Greta Thunberg torna in piazza per il clima. E lancia subito un appello ai leader del Pianeta: “basta scappatoie“. La ragazza svedese su twitter parla nel giorno del 121mo Fridays for future, il venerdì di sciopero da scuola per chiedere maggior impegno nella lotta ai cambiamenti climatici. I ragazzi, ispirati da lei, hanno preso anche il nome di Fridays for future, ne è nato un movimento che oggi – in occasione dei cinque anni dell’Accordo di Parigi sul clima (che cade domani) – si sono mobilitati in tutto il mondo con un nuovo sciopero. (ANSA dell’11 dicembre 2020, ore 12:28)
Archivi Giornalieri: 11 Dicembre 2020
Anche l’associazione ‘Verdi Ambiente e Società’ si è espressa sulla vicenda del cane lupo catturato a Potenza. ‘’Siamo d’accordo che l’animale sia stato messo in sicurezza – ha scritto Maria Teresa Corsi consigliera nazionale – Accade spesso che l’uomo, con l ‘eterna paura del lupo, lo possa uccidere. E questo è stato scongiurato. Se questo animale dovesse risultare un lupo, dovrà essere trasferito nel centro recupero lupi problematici, in quanto non in grado di procurarsi da solo il cibo in natura. Se dovesse risultare essere un lupo cecoslovacco (cane) rimarrà rinchiuso in canile attivando tecniche di riavvicinamento all’uomo che consentiranno una eventuale adozione. I cani spesso, se abbandonati, tendono ad inselvatichirsi non fidandosi, giustamente, più dell’uomo, ma restandovi però dipendenti per alimentarsi. Ecco perché si aggirano in luoghi abitati in cerca di cibo. Che il dilemma quanto prima si risolva per consentire a questo animale una vita adeguata per la sua specie’’. ‘’Anche in Puglia – continua – questa estate vi è stato un episodio analogo. Questa volta però era un lupo, ma a quanto sembra, cresciuto dall’uomo ma era ben monitorato dai carabinieri forestali che ne garantivano l’incolumità sua e delle persone. Poi Hidro, il lupo di Alimini, è stato trasferito in Emilia Romagna nel centro recupero lupi problematici sul monte Adone e finalmente ha trovato una compagna della sua stessa specie’’. (Articolo pubblicato con questo titolo il 10 dicembre 2020 sul sito online “la Siritide.it”)
Una nottata di discussioni e poi l’accordo. Il Consiglio europeo ha raggiunto l’intesa sul taglio delle emissioni, come confermato dal presidente Charles Michel: “L’Europa è la leader nella lotta contro i cambiamenti climatici. Abbiamo deciso di tagliare le emissioni di almeno il 55% entro il 2030″ rispetto ai livelli del 1990. L’attuale target è del -40%. È questa la principale novità del testo sulla lotta ai surriscaldamento globale, che durante il summit ha rischiato di arenarsi irrimediabilmente. A puntare i piedi, secondo quanto si apprende, sono alcuni Paesi dell’Est, soprattutto la Polonia, ancora fortemente dipendenti dal carbone per soddisfare i loro fabbisogni energetici. La discussione si sarebbe incagliata in particolare sulle misure di accompagnamento che dovrebbero agevolare il raggiungimento del nuovo obiettivo e attutire l’impatto delle misure economiche necessarie. “Ottimo modo per festeggiare il primo anniversario del nostro EuGreenDeal”, ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen precisando che il “Consiglio europeo ha approvato la nostra ambiziosa proposta per un nuovo obiettivo climatico dell’Ue”. Secondo von der Leyen, la decisione di dimezzare abbondantemente le emissioni “ci pone su un percorso chiaro verso la neutralità climatica nel 2050″. “L’Europa fa sul serio”, le ha fatto eco il commissario europeo Paolo Gentiloni. Soddisfatto anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: “Nottata intensa di lavoro al Consiglio Europeo coronata dalla chiusura positiva su Green Deal. Neutralità climatica pensando alle nuove generazioni”, scrive su Twitter. Esulta il presidente francese Emanuel Macron: “Alla vigilia del quinto anniversario dell’accordo di Parigi, noi europei ci impegniamo a ridurre le nostre emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. 10 anni sono domani. Quindi facciamo di tutto per avere successo. Adesso. Tutti insieme. Perché non esiste un piano B!”. E il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola: “Notte insonne di lavoro, ma altro risultato importantissimo ottenuto – ha scritto su Twitter -. Abbiamo raggiunto l’accordo per la riduzione delle emissioni gas serra del 55% entro il 2030, un altro passo decisivo verso la neutralità climatica nel 2050″. (Articolo […]
Angela Merkel Se fossero ancora vivi e se fossero ancora studiati nelle università tedesche, Angela Merkel non avrebbe detto quello che ha detto nel suo discorso sulle restrizioni delle misure anticovid :”Io credo alla forza dell’Illuminismo se la scienza chiede, bisogna fare come dice la scienza E se gli scienziati ci stanno praticamente implorando di ridurre i contatti dobbiamo farlo“. È un’affermazione che è stata subito sostenuta dalle cosiddette persone “responsabili” e dalle élite presunte colte e dai ricchi tedeschi e italiani cioè da quelli che hanno ancora redditi di sopravvivenza: in Italia renziani, piddini, insomma la cosiddetta gente di sinistra, consentendo con queste posizioni di gonfiare la rozza e grossolana reazione delle destre. Ormai lo sciocchezzaio pandemico non risparmia nessuno e siamo messi male. I due in bianco e nero sono due tedeschi che combatterono il nazismo e furono perseguitati dal nazismo, due filosofi. Ma cosa saranno mai due filosofi rispetto agli scienziati? Theodor W. Adorno Max Horkheimer Questa è la vulgata odierna. Uno è Theodor Adorno, l’altro Max Horckeimer, insieme scrissero un libro che forse andrebbe riletto e ristudiato nelle impoverite università tedesche, si chiama :”La dialettica dell’Illuminismo“, chissà se Einaudi lo ristampa ancora rispetto a tutte le idiozie che si pubblicano ora. In sintesi i due filosofi, in questo che è ormai un classico del pensiero contemporaneo, legati da due esperienze che li accomunavano, quella dalla fuga dell’Europa del ventennio nazi/fascista e quella dell’esperienza nella società tecnologica americana arrivarono attraverso lo studio e le riflessioni a provare che l’Illuminismo ha la tendenza a rovesciarsi nel suo contrario, non solo nell’aperta barbarie del fascismo, ma anche nell’asservimento totalitario delle masse attraverso lo scientismo sostenuto dall’industria culturale. L’unico Illuminismo allora oggi possibile non è quello agognato dalla Merkel, ma quello di una riflessione critica sulla sua degenerazione. È […]
NatureScot (ex Scottish Natural Heritage – SNH), l’agenzia per la natura del governo autonomo scozzese ha annunciato che, dopo l’esame delle evidenze da parte del Protected Areas Committee (PAC) di NatureScot «parti delle dune di Foveran Links hanno perso il loro status di sito faunistico protetto di importanza nazionale». Il PAC ha concluso che, «a seguito della costruzione del Trump International Golf Links sul sistema dunale a Menie Estate, quest’area non merita più di essere mantenuta come parte del Site of Special Scientific Interest (SSSI).» Il PAC, agendo per conto del consiglio di amministrazione di NatureScot, ha preso la sua decisione a seguito di una consultazione formale sullo status futuro della Foveran Links SSSI e in considerazione del parere dello staff di NatureScot, di altre rappresentanze e della consulenza specialistica indipendente. NatureScot sottolinea che «la conferma non è inaspettata, con il dialogo sulla potenziale declassificazione tra NatureScot e proprietari terrieri in corso dal 2016». La decisione arriva dopo che NatureScot ha istituito un periodo formale di consultazione degli stakeholders di 3 mesi, a partire da giugno 2019. Eileen Stuart, direttrice ad interim nature and climate change di NatureScot, ha dichiarato: «Ora non c’è più un motivo per proteggere le dune di Menie in quanto non includono abbastanza caratteristiche speciali e naturali per le quali erano state designate. Trump International Golf Links Scotland si è impegnata a fornire la gestione della conservazione della natura sul campo da golf e apprezziamo il lavoro che hanno svolto per proteggere gli habitat rari rimanenti e le piante rare sul loro sito, tuttavia non hanno più un interesse scientifico sufficiente per meritare una protezione speciale». E’ la stessa Stuart a ricordare che «Foveran Links SSSI era un esempio di altissima qualità di un sistema di dune di sabbia caratteristico della Scozia nord-orientale ed era […]
ROMA, 10 DIC – Il quinto Consiglio dei geoparchi Unesco, a seguito di un complesso negoziato condotto dal ministero dell’Ambiente, ha espresso parere favorevole all’iscrizione di due nuovi parchi italiani, la Maiella e l’Aspromonte, nella rete globale dei geoparchi dell’Unesco: “l’Italia torna a essere protagonista anche in questo settore” con la conferma “dell’efficacia di politiche che puntano, in modo consistente, sui parchi nazionali“. Lo comunica in una nota il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Si tratta del primo semaforo verde per la conquista del riconoscimento: l’esito finale sarà deciso il prossimo marzo dal Consiglio esecutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco). “Con questo primo via libera tecnico – spiega il ministro Costa – l’Italia torna a essere protagonista anche in questo settore dell’Unesco, potenziando la rete delle Zone economiche ambientali e offrendo agli altri Paesi membri dell’agenzia delle Nazioni Unite un modello di crescita che sappia coniugare la salvaguardia dell’ecosistema e lo sviluppo dei territori“. Per il ministro “una conferma dell’efficacia” delle politiche sui parchi intraprese:”Basti pensare – aggiunge – che l’ultima legge di bilancio stanzia a favore dei parchi e per lo sviluppo delle Zone economiche ambientali oltre 150 milioni di euro in azioni e progetti concreti“. Un parco nazionale – segue la nota – può essere iscritto nella prestigiosa rete solo se dimostra di avere introdotto efficaci meccanismi di tutela e gestione dei valori ecosistemici, assicurando al contempo lo sviluppo sostenibile anche mediante partenariati promossi tra i soggetti culturali, sociali ed economici della comunità del parco. Ad oggi nella rete di eccellenza Unesco risultano 161 parchi in 44 paesi. I geoparchi italiani riconosciuti nella rete globale Unesco sono 9: Madonie (2004), Rocca di Cerere (2004), Beigua (2005), Adamello-Brenta (2008), Cilento Vallo di Diano e Alburni (2010), Colline metallifere toscane (2010), Alpi Apuane […]
Legambiente denuncia che «mentre tutto il mondo parla di obiettivi di decarbonizzazione e di come sviluppare urgentemente azioni di adattamento e di mitigazione alla crisi climatica, l’ENI continua a investire sulle fonti fossili e pensa di farsi pagare dall’Europa il discutibile progetto di confinamento geologico della CO2 nei fondali marini davanti alla costa di Ravenna. L’azienda energetica a prevalente capitale pubblico, infatti, non solo è una società proiettata verso un futuro di espansione delle estrazioni di idrocarburi, come dimostrano anche i dati in crescita degli ultimi anni, ma è anche la società che vuole rendere il distretto ravennate un polo mondiale per lo stoccaggio dell’anidride carbonica nel sottosuolo». L’associazione ambientalista si chiede cosa si nasconde dietro tanto interesse per un progetto molto oneroso e che rischia di diventare uno dei maggiori ostacoli al processo di transizione energetica del Paese e spiega che «la pratica di catturare la CO2 direttamente dagli impianti industriali e di iniettarla all’interno di serbatoi naturali in profondità infatti permette anche di mantenere elevata la pressione del serbatoio, incrementando quindi l’estrazione di idrocarburi da quei giacimenti in via di esaurimento che altrimenti non avrebbero le condizioni per poter fornire ulteriori metri cubi di gas o petrolio. Se da una parte Eni si eleva a paladina del clima prodigandosi per la rimozione della CO2 emessa dalle proprie attività dannose, dall’altra va anche ad incrementare la produzione stessa di idrocarburi assicurandosi non solo nuovi introiti, ma anche rimandando la dismissione di quegli impianti non più produttivi e che quindi sarebbero dovuti andare a smantellamento con relativa bonifica delle aree». In occasione della mobilitazione #ilfuturononsitocca promossa dai Fridays for future anche Legambiente scenderà in piazza, in questi giorni – a partire da Ravenna e Bologna – ricordando come «l’idea dello stoccaggio della CO2 sia fuori dal tempo, non lungimirante […]
Una lenta agonia quella del Ghiacciaio Fradusta, in Trentino Alto Adige, che ha portato a ridurne la superficie di oltre il 95% tra il 1888 e il 2014, mentre si prevede che la Marmolada, altrimenti nota come “regina delle Dolomiti”, possa scomparire nell’arco di 15 anni, o al massimo 30, a seconda dei modelli interpretativi. E mentre sulle Alpi Occidentali, nonostante una nuova funivia, sul Ghiacciaio di Indren la pratica dello sci estivo è un lontano ricordo, tra quelli lombardi, il Ghiacciaio du Scerscen ha perso 86 metri solo rispetto al 2017. Su quello dei Forni, invece, oltre all’aumento della copertura detritica, è stato riscontrato il fenomeno del black carbon, con tracce di microplastiche e di vari inquinanti che, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale della presenza dell’impatto delle attività dell’uomo anche nelle regioni di alta quota e più remote della terra. È quanto emerge dal report finale “Carovana dei ghiacciai” realizzato da Legambiente in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) e presentato questa mattina, in vista della Giornata internazionale della montagna, che ricorre l’11 dicembre. 12 GHIACCIAI SOTTO OSSERVAZIONE – Nel dossier, oltre a raccogliere osservazioni d’insieme sui tre settori alpini (occidentale, centrale e orientale) grazie anche ai dati raccolti negli anni dal CGI, l’associazione fa il punto anche attraverso una serie di mappe, grafici e descrizione dettagliate, sullo stato di salute dei dodici ghiacciai alpini differenti per dimensioni, tipologia e reattività ai cambiamenti climatici monitorati dal 17 agosto al 4 settembre 2020 nel corso della prima edizione di Carovana dei ghiacciai. Sotto osservazione quello del Miage in Valle d’Aosta, cinque del Monte Rosa (Indren, Bors, Piode, Sesia-Vigne e Locce ) in Piemonte, i ghiacciai dei Forni e della Sforzellina in Lombardia, il Ghiacciaio della Marmolada tra Veneto e Trentino Alto Adige, quelli di Fradusta e Travignolo in Trentino e il Ghiacciaio del Montasio occidentale in Friuli […]
La Toscana è attualmente in zona arancione (ordinanza Ministro Sanità del 5 dicembre 2020) e sono vietati in via generale gli spostamenti al di fuori del Comune di residenza, domicilio, abitazione. Tutti tranne i cacciatori (e i pescatori dilettanti), decisamente favoriti dall’ordinanza Presidente Regione Toscana 5 dicembre 2020, n. 117, che al punto 14 dispone: “È consentito lo svolgimento dell’attività venatoria, in quanto stato di necessità per conseguire l’equilibrio faunistico venatorio, per limitare i danni alle colture nonché per militare il potenziale pericolo per la pubblica incolumità, con le seguenti modalità: – nel comune di residenza, domicilio o abitazione; – nell’ATC di residenza venatoria; – nelle Aziende Faunistico Venatorie, Agrituristico Venatorie e nelle Aree per l’addestramento e l’allenamento dei cani anche situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione; – nei distretti di iscrizione per il prelievo degli ungulati anche situati in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione; – negli appostamenti fissi autorizzati dalla Regione, anche situati in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione, ai soli titolari dei medesimi; in presenza di appostamenti complementari, a non più di 1 frequentatore per struttura complementare”. Tutto ciò avviene in palese violazione delle norme di contrasto alla pandemia di coronavirus Covid-19 contenute nel D.P.C.M. 3 dicembre 2020, come esplicitato nelle relative domande frequenti (FAQ): “È possibile praticare l’attività venatoria o la pesca dilettantistica o sportiva? Sì, ma solo nell’ambito del proprio Comune”. L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico odv ha inviato un’istanza urgente (9 dicembre 2020) con la richiesta di annullamento in via di autotutela della disposizione al Presidente della Regione Toscana e la richiesta di adozione di provvedimenti in campo amministrativo e giudiziario al Presidente del Consiglio e ai Ministri degli Affari regionali e dell’Ambiente. Sarebbe ora di riportare un po’ di legalità in materia ambientale. Gruppo d’intervento Giuridico odv (Articolo pubblicato con questo titolo il 10 dicembre 2020 sul sito online del Gruppo d’Intervento Giuridico)