Su oltre 1.000 km di ferrovie dismesse ora passeggiano le bici

 

Bici e treno sono i mezzi sostenibili per eccellenza, l’una sulle brevi distanze l’altro sulle medie e lunghe, e lungo le ferrovie dismesse italiane stanno trovando un’inconsueta quanto promettente convergenza.

Secondo l’ultima ricerca di Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta) le tratte ferroviarie dismesse riconvertite in ciclovie sono passate da 42 nel 2010 a 57, coinvolgendo tutte le Regioni tranne la Valle d’Aosta e il Molise che, però, hanno solo pochi tratti dismessi e per giunta soltanto di recente.

Complessivamente, le ferrovie dismesse rappresentano in Italia un patrimonio di oltre 5.000 km.

Il loro recupero è un tema da sempre caro a Fiab, che già nel 2010 aveva realizzato una prima indagine sulla riqualificazione dei sedimi ferroviari non più in uso e per la loro riconversione in percorsi dedicati al turismo lento.

Questa nuova indagine restituisce adesso una fotografia aggiornata da cui emerge un complessivo salto in avanti, con un +60% di chilometri di ferrovie dismesse oggi recuperati e trasformati in ciclabili, passando dai precedenti 640 agli oltre 1.000 km.

Si tratta di un dato positivo – commenta da Fiab Antonio Dalla Venezia, coordinatore dello studio – che conferma un interesse sempre maggiore da parte dei nostri amministratori verso una tematica che, fino a dieci anni fa, era sostanzialmente ignorata, a parte qualche eccezione”.

In dieci anni, dal 2010 al 2020, la regione più attiva è stata l’Umbria, da 11 a 73 km con un +564%, seguita dalla Basilicata, da zero tratte recuperate a 41,6 km, ovvero +416%, e dall’Abruzzo (+425%) una volta completato il cantiere in corso lungo la Costa dei Trabocchi.

Le regioni più virtuose, ovvero che hanno in assoluto più sedimi ferroviari recuperati e convertiti in percorsi ciclabili, sono invece il Veneto con 165,5 km (tra cui la tratta Treviso-Colzé di 54 km lungo la ciclovia Treviso-Ostiglia e la tratta di 42 km Calalzo-Cimabanche lungo la Calalzo-Cortina-Dobbiaco), seguito dalla Emilia Romagna con 132,2 km e dalla Lombardia con 121,3.

Scendendo nel dettaglio la tratta ferroviaria con più chilometri recuperati è la Godrano-Ficuzza-San Carlo in Sicilia, 62 km convertiti in ciclovia ma che necessitano una maggiore attenzione in termini di interventi di manutenzione e conservazione; seguita in Friuli dalla tratta Tarvisio-Gemona di 58 km lungo la ciclovia dell’Alpe Adria.

Una tratta di ferrovia dismessa rinata e convertita il percorso cicloturistico, diventa già da sola un’attrazione verso quel territorio – conferma Antonio Dalla Venezia, che aggiunge – L’appetibilità e il fascino che regala un percorso di questo tipo è ampiamente superiore a una normale ciclovia, perché significa pedalare nella memoria e godere di emozioni diverse”.

Non solo. I vantaggi diretti e indiretti che il recupero di una tratta di ferrovia dismessa porta con sé sono davvero innumerevoli: valorizzazione di territori minori come paesi di montagna; nuova linfa per una piccola economia locale; supporto concreto al cicloturismo e, perché no, alla mobilità sostenibile quotidiana; incentivo per la ripresa o l’apertura di servizi e attività di accoglienza rivolte ai cicloturisti.

(Articolo pubblicato con questo titolo il 30 settembre 2020 sul sito online “greenreport.it”)

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