Pini di Roma, agronomi preoccupati: “La cocciniglia dilaga ed aumentano gli alberi secchi”

 

Pini colpiti dalla cocciniglia. Foto di E. Lazzari

La cocciniglia tartaruga imperversa in tutta la città.

Il problema, affacciatosi nella Capitale durante il 2018, si è progressivamente esteso.

Andando ad interessare anche il quadrante settentrionale di Roma.

La preoccupazione dei cittadini

Associazioni e semplici cittadini stanno segnalando gli effetti che, nei rispettivi territori, la Toumeyella parvicornis (questo è il suo nome scientifico) sta producendo sulle chiome.

In alcuni casi, com’è accaduto per gli “Amici di Villa Leopardi” sono state tentate delle soluzioni, introducendo nell’area verde del Quartiere Africano, alcuni esemplari di coccinella.

A Saxa Rubra alcuni residenti “pur di tutelare un patrimonio” si sono detti “pronti a rischiare anche multe salate per via del tipo d’intervento” da mettere in campo per salvare i propri pini.

Già perché, ad oggi, ancora non è chiaro cosa si debba fare per sconfiggere questa cocciniglia che, provenendo da un altro continente, nel nostro paese non deve difendersi da predatori naturali.

Il Servizio Fitosanitario regionale non ha emanato le linee guida ed in mancanza di una regolamentazione fitoterapica anche il privato che volesse fare un trattamento si trova in grande difficoltà” aveva spiegato a Romatoday l’agronomo Enrico Lazzari.

E queste indicazioni continuano a mancare. 

Le soluzioni possibili

Si stanno sperimentando varie soluzioni.

Dai lavaggi delle chiome con acqua e sapone, cosa che si può fare subito, all’uso di insetticidi che però, in ambito urbano, è quasi impossibile  – ha chiarito Sara Sacerdote, esperta di verde urbano e consigliere dell’ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Roma – buoni risultati si stanno ottenendo in endoterapia.

In quel caso l’insetticida è inserito, con appositi macchinari, all’interno del fusto.

Così facendo risale fino alla chioma e quando la cocciniglia, che si nutre della linfa dei nuovi getti, lo succhia, ne resta avvelenata.

Ma siamo ancora in una fase sperimentale”.

Come riconoscere la cocciniglia tartaruga

Nell’immediato cosa bisogna fare?

Innanzitutto va individuata la presenza di questo insetto.

Produce una sorta di melassa, una sostanza zuccherina e vischiosa su cui si addensano dei funghi neri.

Così facendo impedisce la fotosintesi degli alberi che, progressivamente, si indeboliscono.

I pini che sono colpiti dalla cocciniglia, ancor prima di farsi notare per il diramarsi della loro chioma, sono riconoscibili proprio per questa melassa che, cadendo a terra, rende le superfici raggiunte particolarmente appiccicose.

A differenza della resina, che l’albero rilascia solo in determinate condizioni, questa sostanza zuccherina si rimuove con facilità, anche solo con l’acqua.

Banalmente, quindi, se sul parabrezza di un’auto parcheggiata sotto un pino si trovano queste goccioline che, con il getto del tergicristalli, vanno via, allora si é in presenza del temuto insetto.

Disseccamento e stabilità 

Come agronomi siamo allarmati perché vediamo sempre più alberi seccarsi. 

Ma c’è una cosa importante che va evidenziata.

Questo parassita porta al disseccamento ma ciò non rende immediatamente instabile la pianta – ha sottolineato Sara Sacerdote – ci vuole del tempo perché ciò accada.

La cocciniglia attacca infatti le foglie.  

Poi la chioma si secca e successivamente questo effetto si ripercuote sul fusto.

Durante questo processo però la pianta non è instabile”.

Lo diventa col trascorrere del tempo.

Ed ovviamente se ne impiega di più se la pianta, in partenza, è sana.

Motivo per cui conviene agire preventivamente.

Investendo sulla ricerca delle soluzioni necessarie a salvaguardare il Pinus pinea, il pino romano.

Un simbolo di questa città.

(Articolo di Fabio Grilli, pubblicato con questo titolo il 25 agosto 2020 sul sito online “Roma Today”)

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