa il presidente dell’Associazione Il Carpino.

La prossima asta si terrà a fine ottobre e il prezzo base stabilito è di 360mila euro, ma per potervi partecipare è necessario depositare subito circa 30mila euro e il resto dell’offerta entro 120 giorni.

Una corsa contro il tempo che però ha già avuto delle risposte di apprezzamento da parte dei veronesi.

A metà luglio cinquecento persone hanno partecipato al Borago Day, due camminate per conoscere il progetto e la zona, e ha incassato il sostegno di alcuni artisti.

Ma non è ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo e allora Mario Spezia ha scritto una email a Patty Smith.

«Tramite amici che l’hanno seguita nei vari concerti che ha tenuto a Verona sono riuscito ad avere un suo indirizzo» – racconta – e le ho chiesto di sostenere il progetto del Fondo Alto Borago dal punto di vista mediatico.

Ho terminato l’email con il titolo di una sua canzone People have the power, Le persone hanno il potere, che è il senso della nostra iniziativa di acquisto collettivo di quest’area.

Certo è che se qualcuno ci potesse aiutare ad arrivare direttamente a lei sarebbe tutto più facile, anche se gli appetiti su questa zona sono tanti».

(Articolo di Giorgio Vincenzi, pubblicato con questo titolo il 6 agosto 2020 su “L’Extraterrestre” allegato al quotidiano “il manifesto” di pari data)

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